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mercoledì 7 dicembre 2016

Secondi pensieri - 287

zeulig

Coscienza – È una forma della volizione, della volontà di potenza, anzi il suo fondamento. Anche come atto di contrizione al confessionale: un riesaminarsi per discutersi, prima che per purificarsi, o assolversi - per regolare la vita.

È il fondamento della legge. Che altrimenti non trova consistenza – non la trova nella violenza, come è d’uso rappresentarla: di fronte a una platea che unanime la respingesse, non c’è violenza che salvi la legge.

Heidegger – È poeta, lirico. Anche se le liriche vere e proprie sono una parte minima della sua opera omnia – ciclopica ma molto ripetitiva. Esercizi per lo più, e privati, ma una parte non trascurabile: se ne trae  la cifra del “resto” , la chiave di lettura. Il suo linguaggio: la cifra del suo linguaggio, oscura, evocativa, languorosa anche, irata, è lirica.
Di tutte le forme “culturali” che dispregia, salva solo la poesia. Con limiti: “Poesia non è un perdersi via nei sogni, ma nemmeno è mai la configurazione del reale” (“Riflessioni (XIV)”, p. 56, in “Riflessioni XII-XV (Quaderni neri 1939\1941)”, p. 264). Ma con larga apertura di credito: “Poesia, misurata in modo essenziale, è progetto dell’Essere”, il progetto  Heidegger.
Di divagazioni poetiche contrappunta le sue arcigne notazioni filosofiche nei quaderni di appunti che ora si pubblicano. “Una stella fissa, lontana sulla terra del cuore”, e altrettali. “I cardi argentati splendono senza invadenza nell’aria chiara del principio della tarda estate”… Non granché, ma per lui importanti. Un componimento intitola “Estate”, a chiusura di “Riflessioni XIII”: “Quando tra gli abeti più alti, lassù sull’«Hämmerle» dopo l’ultimo colpo dell’ascia, tra gli alberi che ancora restano in piedi, gemono cadendo e al sordo impatto della terra, che rimbomba di rimando per trovarsi di nuovo…”. Una lunga serie di “chi?” ritmati scandisce una “consolazione” posta al centro di “Riflessioni XII”, datato 1939, a guerra avviata vincente per la Germania: “Chi presagisce la piena unicità dell’attimo storico? Chi esperisce il passaggio – senza precipitose soluzioni o salvezze? Chi prepara per l’Essere il silenzio della risonanza? Che comprende nel vuoto apparente la pienezza d’un abisso? Chi si ritrova per chi, dacché pochi sono?...”

È lui stesso “il povero Hölderlin”, che insegue in ogni piega – e bisognerà riconoscergli anche un grano di follia, riconoscerlo a Heidegger. “ I cardi argentati splendono senza invadenza nell’aria chiara del principio della tarda estate”, è notazione sparsa di uno dei “Quaderni neri”, il XIII (p. 137). Pochi ricordano che il Filosofo è poeta, pubblicò curate raccolte, a partire da “Lo splendore morente”, esordio crepuscolare. Il “pensiero poetante” è da Pascoli devoto, che ha avuto anche lui vita segreta, sebbene da scapolo, o di uno Stil Novo che fosse carnale, appassionato e lirico. Weg und Waage,\ Steg und Sage\ finden sich in einen Gang”. Che sembra Palazzeschi ma non è giocoso. “Geh und trage\ Fehl und Frage\deinen einen Pfad entlang”. Bang, bang è l’esperienza del pensare, ingegnosa, di classici trochei, con rime, paronomasie e allitterazioni.
Intraducibile per questo, irriducibile: l’Essere non c’è eccetto Heidegger, ecco l’ontologia fondamentale. E rovescia Descartes, si capisce, il quale disse “dubito, ergo sum”, il concetto di dubbio implicando qualcosa che non è in dubbio – Descartes cioè non lo ha detto, ma è quello che voleva dire. “Passo e pesa\sasso e ascesa\si ritrovano allo stesso viaggio.\Va e palesa\Squasso e intesa\seguitando il tuo passaggio”: oscenità solitaria - tempi e temi echeggiando di Ofelia, “La ra la ra la ra”, che Salieri con l’abate Casti fanno allegra ne “La grotta di Trofonio”, in cui il filosofo per magia trasforma il carattere di chi vi penetra: “Che filosofo buffon!\ In che misero grotton\ Sempre in gran meditazion\ vaneggiando se ne sta”.

È religioso. Profetico, messianico. Da sempre e con costanza, con rabbia, prima e dopo le svolte – di più nei “Quaderni neri”, ossessivo: è qui per profetare, non per argomentare (lo fa ma non gli interessa). Minaccioso perfino, come avviene ai profeti. Di questo segno è il suo silenzio, dello sdegno. Come di un generale in campo, che parla con gli schieramenti: l’intervista postuma, la scansione dei “Quaderni”, così minuziosamente ordinati alla pubblicazione. Da pastore dell’Essere. Per quanto di luce incerta, su sentieri interrotti. Questo è l’esito\evento del lirismo, della visione\espressione peotica.
È tutto qui anche il suo nazionalismo, che “al tedesco futuro” assegna “la perseveranza di un’altra storia”, il “passaggio verso la meditazione” - quaderno XIII, “Riflessioni XII-XV”, p. 189

Nichilismo – Come può dirsi? È ipotesi teorica – il solo fatto di porla la svuota di contenuti, semantici e figurati.

Lo conia Turguenev correttamente, contro l’elaborazione russa – estremista, assolutista - del pur bonario positivismo francese – che in effetti non pensa.

Rarità - È connessa alla scarsità, che ne determina un incremento di valore, come vuole Adam Smith. Ma non per tutti i beni, o tutte le attività. Una malattia è potenzialmente incurabile – distruttiva – tanto più è rara. Il potere invece fa mostra di apparati, ne ha bisogno, e tanto più grandi, estesi, moltiplicati, tanto meglio. Le mafie prosperano dove il loro controllo è più diffuso, sociale, economico, psicologico, legale, politico. Si può dire la rarità un fattore di valore nel bene, il mala ha bisogno di metastasizzare.

Storia – L’angelo della storia di Klee e Benjamin, sempre rivolto al paradiso terrestre da cui è cacciato ma sospinto verso il futuro cui volta le spalle, è e non è lo storico di Schiller, professore di storia: “Lo storico è un profeta che guarda all’indietro”? Quello di Schiller è attivo, e forse è progressista, quello di Benjamin passivo, reazionario.

Umanismo integrale – È di fatto la disumanizzazione, da Dio all’animale – e al minerale.
L’umanizzazione intermedia - e sdivinizzazione intermedia, della divinità assolutista – è la misura che meglio lo realizza. Con più esiti cioè – più ampi e più costanti – e con meno controindicazioni. È quella delle fedi monoteiste, e più del cristianesimo, e poi dell’islam.   

Volontà di potenza – È l’istinto di sopravvivenza dell’evoluzione.

zeulig@antiit.eu

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