sabato 24 dicembre 2016

Secondi pensieri - 289

zeulig

Congiuntivo – Si vuole abolirlo per un fatto di democrazia. Anche se è un impoverimento: la rinuncia alla distinzione concettuale del fatto dal dubbio o dall’ipotesi – possibilità, incidentalità, anche desiderio, più o meno rimosso, una speranziella. L’abolizione del congiuntivo non è fare chiarezza, al contrario è impedirla. Con tutte le migliori buone intenzioni: le lingue spesso deragliano.

L’abolizione del congiuntivo non semplifica ma complica, allargando il rimosso. E non democratizza: non apre accessi ma li chiude. La sua cancellazione è accettazione della diseguaglianza.
Egualizza, che però è un’altra cosa – a scuola ci saranno meno sfavoriti, ma nell’ignoranza? L’ignoranza, qualche che sia il livello che se ne accetta, è certamente ugualitaria. Ma è democratica? Come l’indigenza invece dell’opulenza. È singolare come la democrazia sia vittima delle buone intenzioni - una sorta di vittima predestinata, senza difese.

Coscienza – L’indagine quantistica di Roger Penrose, “Ombre della mente. Alla ricerca della coscienza”, 1994, e poi di Penrose e Hameroff, non ha trovato nei neuroni nessun riscontro sperimentale alla coscienza nei neuroni. Non delle immagini, nemmeno dei colori, che pure sono soggettivi. Anche la psicologia, psicoanalisi compresa, non è andata avanti – e anzi fa passi indietro. Un sentimento, l’immagine, una serie di immagini, l’esperienza fenomenica, l’esperienza avvertita, ne sono indicazioni più che spiegazioni. L’unico risultato è l’“internalismo” di Manzotti: la coscienza è dentro la nostra testa.
Ma è vero che è comune, anche ai vegetali a occhio nudo. E forse ai minerali, perché no. È la reazione all’ambiente-interazione con l’ambiente. Uno stimolo, una serie di stimoli, biunivoci.
Ciò risponde peraltro meglio ai fondamenti della meccanica quantistica, che è una teoria della connessione.

Heidegger – È hegeliano, pure lui. Solo, in aereo invece che a cavallo. Nel punto nevralgico, lo spirito del condottiero. Nel momento suo culminante, l’incesso. “Lo spirito del mondo a cavallo” di Hegel per Napoleone rifà tal quale per Hitler con l’aereo: “Quando l’aereo porta il Führer da Monaco a Venezia, all’incontro con Mussolini, allora è storia”.

Ignoranza – Agamben si congeda nella raccolta “Nudità” con l’auspicio di una semiosi e un’epistemologia dell’ignoranza – due paginette che intitola “L’ultimo capitolo della storia del mondo”. Invece di ributtarla nel rimosso. Paradossale (ignoranza specchio e campo della scienza, etc.), ma non del tutto: l’ignoranza non si impara come il sapere, ma come questa è un fatto. È il problema della tabula rasa. Che dunque c’è.

Infinito – Il nostro olfatto può captare un trilione di odori, la vista molti milioni di colori, l’udito almeno 350 mila suoni. C’è anche una dimensione  fisica dell’infinito – variabile, diversificata.

Sia a tre, a quattro, o a ventisei dimensioni, l’universo in cui viviamo può essere uno degli infiniti. Niente osta, e tutto indica in questo senso. L’universo eterno è assioma di Penrose, ma non è un’eccentricità, è perfino logico.  L’universo in espansione è come dire che si espande da zero all’infinito, dopodiché provoca un altro Big Bang? Perché no.

Oportet – “Occorre, bisogna, conviene, è necessario, è opportuno” nel Mariotti. L’una cosa e l’altra, e l’altra.  
Tutti ci vogliono bene, in linea di principio, e noi stessi abbiamo stima di noi. Non è vero, ma oportet figurarsi che lo sia. E questo è già una maniera di volersi bene, tutti insieme appassionatamente nell’errore – la bugia, la falsa credenza.
Non è vero forse in nessun caso - mai nella storia. E allora sorge la domanda: perché ce lo diciamo? Per confortarci. Il mondo – il linguaggio – è un enorme pettegolezzo, onnivoro, antropofago, cattivo. Ma noi vogliamo farcelo (rappresentarcelo) in un’altra maniera. Illegale non è, illecito nemmeno. Non è vero, ma appunto che cos’è la verità.

Psicologia – “Lo psicologismo conduce facilmente alla sfrontatezza”, polemizzava Thomas Mann. Che non era un filosofo, ma la cosa sì.

Religione – Può darsi non sia come Girard dice, che l’abbiamo inventata per disinnescare la violenza e camuffarci, assassini cannibali in polpe (poiché, come si vede, al contrario, la religione la violenza la promuove e la giustifica). Ma sempre una grande invenzione è. Compresa quella di Chtulu, il pensiero mitico in genere, così diffuso. Siamo consolativi al massimo, per l’istinto di sopravvivenza – come nascessimo “machiavellici”.

Storia – La “banalità del male” di Hannah Arendt è che la “lezione della storia”, da magistra vitae, è inerte, e anzi non c’è, dove non c’è memoria, e capacità critica. Cioè quasi sempre.

“La storia è dare un senso a ciò che non ne ha”, Theodor Lessing. Api operose siamo, intente a dare un senso all’insensato. In automatico (per istinto) – siamo nati per questo? Altrimenti sarebbe comunque inquietante.

Uguaglianza – È terreno e veicolo dello status quo, mentale e dottrinale se non di fatto. Lo status quo è più democratico oppure conservatore, anzi reazionario?

zeulig@antiit.eu

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