Armi libere negli Usa – L’uso libero delle armi
negli Usa è barbarico di fatto ma radicato in un concetto dello Stato che si
confronta all’individuo. Un concetto non più in uso altrove, neppure in teoria,
ma negli Usa radicato nel modus vivendi, e nel principio che informa la Costituzione:
tutto è ammesso ciò che non è proibito. La difesa personale è una di queste
aree ammesse, e in larga misura esclusa dal panorama giudiziario: il diritto si
ferma alla porta di casa.
Carattere – Cera una volta,
rara, l’opera di mezzo carattere. Ecco, checché fosse, la sensazione è
d’esserci in mezzo, in un’opera di mezzo carattere. Il carattere si vuole presuntivamente
definito (caratteristico), e la vera carta d’identità dell’individuo, ma più
spesso e “mezzo mezzo”, si direbbe in neo greco.
Più
definito è il carattere di un marchio, Di una macchina per esempio, la Fiat di
Sklovskij: “Il
fascino principale di una buona macchina”, Sklovskij scrisse a Elsa Kagan-Triolet
a Parigi, in una lettera non spedita di “Zoo”, “è il carattere della sua
trazione, il carattere del crescere della sua forza. Una sensazione simile al
crescere della voce. Molto piacevolmente cresce la voce-trazione della Fiat:
premi il pedale del gas, e la macchina ti porta con entusiasmo” - le auto
italiane erano reputate a Parigi dopo la Grande Guerra ,
scriveva il corrispondente Alvaro, “le migliori del mon-do”.
Lo stesso Sklovskij, che ha vissuto a
Mosca a lungo riverito, non sapeva se era bianco o rosso. Passando dal Caucaso
all’Ucraina indifferente, in una guerra che vide Kiev liberata e occupata
quindici volte, di cui tre in un giorno.
Dio - Ritorna con l’incredulità all’Io di Fichte:
ha la stessa conformazione se non la stessa natura. (o la natura astratta è
forma), nella fede e nell’incredulità. In una fede un po’ pagana quale è quella
protestante, dell’“io e il mio Dio”, ma pur sempre devota – non irridente cioè,
e in qualche modo distintiva, tra un umano e un divino.
È legato
agli eventi. Teilhard de Chardin, da letterato-scienziato non ancora teologo,
nella “Nota per l’evangelizzazione dei tempi nuovi”, datata Epifania 1919, ne
ha la percezione netta, nel primo paragrafo che intitola “L’ideale divino
moderno”: “Il Dio che il nostro secolo attende dev’essere: 1) vasto e misterioso come il Cosmo, 2) immediato e avviluppante coma la Vita,
3) legato, in qualche modo, al nostro sforzo come l’Umanità”. Sul
presupposto che “la figura di questo Dio è ancora confusa”. I tempi essendo
cambiati: “Il movimento religioso profondo
della nostra epoca mi sembra caratterizzato dall’apparizione (nella coscienza
umana) dell’Universo – visto come un Tutto naturale più nobile dell’Uomo –
e dunque, per l’Uomo, equivalente a un Dio (finito o non)”.
Di più,
più preciso, l’ammonimento ai confessori: “Un
Dio che rendesse il mondo più chiaro, o più piccolo, o meno interessante di
quello che il nostro cuore e la nostra regione scoprono, quel Dio – meno bello di quello che ci aspettiamo – non
sarà mai più quello davanti al quale la Terra s’inginocchia”.
Governabilità
– Non è assicurata-abile dalla democrazia diretta. Non nel senso del buon governo.
Con le parziali eccezione della democrazia diretta svizzera, e del controllo
comunitario nei paesi e quartieri Usa, entrambe esperienze radicate
storicamente – il diritto codificato dall’uso radica e indirizza la politica. Il
massimo dell’arbitrio, nella Rivoluzione Francese, andò col massimo delle
consultazioni popolari. Di cui il paladino era Robespierre, nel nome della
“volontà generale”, o opinione pubblica. L’Italia, che nell’ultimo quarto di
secolo ha provato a rafforzare la governabilità con l’elezione plebiscitaria a capo dei
comuni, le province e le regioni, ha provocato l’effetto opposto:
amministrazioni locali ingovernabili, anzi perfino capricciose, dispendiose, e
più corrotte.
La governabilità è effetto della mediazione: la maturazione
delle decisioni garantisce un minimo di eseguibilità. E dei controlli: il
controllo e la chiave del governo - la responsabilizzazione.
Rovesciamento – È procedimento
caratteristico (cronico) della filosofia e l’estetica tedesca, da Marx a
Heidegger, Schönberg. Un procedimento analogo
al vetturino napoletano della barzelletta, che avvia il cavallo molando le
redini, lo ferma allentandole, lo fa voltare sinistra tirando la redine destra,
e a destra tirando la sinistra, e alla meraviglia risponde: “Era vecchio e
l’abbiamo rivoltato”.
Selezione naturale – Presuppone un fondamento. Un criterio
valutativo. È finalistica, ancorata a valori, non è casuale come si supporrebbe
– la “sopravvivenza del più adatto” è un criterio di valore. O altrimenti non è
progressiva (razionale). Non c’è uno sviluppo privo di qualità, non ha senso.
Il
problema per la verità sarebbe doppio: della selezione in sé, della modalità
tecnico-scientifica della selezione, oltre che del suo presupposto, lo sviluppo
privo di fini.
Testamento – È la prosecuzione all’infinito della
personalità o comunque della volontà del testatore. È espressione e strumento
di procreazione-filiazione non naturale, non fisica. Derivato probabilmente
dall’adozione. Dal momento in cui cioè la
famiglia naturale, e di conseguenza l’eredità come possesso fisico dei beni di famiglia
del defunto da parte dei congiunti conviventi, viene allargata strumentalmente,
per decisione del capo famiglia, poi testatore. L’adozione è così legittimata
alla successione, uno dei pilastri della continuità familiare, seppure non
consanguinea.
Invalso come strumento ordinario e quasi obbligato, connesso con un desiderio
di immortalità, è un istituto storicizzato, di applicazione relativamente
ristretta. Il Dizionario storico Treccani lo dice sconosciuto nell’Antico
Oriente, e “forse noto” in Magna Grecia e in Attica al tempo di Solone (settimo-sesto
sec. A.C.), poiché la tradizione gli attribuisce la paternità di alcune
limitazioni. Nel diritto romano è la codifica della potestas familiare – che poi confluirà nel maggiorascato “Il pater familias, nominando erede il più degno tra i suoi filii, a lui
trasmette la potestà sulla famiglia”. Solo tardi, “in epoca storica”, diventa
lo strumento di uso corrente: “un negozio unilaterale e revocabile, con cui
taluno designa a succedergli mortis causa nel
patrimonio una o più persone”.
Carl Schmitt, “Il valore dello Stato e il significato
dell’individuo”, 1914, ne fa un caso esemplare dell’antinaturalismo del diritto
“cattolico” come ius divinum - una
concezione “giuridica in senso eminente”: “Il caso più evidente è il tipo di
immortalità che il diritto ha creato tramite l’istituto giuridico della
trasmissione ereditaria”. Un “fenomeno assai elementare del diritto empirico”
che “fa emergere in modo quasi dimostrativo la superiorità sulle teorie
storico-naturali o biologiche”. La
superiorità non tanto dello us divinum
in sé quanto dell’assetto del codice giuridico: la perpetuazione della
personalità giuridica del testatore “ha il significato della massima astrazione
dalla corporeità empirica” - entrambi collocando, testatore e beneficiari, in
una costruzione giuridica.
Leibniz ne deriva, nella “Nova Methodus”, l’immortalità dell’anima: “Testamenta vero mero jure nullius essent momenti, nisi anima esset immortalis”. Accanto alla “Nova methodus de maximis et de minimis”, sulle tangenti e la geometria cartesiana, Leibniz ne redasse una anche sui problemi di diritto, “Nova methodus discendae docendaeque Iurisprudentiae”, nella quale l’assioma ricorre alla parte II § 20.
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