Giuseppe Leuzzi
I vicini di caffè a Forte dei Marmi,
emiliani e toscani, progettano una vacanza a Palermo a novembre. “Bene, bisogna
ordinare i caschi”, si sente una voce toscana, non ilare. “Bisogna controllare
le vaccinazioni”, dice un’altra. Non cattive. Non spregiative. Non intendono
veramente partire per l’Africa. Semplicemente, non concepiscono che Palermo
possa essere una città come Firenze.
Reggio Calabria, negli “Italiani” di Tim
Parks, s’immagina una piccola Napoli, dove si fabbricano copie. Lo scrittore
non c’è stato e non ne ha idea, ma è il “Sud”, non solo remoto ma anche
diverso. Come lo ha mediato nella sua esperienza in Veneto, a Verona.
Nella periferia veronese di Parks, di
campagna in via di rapida urbanizzazione-edificazione, già nel 1980 la cooperativa
di “meridionali” che progetta villette a schiera suscita rimostranze e
petizioni. Non le suscitano le villette a schiera e i condomini degli immobiliaristi
locali.
La
‘ndrangheta del Terzo Valico
“In merito alla notizia relativa ad una
inchiesta della magistratura sulle infiltrazioni della criminalità organizzata
nei lavori del Terzo valico ferroviario in cui risulterebbe un dipendente della
società Itinera (Corriere di ieri),
si precisa che il signor Libero Pica,
citato nell’inchiesta, è un dipendente
della Società in qualità di fattorino. E che la Società Itinera non è in
alcun modo, né direttamente né indirettamente, coinvolta nell’inchiesta e che
non ha lavori in affidamento sul Terzo Valico. In attesa degli accertamenti
della magistratura, Itinera ha tuttavia provveduto a titolo cautelativo a
sospendere con effetto immediato dal servizio il proprio dipendente” - Giovanni Frante, responsabile Comunicazione
Itinera. Pubblicato senza commento sul “Corriere della sera” del 21.
Chi “infiltra” chi? C’è troppa
criminalità organizzata, bisogna convenirne.
La
donna ideale è settentrionale
La donna di sogno, la “donna ideale”,
secondo Denis de Rougemont, l’ex marito di Colette, “L’amore in Occidente”, è
nordica. È Isotta. Che in effetti è modellata secondo il canone medievale della
“Descriptio Puellae”, della ragazza
ideale. Dopo aver detto, lo stesso pubblicista, che Isotta deve molto ai
trovatori, alla poesia cortese, dunque meridionale.
Rispetto ai modelli, però, Isotta è
adultera: è questo che la fa settentrionale? L’adulterio è nel corredo della
donna ideale settentrionale – in quello della puella sarebbe abominio?
Lo storico Alain Corbin, che paga molti
tributi a Rougemont, insiste nel suo classico “Les filles de Reve” che la donna
di sogno è Beatrice, è Laura, è Giulietta – tre italiane, dunque tre
meridionali.
È il Nord che ha introdotto la nozione
di settentrionale. Pirenne, Rougemont, Dionisotti et al. Curiosa. Ma assurda,
non poco.
La
mafia finanziaria
Molte analisi si sono illustrate sulla mafia
imprenditrice da quando trentatré anni fa il giudice Cordova e Pino Arlacchi
hanno coniato la categoria. Un altrettanto utile contributo sociologico, di studio,
e anche di polizia, a difesa degli indifesi risparmiatori, sarebbe l’applicazione
della categoria e dei delitti di mafia alla finanza. Che ne ha tutti i
requisiti: la (relativa) segretezza, l’omertà, l’avidità, l’appropriazione dei
beni degli altri, la capacità corruttiva, lo sfruttamento, la violenza.
Le definizioni di mafia sono svariate –
le esercitazioni in materia si scoprono numerosissime, sull’ordine delle
centinaia. Variamente puntate sull’aspetto criminogeno, sull’interesse
economico, sulla violenza, interna ed esterna.
La finanza anonima stranamente le indossa bene tutte. O quasi: non mette
le bombe – ma chissà.
È mafia naturalmente la criminalità del
Sud. Ma che le sue finalità e i suoi metodi sono gli stessi di Wall Street e
della City, la cosa evidentemente non è senza significato.
La
memoria latita
Più di tutti i suoi mafiosi, látita il
Sud, la memoria. Nel godibile “Italiani”, pubblicato un quarto di secolo fa, lo
scrittore inglese Tim Parks rifà la vita quotidiana di Montecchio, frazione di
Verona. In una quarantina di arguti capitoletti, sulle pratiche e le manie
della gente. Tutti locali, anzi dialettofoni, alcuni senza una parola d’italiano,
e senza meridionali. C’è in paese un “gruppo di meridionali” di Reggio Calabria,
ma Parks non li incontra, benché sia assiduo alla vita di paese, e pignolo nel
suo ironico censimento.
Sa che non li vogliono. Ma non si chiede perché. Perché
sono lì, evidentemente da qualche tempo, e vogliono rimanerci, se si costruiscono
casa. Ma nessuno al suo posto se lo è chiesto
e se lo chiede: il Sud è trasmigrato ovunque, ma non ne ha memoria, non del
Sud. Sì, la letteratura degli emigranti, ma di compitino sociale, in genere
lacrimoso – quanto è dura la vita dell’emigrante, “’l pane altrui” etc. etc.,.
Le differenze etniche? Di lingua, costumi, usi alimentari, parentali, politici?.
La vita nel Veneto dev’essere stata un inferno,
se alla fine tutti quelli della “provincia di Reggio Calabria”, che a casa loro
non si guarderebbero neanche, devono mettersi insieme per farsi la casa.
Il
Sud è femmina
Il Sud è viaggiato, non viaggia. Anche
se emigra molto, e ormai quasi per abito mentale, in massa e singolarmente, per
bisogno e per irrequietezza. Ma non sa fare il paragone - non sa fare la tara -
e si lascia impregnare, ogni esperienza è buona che venga da fuori.
L’editore calabrese Rubbettino ha
un’ottima collana di cronache di viaggi nella penisola, del Sette, Otto e
Novecento. Scorrendola, viene in mente
che non c’è un solo libro calabrese sulle altre realtà. O meridionale, dei
tanti colti viaggiati siciliani, o napoletani. Anche solo di un calabrese sulle
finitime Sicilia e Basilicata. Come se il calabrese non mettesse mai piede
fuori. Mentre invece emigra sempre e volentieri.
Non una memoria di una insegnate, un
infermiere, anche di avvocati, medici e ingegneri, che hanno passato vite
isolate a Genova o a Torino, e nel Nord-Est, nel Veneto specialmente e nel
Friuli. Guardati a vista, catalogati. Sempre tacciati di mafiosità – e al
momento giusto, se hanno fieno in cascina, magari dopo una vita, spossessati
d’un colpo col rinvio a giudizio.
Ci sono i viaggi di Corrado Alvaro – il
miglior scrittore-viaggiatore a settanta, ottant’anni data. Ma quelli li faceva
da italiano, a Parigi, a Berlino, in Russia, in Turchia.
È che il Sud non sa fare la differenza.
O no, la differenza la sa fare, perché la soffre ogni giorno, in ogni incontro. Il Sud s’impregna, è questa la
differenza con il Nord, che invece il mondo tiene a distanza.
Il Sud è femmina, come si sarebbe detto
un tempo, quando non c’era il pregiudizio di genere.
L’Italia
disfatta dalla Lombardia
La tolleranza Lévi-Strauss, pur non nominandola,
difende irresistibilmente in “Razza e storia” come meccanismo della civiltà:
“Quel complesso insieme di invenzioni di ogni ordine che chiamiamo una civiltà
è funzione del numero e della diversità delle culture con cui essa partecipa
all’elaborazione – il più delle volte involontaria – di una comune strategia”.
Ciò che al Sud è negato, nell’Italia lombarda. E da qualche tempo lo stesso Sud
si nega – il Sud è imposto al Sud, ma da qualche tempo, approssimativamente
dalla manifestazione del leghismo nel Lombardo-Veneto, lo stesso Sud se lo
impone.
È
il cammino inverso intrapreso dall’Italia milanese, leghista. Introversa e
autoreferenziale, nel mentre che si nega. Il leghismo è e non è: non è razzista,
non è violento, non è arrogante, non è esclusivista. Ma si impone - non rinuncia a
se stesso, alla sua natura razzista, arrogante, violenta - e come potrebbe, è
la sua natura? È il fatto, se non la legge. Ha un partito (una base ) vasto, di
cui quello che si manifesta in tv è solo una parte. Ha giornali autorevoli, tra
essi il più diffuso e autorevole, il “Corriere della sera”, la parte più
consistente della Rai, che pure è piena di meridionali, i giornalisti più autorevoli
– un’autorevolezza tale che consente di non informarsi.leuzzi@antiit.eu