astolfo
Brexit – L’anglomane Pessoa non stimava
le qualità politiche degli inglesi: “I politici inglesi… sono intelligenti per
i problemi secondari e di una crassa stupidità per i problemi fondamentali”, si
dice in un’autointervista - come ing. Álvaro De Campos – successiva al suo futurista
“Ultimatum” del 1915.
Anche Barbara Tuchman, “La marcia della follia”,
condivide questo giudizio, ricostruendo e analizzando la perdita delle colonie
americane.
Capitalismo
– “Il
capitalismo sta per diventare un’idea razzista degli Anglo-Sassoni, il loro
principio di unità morale e intellettuale, sociale, etc.”. Questo antevedeva
Malaparte nel 1947-48 nel diario parigino, “Journal dìun tranger à Paris”.
Ceto medio
– Nasce
in Milton, nella prima “Defensio pro populo anglicano”: solo il “ceto medio”
può essere sostegno della virtù. Per “ceto medio” intendendo i borghesi in
contrapposizione agli aristocratici. Poiché, argomentava Milton, il lusso e la
miserie impediscono entrambi l’esercizio della virtù. Traduceva l’aristotelico “in
medio stat virtus”, ma applicandolo alla stutturazione della società.
Democrazia
– Lo
scrittore Pessoa, dovendo andare al fondo delle cose da scriptwriter pubblicitario, non ne aveva buon opinione: “La maggioranza
è essenzialmente spettatrice”, si dice nell’autointervista come ing. de Campos un
secolo fa, attorno al 1920: “Le stesse elezioni, data la complessità e il costo
della campagna elettorale, non possono essere vinte se non da partiti
elettorali organizzati. L’elettore non sceglie quel che vuole; sceglie tra
questo e quello che gli danno, il che è differente”. E ancora, altra verità: “Tutto è oligarchico
nella vita delle società. La democrazia è il più stupido di tutti i miti,
perché non ha neppure un carattere
mitico”.
Mediterraneo
–La
categoria che tiene banco da un decennio nell’opinione pubblica tedesca, popolare e qualificata, su fino al Bundestag,
alla Bundesbank, alla cancelleria, è parte del razzismo di Houston Stewart Chamberlain.
Della sua lunga, insistente, “definitiva” trattazione “I fondamenti del secolo
XIX”. Oggi dimenticati, “I fondamenti” furono diffusissimi, seppure probabilmente
non letti (illeggibili), in Germania. Allora nella temperie della “sazietà” - la “società soddisfatta” del 1871-1918, “rigorosamente
regolata in senso gerarchico”, del famoso saggio di Norbert Elias nella
raccolta “I tedeschi”. Che poi farà guerra all’Europa.
La trattazione fu tradotta a Vienna nel 1889.
Se ne vendette un numero incalcolabile di copie. Chamberlain fu acquisito, per
via di matrimonio, in Casa Wagner. Teorizza la razza “pura”, il semita e
l’ariano all’origine, e stigmatizza quelle impure, di cui i mediterranei
meticciati elegge a prototipo. Roma
come la Grecia classica – benché questa
annetta largamente alla Germania, per via dei Dori (e dei cori?) Gesù fa “quasi
certamente” ariano.
La deprecazione di Chamberlain si replica per
opposizione alla Germania odierna, eletta a grandezza unica e incontestabile.
Mentre tornano i vecchio ritornelli – quelli di H. S. Chamlerlain: la Germania
non è solo quella della Grecia e di Roma, la più grande cultura europea è
tedesca, la musica, la filosofia la
letteratura tedesche che sono infinitamente superiori (questo lo dicono anche i
germanisti, specialità molto infatuata), la Germania è il futuro dell’Occidente
e del mondo, il paese di Bach, Beethovern, Goethe, Kant, Hegel, Wagner, e anche
di Mozart – e dell’innominabile Heidegger.
Opinione
pubblica – La
spesa in pubblicità televisiva nelle primarie Usa è stata di 82 milioni di
dollari per Jeb Bush, 55 per Rubio, 28,4 per Sanders, 27,9 per Hilary Clinton,
10 per Trump. I due candidati vincenti sono quelli che hanno speso meno.
I due candidati vincenti sono quelli che hanno
avuto più copertura televisiva. In termini di valore di mercato pubblicitario
del tempo di esposizione, Trump ha capitalizzato quasi due miliardi (1.898
milioni di dollari), Hillary Clinton 746 milioni – Sanders 321, Bush 214, Rubio
204.
I due candidati vincenti sono rispettivamente
quello che ha avuto minore, o avversa, copertura giornalistica, e quella più
favorevole. Hillary Clinton è stata sostenuta da 84 quotidiani, con una tiratura
complessiva di 14,7 milioni di copie giornaliere – Sanders 18 quotidiani,
nessuno di rilievo, con un milione di tiratura complessiva. Per i repubblicani
si sono schierati 82 quotidiani. La maggior parte per Krasich, 52 testate per
8,8 milioni di copie di tiratura giornaliera. A seguire Rubio con 22 testate e
4,2 milioni di copie, e Bush, con quattro testate e 1,8 milioni di copie. Trump
veniva buon ultimo nelle preferenze dei giornali: quattro di piccole
dimensioni, per un totale di 500 mila copie.
Roma – Fu un impero repubblicano. Per quasi tre secoli. L’impero
dei Cesari ne fu l’ampliamento, ma nella decadenza, subito dopo Augusto. Pavese
lo ricorda in uno degli appunti espunti dall’edizione 1950 del diario, “Il
mestiere di vivere”: “Perché
i giornalisti non si ricordano che Roma fu un grande impero repubblicano?
Quello che chiamiamo impero (i Cesari) fu la decadenza. Si potrebbe dire (ma
non si può) che noi abbiamo fatto al contrario: prima l'impero monarchico, poi
quello repubblicano. Che sarebbe un programma. Bisogna non intendersi di
politica, per capire la politica”.
Zona grigia – Individuata e denominata da Renzo De Felice, e studiata da Gianni
Oliva, per quella parte della popolazione che dopo il 25 luglio 1943 e fino al
25 aprile 1945 rimase passiva in attesa degli eventi, senza prendere parte alla
Resistenza, nè al fascismo repubblicano, è categoria desueta. Benché presenti più
di un motivo d’interesse, se si fa la
tara dell’impegno politico – che peraltro, su larghe masse, è posteriore: è il
disorientamento di chi non aveva voluto la guerra, ne ha subito i danni, e si
occupa di sopravvivere tenendosi lontano dai fronti.
Oliva ha studiato il
fenomeno “dal basso”, parte storia della mentalità e parte autotutela, della
massa cioè della popolo. Cesare Pavese offre interessanti spunti invece del
disorientamento intellettuale, nei brani del diario da lui espunti dalla prima
edizione del “Mestiere di vivere”, e poi recuperati come “Taccuino segreto”. Apprezzamenti
per M. (Mussolini, anche per “H.” e “Franco”), ancora dopo il 25 luglio, critiche
alla Resistenza, improvvisata, e una singolare baldanza militaresca, per uno
mai chiamato alle armi e un po’ imboscato.
Il disorientamento di
Pavese si è voluto caratteriale. Di una personalità schiva. E di uno che
sentiva poco la politica, e forse non la capiva, benché confinato giovane per
motivi politici. Comunista nel dopoguerra per quieto vivere, eccetera. Era comunque
uno dei tanti che la guerra aveva scosso, anche nel suo torpore di topo di
lettere.
astolfo@antiit.eu