Giuseppe Leuzzi
La corruzione nel Veneto è dello Stato
Non se
ne parla, ma sott’acqua continua a dissolvere i miliardi. È il sistema Mose
della laguna di Venezia. Da tempo immemorabile in costruzione e nessuno sa a
che punto. Solo si sa che sono stati spesi 8 di euro, e non si sa come andrà a
finire – l’Autostrada del Sole, l’opera più imponente della Repubblica, è
costata e miliardi, di euro di oggi.
Si
direbbe il caso esemplare della corruzione. Ma quando se ne parla, due pagine
oggi sul “Corriere della sera”, è per dire che la colpa è della burocrazia.
Anzi, che è “una disgrazia divina”.
Leggere
per credere:
Area
grigia
Ha sostituito l’omertà, un grimaldello
nuovo, di polizie e giudici, per scardinare quel poco che restava di società
meridionale. È l’area della collusione, del concorso esterno, della protezione.
L’ombra da cui non ci si libera. Ma è quella di Primo Levi, la formulazione
“originale” è dello scrittore dell’Olocausto: “È una zona grigia dai confini
mal definiti, che insieme separa e congiunge i due campi dei padroni e dei
servi. Possiede una struttura inerna incredibilmente complicata e alberga in sé
quanto basta per confondere il nostro bisogno di giudicare”.
Colpevoli e insieme innocenti. E
viceversa: le responsabilità sono compartite.
Il
galantuomo non è morto
A Salvemini stavano antipatici, un secolo e
passa fa, e a Giustino Fortunato e altri sinceri galantuomini. Soprattutto a
Sciascia, che negli anni 1960 progettò con Laterza una antologia
storico-satirica della figura. La figura del Notabile Meridionale, che si
diceva galantuomo. Ma non è detto: male non fa. Sciascia si stancò presto del
progetto. La figura si era un po’ persa, effettivamente. Ma Camilleri l’ha
ripresa, promozionandola ultimamente al suo meglio, con le inimitabili
golosissime conversazioni al circolo, appunto dei galantuomini – l’avvocato, il
dottore, l’ingegnere, il geometra, il (piccolo) proprietario.
Domenica Camilleri è stato più
specifico, intervistato da Aldo Cazzullo sul “Corriere della sera” come
esponente del No al referendum: anche Montalbano - ha confessato quello che sospettavamo
– è modellato sul galantuomo, il proprio papà beneamato. Il papà di Camilleri
era fascista antemarcia e persona retta. Il “fascistone”, sinonimo solo un po’
limitativo del galantuomo.
Dell’originale Camilleri non dice i
tratti del carattere. Ma attraverso Montalbano quelli del Galantuomo sono
presto detti: femminiere, single irrimediabile, autoritario, individualista all’estremo,
allergico alla politica, ai Dc ma anche agli americani – e anche al comunismo
che Camilleri vorrebbe fargli professare. Ma allora con qualche speranza: a
Montalbano va sempre bene, speriamo anche al galantuomo, finora specie sterile come
i muli.
Rino
del nostro quotidiano
“Con «Gianna» il mondo si fa più
leggero”, ricords+a Umberto Broccoli, su “Sette”, nel 1978, pereannuncio degli
anni 1980. “Gianna” di Rino Gaetano. Che la difende colto, alla radio di
Boconpagni, “Discoring”, “citando Majakosvskij e soprattutto Ioneso”, ricorda
Broccoli, il teatro del assurdo. “Ma Boconpagni lo ferma, invitandolo a non
fare citazioni”, a stare al suo posto. Nemmeno a cantare, alla Rai non usa:
“Rino dovrà solamente cantare «Gianna» in playback, accompagnato da una
chitarrina finta”.
Rino Gaertano. Broccoli ha qualche
ripensamento: “Siamo proprio sicuri di trovarci di fronte a un nonsenso? Rino a
me sembra prevedere quel mondo diverso, edonistico, leggero leggero, il mondo
degli Ottanta, da alora sempre più presente
nel nostro quotidiano”.
“Gianna”
affiancava rimette facili, da rimario, “la festa è finita, evviva la
vita”, “un mondo diverso, ma fatto di sesso”, “e chi vivrà vedrà”… Ma la chiave
è sureale e umoristica. Che poi farà strada, naturalmente a Milano, con Jannacci,
Gaber, lo stesso “predicatore” Celentano.
L’obesità
è meridionale
Il rapporto dell’Osservatorio nazionale
sulla salute delel Regioni, “Osservasalute”, stima i picchi di obesità in
Italia nelle regioni meridionali, e tra le fasce di età più giovani: del 14 per
cento in Molise, del 13 in Abruzzo, del 12 in Puglia. E per esperienza si
possono aggiungere i giovani in Calabria, normalmente sovappeso. È l’esito, secondo
i dietologi, di un mix di culture e condizioni socioeconomiche. Di culture che
danno grande peso al cibo, e tendono a privilegiarne la quantità. Forse,
aggiungeremmo, per quanto atiene i più giovani, del mammismo. Ma, pure, del
sottosviluppo.
Anche negl Usa l’obesità, devastante, è
soprattutto meridionale. Una sovraalimentazione che è come una reazione alla
povertà recente. Nel Sud, però, la questione non è così semplice, combinandosi
con una storia e quindi con una cultura che – indenne alle crisi e alla povertà
ritornante – è consolidata, ancora fondamento di certezze: l’obesità è lo specchio
della modernità, non della povertà, dele bevande gassate e dei dolcetti grassi.
La modernità che al Sud agisce come uno
specchietto per le allodole, una trappola. La modernità induce ai sentieri
sbagliati e anche ai vizi.
L’infedele
a Napoli
Nel 902 un emiro tunisino è sbarcato in
Calabria per portare il jihad in
Italia. Alla notizia Napoli reagisce col terrore. Abbatte il castelo Lucullano,
alle porte della città, per evitare che il nemico se ne impossessi. Porta in
città dal Luculano, con imemnso corteo, le spoglie del santo Severino, per
evitare che cadano nella mani degli infedeli. Giudicando la città difendibile,
i sobborghi no, una gran mssa di gente è spostata in città. Ma intanto l’invasore
è morto a Cosenza, di dissenteria, e la sua spedizione di è sciolta. Mentre la
città è minacciata dalla peste
Il terore diffuso a Napoli alla notizia
delo sbarco a Reggio Calabria di Ibrahim è dovuto a “segni inequivocabili”,
premonitori, giunti dal cielo: “Signa in
sole et luna”, racconta Amedeo Feniello, “Sotto il segno del leone”.
“Stelle densissime” e “aste longissime” si rincorrono per più notti nel cielo.
Prodigi che “a memoria d’uomo e in nessuna età erano stati mai visti e di mirabile portentum”
Sicilia
Non sembra, ma domina lo Stato,.
Siciliano sono il preidente delal Repubblica e il presidente del Senato,
Mattarella e Grasso. Siciliano il capopartito che ha reso il governo possobile
in questa legislatura, Alfano.
Mattarella e Grasso si sono
incontrati, anche questo fa impressione. Grasso è il sostituto Procuratore che
35 anni anni fu incaricato dell’indagine sull’assassinio di Piersanti
Mattarella, il fratello del presidente. E indagò due terroristi di destra,
Cavallini e l’eterno Fioravanti. Come fu possibile? Chi glieli mise davanti?
Perché Grasso puntò su di loro?
Quanto Grasso “scoprì” che i terroristi non
c’entravano, era troppo tardi per trovare gli assassini dell’onorevole
siciliano, che infatti sono impuniti.
Nel racconto di Anatole, France, “Il
procuratore della Giudea”, Ponzio Pilato è in pensione in Sicilia, dove, dice,
“possiedo delle terre, e coltivo e vendo il mio grano”. Il lavativo era
siciliano?
Il Pilato di France è soprattutto uno
che si lamenta sempre. Un perseguitato. Quando era in attività dagli ebrei,
presso i quali a Gerusalemme si è insabbiato, con tutta la carriera, per una
vita. E anche alla fine, in pensione, lamenta di sentire sul collo gli emissari
di Vitellio, il governatore di Siracusa, senza motivo specifico. Questo è molto
siciliano.
“Nei
giorni del sequestro Moro”, racconta Camilleri di Sciascia a Cazzullo, “lui e
Guttuso andarono da Berlinguer e lo trovarono distrutto: Kgb e Cia, disse,
erano d’accordo nel volere la morte del prigioniero. Sciascia lo scrisse.
Berlinguer smentì, e Guttuso diede ragione a Berlinguer. Io mi schierai con
Renato: era nella direzione del Pci, cos’altro poteva fare?” Non c’è partita in
Sicilia quando si potrebbe vincere la verità.
Si
penserebbe il reato di concorso esterno in associazione scivoloso soprattutto
in Sicilia. Nell’isola la cultura dominante, anche in ambiente urbano, è familiare
e tribale, di amicizie, padrinati, parentele anche lontane, e l’intenzione criminosa è quindi
difficilmente configurabile. Ma la giurisprudenza siciliana - attraverso i tribunali
e, indirettamente, via Cassazione - è poco o niente critica, mentre sono
perplessi studiosi non siciliani, Turone, Sciarrone e altri numerosi.
leuzzi@antiit.eu