Giuseppe Leuzzi
Apre
la cronaca di “Repubblica” il dirigente scolastico catanese Maugeri, a cui una
mamma che lavora voleva imporre l’uscita da scuola di suo figlio da solo. La
discussione degenera in lite: “Non ha una parente che può aiutarla?” “C’è mia
figlia, viene lei”. “Scusi, quanti anni ha la figlia?” “Diciassette”. “È sempre
minore. Non possiamo”. Nel mondo dell’illegalità, la legalità è ferrea.
Leggendo
Carmine Abate mentre i suoi posti, il crotonese, sono proclamati i peggiori d’Italia
per la qualità della vita, uno si sorprende da dove trae tanta gioia. Forsa dal
fatto che vive nel Trentino, cioè dove la qualità della vita è invece al primo
posto – quest’anno al secondo, ma è la stessa cosa. Però, è dei luoghi crotonesi
che si entusiasma, e non solo nella memoria. Negli indici della qualità della vita, ci sono la qualità della luce, dell’aria, dell’acqua, delle persone?
Degli odori, dei sapori? E si muore meno a Trento che a Crotone?
Saraceno
sta per arabo già in Tolomeo, che menziona una città araba di nome Saraka, nell’Arabia Felix. Che Stefano di Bisanzio,
VI secolo, dice essere il Sinai. Saraceno ricorre poi in
un’omelia di Sofronio, vescovo di Gersulamme, del 637 o 638, in cui si descive
una “incursione di saraceni”. Saraceno sta per arabo nomade (la parola a’rab
è in arabo nomade).
Le
Guardie Forestali annesse ai Carabinieri sono subito addette ai controlli
alimentari, che nessuno vuole svolgere. Ma non
sanno fare nemmeno questo, e passano la mattinata alla rinomata
pasticceria. Dove sono sicuri di trovare le carte in ordine: dipendenti,
assicurazioni sociali, bolle, magazzini, materiali in lavorazione,
etichettature fedeli, igiene in laboratorio, prodotti naturalmente non scaduti,
etc. E un caffè offerto. Non tutti i giorni, ma ogni due giorni sì.
È
così che si costruisce il rapporto di fiducia con la popolazione. Specie con
chi deve lavorare e non vorrebbe perdere tempo.
La
Scozia è – era prima del petrolio - il luogo dell’abbandono e della miseria, per
l’Inghiltera tutta. E così il Nord della Scozia per il Sud della Scozia, come esemplifica
Peter Davidson, “The Idea of North”. Il Nord è nella tradizione il luogo del buio
e la barbarie, più che di Apollo e gli iperborei – la luce e la felicità.
Nord
e Sud sono geolocalizzazioni del risentimento, della più diversa natura.
I
libri di mafia Costantino Visconti, il penalista tourné pamphlettista (“La mafia è dappertutto. FALSO!”), spiritosamente
accomuna ai libri di viaggio. Lo dice con lo storico Francesco Benigno, “La
mala setta”: la pubblicistica sulla mafia è come “la letteratura di viaggio,
con i propri paesaggi naturali e umani che vengono desunti e filtrati dalla
tradizione dei discorsi preesistenti (quando non brutalmente dai topoi che essa nutre) ben più che
dall’osservazione attenta e curiosa, e per così dire in presa diretta del
mondo”.
Le origini della
‘ndrangheta
La
violenza diffusa in Calabria non si sa a cosa ascrivere. Si è detto di un’eredita
bruzia, dei Bruzi di cui nulla o quasi si sa, e che comunque non ci sono più da qualche millennio. Del
carattere ombroso dei valligiani delle regioni montuose, delle valli strette e
isolate. E le Alpi, allora? Nelle Alpi
si diceva qualcosa di analogo: lo scrittore francese Jean Giono,
conoscitore dei borghi e dei sentimenti durevoli, spiega nel suo “Voyage en Italie”
che “ci sono spesso dei crimini nella montagna e sono sempre improvvisi”, a proposito
delle Alpi. Ma non ce ne sono più da molti decenni, ci sono le strade - ci sono
anche in Calabria. E in Calabria i delitti non avvengono in montagna, non
solo.
Un’idea da approfondire è il possibile
collegamento della violenza endemica con l’urbanizzazione atipica della
regione. Che non ha città, centri di corte o comunque propulsivi, come
avviene in tutti i territori – la Calabria ha città amministrative, che però
faticano esse stesse a darsi animus urbano, e comunque non sono di riferimento
per il territorio. Centri che sono anche roccaforti di urbanesimo, di
concrezione del potere.
C’è probabilmente un rapporto ottimale
tra urbanità-urbanesimo e ordine, e passa per le grandi città. Dove l’urbanità
è diffusa è invece più debole.
I paesi si costituiscono normalmente
attorno alle città. Dove risiedono i possidenti, che vi spendono le entrate del
territorio, e
mantengono la coorte di prestatori d’opera, professionisti, artigiani,
commercianti, che essi remunerano con le entrate delle campagne povere, ma con
l’effetto di moltiplicare il reddito disponibile.
Questo è il modello classico, lo si
trova in Sicilia, a Napoli, in Puglia,
in Italia, in Francia, ovunque. Qui invece la città è frammentata, in tante
comunità urbane piccole. Il rapporto è più stretto, e più produttivo, col
territorio, se ne sfruttano anche i costoni e le pietraie, ma i padroni sono
deboli. Il potere vi è frammentato e debole, la malvivenza paga, sulla base
semplice che è sempre meglio che lavorare.
È un percorso perfino facile. E non è un
processo democratico, di moltiplicazione degli accessi. Semplicemente si
riproducono inalterati nelle generazioni, per germinazione, con poca o nessuna
accumulazione – è proprio del delitto distruggere. Una delinquenza che non
costruisce, solo distruttiva.
Milano
Ritorna Berlusconi in politica, malgrado l’età
e l’inibizione di legge, per caldeggiare il “no” al referendum, sulle riforme
che il governo ha fatto d’accordo con lui. Questo è molto milanese: qui lo dico
e qui lo nego.
Ma forse c’è di più. Berlusconi ha organizzato
tutto a giugno per far vincere Grillo a Roma. A dicembre non vorrà mandarlo a
palazzo Chigi? Sarebbe giusto: dopo l’impresario il comico – l’immortalità è
gigiona (per questo è milanese).
Isabella di Baviera, nipote di Bernabò Visconti
per parte di madre, e Valentina Visconti, bellissima, ricchissima,
elegantissima, furono le dame di Francia nel Tre e Quattrocento. La prima
regina, la seconda sposa di Monsieur, il fratello del re. Ma non hanno lasciato
traccia. Niente al confronto di Caterina dei Medici un secolo e mezzo dopo.
È ben milanese senza volerlo “Striscia la
notizia”, il giornale dell’irriverenza Mediaset. Grande giornalismo con pochi
mezzi. Affidato quindi ai collaboratori. Che naturalmente sono numerosi al Sud.
Cacciatori naturalmente instancabili di tutte le malefatte, dai maghi ai
venditori d’auto usate e alle incompiute: uno per Napoli, una per Palermo, uno
apulo-calabrese, e un sardo. Altrove niente, qualche maltrattamento degli animali.
E sì che ci sono incompiute altrove, di miliardi, molti, e monumentali, roba di
effetto in tv. La stazione Forster di Firenze, un buco da un miliardo. Il Mosé
di Venezia. quasi dieci miliardi – con ruberie, anch’esse miliardarie. Per non
dire dell’ex Expo di Milano. Ma se non è al Sud non si vede: solo al Sud si
muore in ospedale, e gli immigrati fuggono dai centri di accoglienza.
Curioso è il “salto del tornello”, sempre nella stessa trasmissione - del tornello alla metro per non pagare il biglietto: si saltano i tornelli solo a Roma, a ogni fermata, ogni giorno, “Striscia la notizia” con grande senso civico lo denuncia e lo documenta. Mentre la pratica viene dalla metro di Milano, che invece la esercita senza scandalo.
Sorprendente, a proposito di Expo, come
uno scandalo miliardario e palese, quello della “piastra”, la base di tutta l’area
espositiva, sia stato insabbiato. Ma Milano ha una giustizia tutta sua.
Spietata contro gli altri, benevola con i suoi.
A volte perseguita i suoi, vedi
Berlusconi. Ma per invidia.
Il “San Girolamo scrivente” di Caravaggio
emigra a Milano, in prestito alla Pinacoteca Ambrosiana. E Milano scopre san
Girolamo, il patrono dei traduttori, e
forse lo stesso Caravaggio: “Chi si occupa di traduzione (ma non solo)”,
ammonisce Aldo Grasso dal “Corriere della sera”, “deve assolutamente fare un
salto all’Ambrosiana di Milano”.
Questo Caravaggio è alla Galleria Borghese di
Roma, dove gli italiani lo hanno già visto. Come, presumibilmente, i
traduttori, gente di lettere e d’intelletto, che una gita alla galleria
Borghese, posto mirifico, non se la saranno negata. Ma il quadro, il soggetto,
l’autore, prendono corpo per Milano solo a Milano.
Proclamano il sindaco Sala e il “Corriere della
sera” Milano capitale del turismo in Italia, con molti milioni di visitatori,
più di Roma, alla pari con Parigi e Londra. Poi Cinzia Sasso su “Repubblica”
celebra il Cimitero Monumentale adibito a museo: un posto di tale bellezza,
dice, che ha attirato “sessantamila visitatori in un anno”, il “secondo
monumento più visitato di Milano” – dopo il Duomo, certo. Che il sindaco abbia
confuso le migliaia coi milioni?
Sono ‘ndranghetisti per Nando dalla Chiesa, il
sociologo che il Comune di Milano ha incaricato di vigilare sulle mafie, i
bidelli e gli insegnanti calabresi a Milano. Questa era sfuggita: la segnala il
penalista Visconti in apertura al suo “La mafia è dappertutto.
FALSO!”
Il sociologo rivendica nel sito “Redattore
sociale”, sotto il titolo “Bidelli e supplenti insospettabili: la ‘ndrangheta
entra nelle scuole milanesi”, la sua scoperta, “questo aspetto finora inedito
della criminalità organizzata”. E
aggiunge che pure gli studenti sono mafiosi, quelli di origine calabrese. Anzi,
“c’è il rischio che certi personaggi arrivino alla laurea senza mai avere
sostenuto esami. E questo non lo fanno nelle università calabresi, dove
potrebbero destare sospetti, ma in quelle lombarde”. Gioacchino Criaco è
avvisato, e quelli come lui, che si sono fatti un punto d’onore di andare alla
Cattolica, o alla Statale, o anche soltanto al Politecnico.
La ‘ndrangheta è incontrollabile, aggiunge
Nando dalla Chiesa: “Le mafie hanno una capacità incredibile di penetrare nella
società”. E infatti lo stesso rischio c’è nelle scuole private, “che permettono
il recupero degli anni scolastici nelle scuole superiori”. L’infiltrazione gli
risulta dalle elementari. Dalle materne no?
La ‘ndrangheta a scuola è una primizia, Dalla
Chiesa resterà negli annali di sociologia. Anche per dire mafiose a Milano le università milanesi. Ma è omertoso, pure lui: “Mi è
stato confidato da alcuni insegnanti e dirigenti, di più non posso dire”.
leuzzi@antiit.eu