Corrado
Alvaro, prossimo ai sessant’anni (morirà di 61), espresse a molti l’intenzione
di tornare al paese, in Calabria. Lui, lo scrittore più cosmopolita del suo
tempo, il primo Novecento. C’è una magia nelle cose.
Domenico
De Masi (“Style”, gennaio-febbraio 2017) compara la Svizzera, otto milioni di
abitanti, senza aria di mare, “un clima infame”, con la Campania e la Sicilia,
che insieme fanno poco più di otto milioni: “Qui il clima è soave, la terra è
fertile, le opere d’arte traboccano, il mare guizza da ogni parte, ma il pil
pro capite è un quinto di quello elvetico”.
“Preferisco
il Sud, il caldo, gente nuda”, dice Paolo Poli nella raccolta di citazioni
“Alfabeto Poli”, perché fa “più Gustavo Doré”, scene infernali – la citazione
viene dopo quest’altra: “Machiavelli aveva Belfagor come spirito guida, e
anch’io spero nell’inferno”.
“La civiltà meridionale è femminile, anzi
matriarcale”: dopo tanto indagare Walter Pedullà, “Il mondo visto da sotto”,
giunge a questa conclusione.
In letteratura sì. Ma anche nella vita. È un
bene? Vale ugualmente per i miti e per i violenti, tutti i maschi, gli uni
inetti gli altri mafiosi.
Meravigliava il pittore Hopper, quando partì alla scoperta
dell’Europa nel 1908, la gente in strada a Parigi a tutte
le ore. Questo in America non usava. Neanche a Milano usa – sarà Milano
americana?
Non c’è
la Sicilia, non c’è la Campania, non c’è la Puglia, non c’è la Sardegna. Tra i
consigli regionali zeppi di gruppi parlamentari fittizi, di uno o due
consiglieri, per avere pagate dalla regione quattro o cinque collaboratori, e
in uso gratuito una sede prestigiosa. La Calabria ne ha solo due. Su 62 in
tutta Italia.
“Il
Pipistrello” consacrava Johann Strauss jr. nell’operetta il 5 aprile 1874 a Vienna.
Il 26 giugno 1875 la prima all’estero, a Napoli, al Teatro Nuovo.
La
Calabria è uno dei 52 posti che il “New York Times” consiglia di visitare
quest’anno. Uno dei pochi posti europei, il solo in Italia. Il motivo è nella scelta,
“food in Italy outside the well traveled regions”, come mangiare bene
fuori dai soliti percorsi. La Calabria è consigliata da Danielle Pergament -
illustrata da una foto di Susan Wright, che però è il castello aragonese di
Capo Rizzuto - perché è
passata dallo speziato a “una più mite cucina, a produzione organiche, e a vini
di vitigni locali”. Una
scelta dell’autenticità. Generosa? Sarebbe la prima volta che la Calabria mette
senno.
Sudismi\sadismi
Di un
progetto urbanistico a Capo Colonna che offende, forse, l’estetica (ma la
offende più dell’incuria in cui la Soprintendenza tiene il sito?) Gian Antonio
Stella fa la sua rituale pagina di abominazioni sul “Corriere della sera”.
Evocando la mafia, naturalmente, e ogni altra turpitudine. Della condanna di
due sindaci padovani, di Montegrotto e Abano Terme, fa invece una paginetta
invisibile nel supplemento “Sette”. E giusto perché i due sono stati perseguiti
da Federica Baccaglini, la giudice che “scoprì il caso clamoroso degli esami
copiati dagli aspiranti avvocati di Catanzaro”. Senza spiegare ovviamente che
sono, erano, aspiranti di ogni parte d’Italia, convenuti a Catanzaro perché
sede di esami da procuratore legale..
Il
Sud è meglio fuori
È
ricorrente la constatazione che il meridionale è applicato e produttivo fuori
dal Sud. Inventivo anche, e costante. Dunque è il Sud che rende impossibile al
meridionale di farsi applicato e costruttivo. Il Sud che è dei meridionali. Ma
forse, a questo punto, non soltanto.
Sono i
meridionali che scelgono i loro governanti, che sono per lo più incapaci e
fannulloni, oppure vispi ma corrotti. Ma non è meridionale la Legge. Intesa
come apparato repressivo (giudici e polizie) e come apparato normativo. Le
norme sugli appalti, per es., così corruttive, le norme sui licenziamenti, così
prossime all’inganno, quelle sull’uso dei fondi pubblici (i rimborsi dei
consiglieri regionali, i gruppi consiliari individuali nei parlamentini regionali), la
concussione implicita nella burocrazia interminabile, del famoso gioco
dell’oca, l’accesso sempre corruttivo al beneficio degli investimenti pubblici,
anche in quelli diffusi, l’insegnamento, le poste, la medicina di base, e tutte
le attività comunali, dai vigili ai trasporti, la nettezza urbana, l’assistenza
ai poveri e disagiati. .
Non è
meridionale l’opinione. L’opinione negativa e distruttiva, che da trent’anni è
il fatto del Sud, la sua realtà. Da Roma in giù, e Roma compresa. Che ognuno
vede migliore delle altre città italiane – insufficiente ma non peggiore.
Un’opinione opera spesso di meridionali, un certo tipo di meridionali a caccia di
influenze: i giudici “paglietti” e i giornalisti di Napoli a Milano, i giudici
e i giornalisti siciliani antimafia, ma in Calabria e a Roma.
È un
circolo vizioso? No, tutto nasce col leghismo. Con Sciascia rivoltato (“il
cavallo era vecchio e l’abbiamo rivoltato”) a maestro delle buone coscienze. Ma
i furbi ci sono sempre stati. È facendo aggio sul leghismo (Sciascia precursore
del leghismo, o il rifiuto-di-sé come gradus
ad Parnassum) che i molti sono diventati conculcatori del Sud. Di ogni Sud,
dall’abusivismo a ogni eccellenza, studi, ambiente, umore: vigilano occhiuti,
anche di notte, quando tutti gli altri dormono, che niente sorga o si
stabilizzi al Sud. Eccetto le mafie. Ne arrestano ogni giorno a dozzine, ma il
malaffare, per esempio la cocaina a Milano, continua a prosperare - è
possibile? sì.
Si
dice: le borghesie meridionali. Sono avide, compradoras, corrotte, eccetera –
si diceva quando la colpa era della borghesia, oggi non si dice più niente,
solo contumelie. Mentre sono applicate e inventive, come tutte le borghesie. Ma
non hanno, caso unico al mondo, effetto diffusivo, della produzione e della ricchezza.Non
sono la vycondra repens che scaccia le erbacce. Perché il
terreno è arido, e fa crescere solo erbacce? E perché lo sarebbe? In quale storia,
ecologia, etologia, sistema darwiniano, si procede distruggendo? No, quella del
Sud non è ignavia. Né tabe genetica: è una lotta dura ogni giorno per
sopravvivere, le polizie sono occhiutissime.
Tutti
longa manus
Felice
Cavallaro fa un quadro ieri sul “Corriere della sera” degli antimafiosi
anti-Sciascia, quando lo scrittore trent’anni fa denunciò il professionismo
(opportunismo, carrierismo) antimafia. A Palermo si costituì naturalmente un
Comitato antimafia anti-Sciascia, di giovani ambiziosi. Tutti ora naturalmente
pentiti - eccetto uno, Franco Pitruzzella, che vive di consulenze antimafia.
Uno di loro, poi avvocato di fama e professore di diritto penale, Costantino
Visconti, ha appena pubblicato un vivace libello contro l’antimafia di
professione, con un titolo più provocatorio di quello di Sciascia: “La mafia è
dappertutto. Falso!” – dove però ricorda poco di quell’episodio.
Anche
“la Repubblica”, giornale concorrente del “Corriere della sera”, si schierò
contro Sciascia. Ci imbastì sopra una lunga battaglia. Schierando il suo
meglio: Scalfari, Bocca, Pansa, Nando Dalla Chiesa, figlio del generale, e il
mafiologo Pino Arlacchi, vicino all’allora Procuratore Capo di Palmi, Cordova,
che era vicino al Msi.
Dalla
Chiesa riprese lo scambio con Sciascia in “Delitto imperfetto”, riproducendo
nelle ultime trenta pagine i testi della polemica. “Uno scambio agghiacciante”,
così “Fuori l’Italia dal Sud” ne sintetizza la lettura, “più delle follie
normali di Patricia Highsmith: un giovane ferito negli affetti e negli ideali e
un grande scrittore mortalmente malato si accusano, attorno alla tomba del
generale massacrato, di essere la longa manus della mafia”. Cavallaro trascura
Dalla Chiesa, mentre è invece un pezzo importante di quella guerra civile.
Sociologo,
Dalla Chiesa è tuttora attivissimo, in quando consultore in materia del Comune
di Milano, a scovare i mafiosi che in città si camuffano da bidelli e
insegnanti alle elementari. Anche alle medie – trascura, chissà perché, le
dirigenze, i vecchi presidi. Non dice dove né come, peccando di omertà – “Mi è
stato confidato da alcuni insegnanti e dirigenti, di più non posso dire”. Da
ultimo, la penetrazione mafiosa estende anche all’università. Agli studenti di
origine calabrese; “C’è il rischio che certi personaggi arrivino alla laurea
senza mai avere sostenuto esami. E questo non lo fanno nelle università
calabresi, dove potrebbero destare sospetti, ma in quelle lombarde”). La sua denuncia – documentata proprio
da Visconti, nel pamphlet
sopra citato – è già stata esposta su questo sito:
leuzzi@antiit.eu
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