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martedì 31 gennaio 2017

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (315)

Giuseppe Leuzzi

Non ha vinto solo il Sud al referendum, ha vinto anche la Nuova Italia del reddito di cittadinanza, 700-800 euro al mese. Senza giustificativo. La vecchia pensione d’invalidità che al Sud non si negava a nessuno, seppure di 100-150 euro, che tante barricate ha suscitato al Nord, produttivo, concreto, onesto. È il Sud che ha invaso l’Italia, come diceva Sciascia? No, e come potrebbe? IlSud è vittima dell’Italia.

Ci sono poeti legati a un luogo, Alvaro è legato alla Calabria. È e fa molte cose, ma infine resta legato alle origini – e lui stesso alla fine le privilegia. Camilleri, Sciascia alla Sicilia, per scelta – Tomasi di Lampedusa è pure lui “siciliano”? Eduardo a Napoli. Ma non è colpa del Sud: molti scrittori – tutti – sono legati alle origini, familiari, linguistiche, ambientali.

“Nella scuola media di Narsaq c’è una stanza delle emergenze, dove l’istituto ospita  ragazzi anche di notte, per proteggerli dai genitori”. Narsaq in provincia di Canicattì - sarà un errore di stampa? No: “Il numero dei suicidi tra i minorenni è tra i più alti in Groenlandia: quattro in un mese nella scorsa primavera”.
In Groenlandia i suicidi sono record, all’Est del paese, quello che conosce primavera e estate: un ragazzo su quattro, tra i 15 e i 25 anni, tenta o ha tentato di togliersi la vita. È l’innocenza del Nord.

I processi a Berlusconi, un centinaio, o sono falsi o sono veri. Se sono veri è un mafioso: non c’è reato che non gli sia stato imputato, compresi l’associazione mafiosa e le stragi. Se sono falsi, è mafiosa la giustizia a Milano. Sempre Milano è. 

“Dite a una canaglia, tre o quattro volte al giorno, che è il fior fiore della probità e farete di lui in buona fede la perfezione della «rispettabilità». D’altra parte, accusate un uomo onorato con ostinazione di essere un furfante, lo riempirete della perversa ambizione di mostravi che non siete affatto nel torto”. E.A.Poe, “Marginalia”, § XCVI.

Si vive meglio al Sud
In termini reali, il salario rovescia il divario: il Sud è meglio retribuito del Nord - a parità di retribuzione, questa vale di più al Sud, compra di più. È l’esito di una ricerca di Andrea Guarnero, economista all’Ocse, sull’applicazione e gli effetti dei contratti nazionali di lavoro. I lavoratori garantiti da contratti nazionali, i dipendenti pubblici e quelli dell’industria e dei servizi (banche,  assicurazioni, ristorazione, alberghi) hanno al Sud salari reali, confrontati cioè al costo della vita, di un decimo superiori a quelli del Nord, dall’Appennino in su.
Di fatto il divario è maggiore. La popolazione del Sud essendo ancora in prevalenza extraurbana, beneficia di alloggio quasi gratuito, ereditato o comunque a basso costo, non essendo gravato dalla rendita urbana. E di prodotti alimentari spesso on gravati dai costi della distribuzione.
Si vive meglio al Sud? Le graduatorie dicono di no, anzi dicono che si vive malissimo. Ma l’aria certamente è meno inquinata. L’acqua – volendolo – pure. Mentre la sanità e l’istruzione sono di livello e costo mediamente nazionale. Manca al Sud un orizzonte: glielo hanno scippato - il Sud condiscendente e anzi collaborazionista.

Come sarebbe Napoli
Vuota e silenziosa. Inanimata.  Mero fondale per storie da sceneggiato. In genere di solitudini. Anche nel sesso, che pure si pratica ogni venti minuti. In case di bellezza, interna ed esterna, abbagliante, anche quelle dei poveri cristi. Dove la gente è generosa, sempre. E la disgrazia è un pensiero sfuggente, raro – anche le colpe si risolvono, senza colpa. In un mondo rarefatto, di luce, ordine, polizia, efficienza: il commissariato, la questura, l’ospedale, l’università, il palazzo di giustizia. Della luce compatta di paradiso. Anche  i bassi, pochi, sono attraenti.
È tutta falsa la Napoli di Carlei, per il suo sceneggiato “I bastardi di Pizzofalcone” su Rai 1. Che non sono bastardi ma gente pratica, in affari e al lavoro come negli affetti. Senza soggezione – Carlei, californiano di Nicastro, non può averne verso Napoli, come ogni calabrese: per scelta. È probabilmente una sfida della Rai a Sky, alla Napoli ferrigna di “Gomorra”, digrignante, senza un lampo di luce. È anche un segno dell’ipocrisia della Rai, che esibisce nudi, sesso e sangue senza un avviso per i quattordici o dodicenni, per fare i suoi sette milioni di audience. Un gusto dell’epoca, venendo Carlei dopo Sorrentino, si può pure individuare per il lato bello delle cose, per anticonformismo o voglia di essere – che il napoletano Sorrentino ipostatizza in Roma, “La grande bellezza”, “The Young Pope” (anche quella una città di negazioni….), e il calabrese Carlei nell’odiosamata Napoli. Ma è anche un suggerimento, affascinante.
Cosa impedisce a Napoli di essere quello che è? Viverlo no, è impossibile, la città fa di tutto per impedirlo. Ma essere, vedersi, come si è formata nei secoli e millenni, prima di farsi preda della sua avidità, della stupidità anche della sua borghesia, compiaciuta e inetta – ora anche piagnona.

Crescere con la bellezza
Il 25 gennaio 1504 i consoli dell’Arte della Lana a Firenze chiamano a raccolta ventuno artisti presenti in città per decidere dove collocare il David di Michelangelo, appena sbozzato e subito assurto a capolavoro, a giudizio concorde di chi l’ha visto, e segnatamente dei governanti della città repubblicana, il gonfaloniere Pier Soderini, il cancelliere Niccolò Machiavelli. Sono: Pietro Perugino, Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli, Cosimo Rosselli, Piero di Cosimo, Filippino Lippi, Andrea della Robbia, Giuliano da Sangallo, Lorenzo di Credi, Andrea Sansovino, Davide Ghirlandaio,  e un’altra diecina. La bellezza è il fondamento della storia, e anche della ricchezza se non della potenza.
Banana Yoshimoto, intervistata dallo yamatologo Amitrano sul potere seduttivo del bello in Giappone, per “tutti, non importa di quale categoria”, ha una risposta semplice: “Il segreto per imparare ad apprezzare la bellezza è alla portata di tutti: con la bellezza bisogna entrare il più possibile in contatto. Prenderne visione, gustarne a volontà”. La scrittrice fa il parallelo con l’Italia, dove anche tutti crescono a contato con la bellezza, della natura e dell’arte.
Ambiente e storia, arte, non c’è un tale concentrato altrove come nel Sud d’Italia. Che però non fruttifica. Non perché non ha avuto i secoli d’oro di Firenze, da Dante a Michelangelo, ma perché della bellezza non ha il gusto: non ne ha consapevolezza, non ci crea cultura, non ne fa la scintilla del progresso e dell’accumulo che è altrove. Anzi tende, anche con impegno, e comunque con molta spesa, a  disintegrala e distruggerla.
Il mancato dialogo con la bellezza, il mancato rispetto della bellezza, ancorché democratico e impegnato, è la chiave dell’insuccesso del Sud. Del fallimento costante, della preminenza delle sue sporie malariche e malsane. Che è all’origine un rifiuto di sé, il cosiddetto odio-di-sé.

Numero zero
“I giornali scrivono sempre operaio calabrese assale il compagno di lavoro e mai operaio cuneese assale il compagno di lavoro”: è il direttore del giornale “Domani” (“Domani”-mai), il giornale che non si farà dell’esilarante “Numero zero”, l’ultimo romanzo di Umberto Eco. Non è una filosofia, è una deontologia, sono i ferri del mestiere.
D’accordo, dice il direttore alla redazione, “si tratta di razzismo”. Ma il viceversa, spiega prodigo, non ha senso: “Immaginate una pagina in cui si dicesse operaio cuneese eccetera eccetera, pensionato di Mestre uccide la moglie, edicolante di Bologna commette suicidio, muratore genovese firma un assegno a vuoto, che cosa gliene importa al lettore?” Bisogna “tener conto della sensibilità di un lettore milanese”, e il “Domani”-mai è milanese. Soprattutto bisogna avere sensibilità giornalistica, attenzione al contesto: “Se stiamo parlando di un operaio calabrese, di un pensionato di Matera, di un edicolante di Foggia e di un muratore palermitano, allora si crea preoccupazione intorno alla malavita meridionale e questo fa notizia…”.
Il contesto è giusto, giustissimo. Ma chi viene prima, la malavita meridionale oppure il contesto della malavita meridionale, e più in generale il “discorso su”, sul Sud? Perché il meridione è pure mitezza, arrendevolezza, pavidità, rispetto delle leggi, bontà (è l’altra faccia della malavita: c’è malavita perché c’è pavidità), ma di questo non si dà – non si crea - il contesto. Il Sud è un discorso irreparabile, una condanna a morte.

leuzzi@antiit.eu

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