L’incongruo procedimento dell’Ombudsman, o
mediatore etico, europeo contro Draghi per conflitto d’interessi, per fare
parte del Gruppo Bilderberg, rende manifesta la guerra sotterranea in corso da
tempo, a Parigi e a Berlino, contro il presidente della Bce. Con l’obiettivo di
indebolirlo – sostituirlo non si può – e di riflesso indebolire la posizione
italiana, nella finanza e negli affari. Quello che il gergo americano dice “azzoppare
l’anitra”: il lame duck è solitamente l’autorità non rimovibile, che però
si porta all’impedimento, indebolendola.
Draghi è un avversario da sterilizzare, non
potendolo rimuovere. Ha completato con pieno successo il mandato per cui fu
“assunto” da Berlino: salvare le banche tedesche. Lo fece, con 250 miliardi (la
“Grande Bertha”). Poi ha fatto cose che il fronte franco-tedesco, intento a
spolpare l’Italia a prezzi di realizzo, non ha gradito. La presidenza della
Bce, non rinnovabile, dura otto anni: quella di Draghi scade quindi a novembre
2019, fra tre anni.
Il gruppo Bilderberg è un foro di dibattito,
esiste da un quarantennio, riunisce banchieri e intellettuali, ed è succeduto
alla Trilateral proprio per rendere più pubbliche le sue discussioni. A Draghi
era stato fatto colpa di appartenervi già a metà 2012, sempre presso il
Mediatore europeo, e sempre su denuncia di un altrimenti ignoto Corporate
Europe Observatory. Il Mediatore dell’epoca, Nikiforos Diamantoros, aveva
dismesso subito la “notizia”. Il suo successore, una giornalista televisiva
irlandese, sta invece montandoci uno scandalo.
Anche nel 2012 se ne fece uno scandalo. A
Parigi, su iniziativa del presidente eletto Hollande, via “Le Monde”, al quale fu
data la notizia dell’indagine a carico di Draghi che invece allora non si fece.
Hollande si muoveva nell’alveo della politica antitaliana del suo predecessore
Sarkozy.
Draghi s’è proposto di salvare l’euro. La missione
è riuscita e ora dà fastidio. Soprattutto
con la politica anti-deflazione: la
Germania si ritiene fuori dalla deflazione, e danneggiata dalla politica degli
interessi zero-negativi. Ma il resto dell’Europa è sicuramente in deflazione e
Draghi tiene duro. Un altro motivo di scontro, dopo il quantitative easing.
Draghi è anche, seppure non dichiarato, l’unico
argine contro la manomissione del sistema bancario italiano. A opera del suo
capo della Vigilanza – che però negli statuti Bce è autonoma: la terribile Nouy,
un’impiegata francese traslocata a Francoforte. Col compito di dissolvere le
banche italiane?
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