lunedì 16 gennaio 2017

Chi cammina sulla testa non pensa coi piedi

Cose viste e gag saporite del miglior humour da organizzazioni onusiane. Giochi di parole – “pensée unique, panse unique”. Le realtà irreali della cooperazione allo sviluppo, delle organizzazioni internazionali, del volontariato – “bisognerebbe pensare a un’iniziativa sistemica pluridisciplinare, multi e bilaterale”. In missioni che altrimenti sarebbero vacanze esotiche, ben assistite, di e con belle ragazze. Tra aperitivi e gossip, un prosecco, un capirinha, un rioja. Il peggio-meglio dell’Occidente agito e parlato da africani (linguaggi, formule, burocrazie), in Africa, a Roma, “sulla terrazza dell’ottavo piano” della Fao, “di fronte al Colosseo e al Palatino”, a Parigi e a Bruxelles.
In materia di humour internazionalista avevamo Céline e Albert Cohen, ma deprecatori – per quanto: un romanzo, anche languoroso, anche sadista, o un pamphlet, contro questo mezzo secolo di cooperazione allo sviluppo, il turismo a cinque stelle delle buone coscienze, che ha lasciato l’Africa più povera di prima sul resto del mondo, non sarebbe malvenuto. “Nasser” si diverte e diverte. La solidarietà non si può smontare, ma la sua gestione consente un cosmopolitismo poliglotta effervescente. La cucina del Congo-Kinshasa, comprensiva di tigre e caimano, è anche l’unica guida disponibile, volendoci andare. Il meglio sono le nuove e nuovissime arti e aree: l’e-studio, l’e-sviluppo, le-agricoltura, sul solco dell’e-comunicazione e l’e-commerce; lo Sceglitore, per tutte le evenienze della vita quotidiana – una specialità del personal trainer; il consigliere comunale africano al Campidoglio (un capolavoro, non della politica); o il clima, la mania del “Che tempo che fa”, in cucina, a cinque stelle, in pasticceria, al cinema, nelle arti; mentre “la quasi totalità dei programmi di microfinanza è regolarmente sovvenzionata”. Ma non bisogna disturbare il politicamente corretto. 
Nato a Parigi sessant’anni fa, “formato alle relazioni economiche internazionali e all’umanitario”, “Nasser” ha provato a fare lo scrittore, di racconti e romanzi, ma “prestissimo è inciampato nello sviluppo”, nella cooperazione allo sviluppo. Beur (francese di genitori algerini) romanizzato, per Fao e affetti, soprattutto diverte per l’uso del francese, peculiare e appropriato insieme, come è di tutti i nordafricani che hanno resistito all’arabizzazione forzata – in Algeria Assia Djebar e Yasmina Khadra tra gli altri. Nel migliore spiritaccio algerino.
Nasser, Ceux qui marchent sur la tête ne pensent pas avec les pieds, El Ibriz Algeri, pp. 141 € 5

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