Nella
rivendicazione della strage di san Silvestro a Istanbul l’Is afferma di aver
punito la Turchia perché “infedele”. Infedele un paese che si sta portando, sotto
il califfo laico Erdogan, alla sharia?
Con soprusi di ogni genere sulle donne
recalcitranti, compresa la menomazione dei diritti civili, e carcerazioni e ostracismi
di massa, non esclusi gli assassinii. No, è una guerra tra ortodossi, sono
sempre state le più brutali – guerre per l’esclusiva.
La
vendetta dell’Is fa emergere le passate complicità. Finora indimostrate, anche
se nei fatti. L’Is non nasce per germinazione estemporanea, nel deserto: nasce strutturato,
finanziato, armato. E arriva a occupare due grandi paesi arabi, Iraq e Siria, quasi
tre con la Libia, tutti quelli che le petromonarchie puntavano da tempo a
destabilizzare – ad annettere al sunnismo ortodosso. Nasce nell’alveo della Fratellanza Mussulmana.
Al quale Erdogan appartiene.
La
Turchia diventa infedele da quando Erdogan si è messo con la Russia, che il
vero anti-Is. Erdogan in crisi con gli Usa ormai da un anno, dall’appoggio americano
ai curdi iracheni e siriani, e dai funerali di Cassius Clay. E non più
finanziato dall’Arabia Saudita, da un paio d’anni, dalla crisi fiscale del reame
indotta dal crollo del prezzo del petrolio – innescato e alimentato dalle
stesse petromonarchie per mettere fuori mercato l’industria petrolifera nordamericana
(Canada e Usa) degli scisti bituminosi.
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