Camilleri è Andrea Camilleri, l’aneddoto
di se stesso. A novant’anni ha di che, anche se non è stato in guerra e non ha
avuto storie roventi. Curiosità, arguzie, scoperte, memorie, timori, tutto molto
d’autore. Gnomico spesso, ma non irritante, filosofico a volte – “l’artista è
colui che ha una costante percezione alterata della realtà” (come il folle?).
Di vizi vecchi e nuovi, e qualche virtù, cui i molti (suoi lettori) si aggrappano
in questi anni pieni di vuoto. Di lettura curiosamente rallentata rispetto al
Camilleri narratore, col quale si va veloci: 142 storie compiute e
misuratissime, ognuna esattamente di 7000 battute, il vecchio narratore sa essere
conciso.
Qui recupera, con qualche pezzullo
perduto o tralasciato, la rubrica di “segnali di fumo” che nel 2012-2013 tenne
sul supplemento domenicale del “Sole 24 Ore”. In una sorta di prima cronaca del
Millennio – la “macchina del fango” è “una delle poche cose che funzionano alla
perfezione”. Farcita o confrontata coi ricordi. Di personaggi: Adamov, Orazio
Costa, il Siqueiros celebrato di Frida Kahlo. Si parte con l’Europa, che è in
guerra e non lo sa: “Le direttive che provengono dalla Ue e dalla Bce
assomigliano ai piani srategici di uno Stato Maggiore”, i bollettini di Borsa
si attendono “con lo steso timore dei bollettini di guerra di una volta” - guerra
dell’Europa con se stessa, si può aggiungere, la statsi o guerra civile permanente che i filosofi riscoprono.
Andrea Camilleri, Segnali di fumo, Utet, remainders, p. 146 € 7
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