giovedì 19 gennaio 2017

Il novelliere felice di se stesso

Camilleri è Andrea Camilleri, l’aneddoto di se stesso. A novant’anni ha di che, anche se non è stato in guerra e non ha avuto storie roventi. Curiosità, arguzie, scoperte, memorie, timori, tutto molto d’autore. Gnomico spesso, ma non irritante, filosofico a volte – “l’artista è colui che ha una costante percezione alterata della realtà” (come il folle?). Di vizi vecchi e nuovi, e qualche virtù, cui i molti (suoi lettori) si aggrappano in questi anni pieni di vuoto. Di lettura curiosamente rallentata rispetto al Camilleri narratore, col quale si va veloci: 142 storie compiute e misuratissime, ognuna esattamente di 7000 battute, il vecchio narratore sa essere conciso.
Qui recupera, con qualche pezzullo perduto o tralasciato, la rubrica di “segnali di fumo” che nel 2012-2013 tenne sul supplemento domenicale del “Sole 24 Ore”. In una sorta di prima cronaca del Millennio – la “macchina del fango” è “una delle poche cose che funzionano alla perfezione”. Farcita o confrontata coi ricordi. Di personaggi: Adamov, Orazio Costa, il Siqueiros celebrato di Frida Kahlo. Si parte con l’Europa, che è in guerra e non lo sa: “Le direttive che provengono dalla Ue e dalla Bce assomigliano ai piani srategici di uno Stato Maggiore”, i bollettini di Borsa si attendono “con lo steso timore dei bollettini di guerra di una volta” - guerra dell’Europa con se stessa, si può aggiungere, la statsi o guerra civile permanente che i filosofi riscoprono.
Andrea Camilleri, Segnali di fumo, Utet, remainders, p. 146 € 7

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