“Machiavelli aveva Belfagor come spirito
guida, e anch’io spero nell’inferno”. La parodia? “In fondo Joyce fa la parodia di Omero, Picasso di un intero
museo, e Stravinskij di Wagner”. Il Novecento è “un secolo che si morde la
coda, si apre con le “Maschere nude” e i “Sei personaggi” di Pirandello, con “L’uomo senza qualità””. Bizze, battute e invenzioni di un cavallo di razza, abbastanza
per averne di durature.
Paolo Poli non fu autore, solo attore e
regista. Ma un interprete capace di ricreare i testi. Specie quelli “non
letterari”, non censiti dagli annali, di tante sue memorabili riproposte, dai santini
al genere Carolina Invernizio. Scarlini ne ha compilato un campionario vasto –
non esaustivo, altre voci continuano a uscire, oggi per esempio sulla “Stampa”
c’è un “Maria Callas” – di centocinquanta voci circa.
Poli era fertile di annotazioni, nei
tanti suoi volumi (“Rita da Cascia”, “Carolina Invernizio”, “Telefoni bianchi e camicie
nere”, 1975, “Giallo!”, “Mistica…”, “Giuseppe Giuseppe. Filastroccaio verdiano”…). Scarlini ne ha tratto un campionario tematico. Con molti aneddoti e memorie, di
Roberto Longhi, Emanuele Luzzati, Monica Vitti, Palazzeschi, Pasolini, Moravia,
Fellini, Fo, Penna e tanti altri, tutti fuori ordinanza, dal vivo. “Adamov
venne a Milano per lo spettacolo”, la sua commedia “Paolo Paoli”: “Io gli proposi
di vedere i monumenti, ma lui voleva le puttane”.
Luca Scarlini, a cura di, Alfabeto Poli, Einaudi, pp. 171 € 18
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