Questo è
anche Kafka, un insicuro, un bugiardo. Uno spiritoso, molto. Un impiegato. Un
dandy. Ai venticinque anni, e ancora ai trentacinque, scambiato per un ragazzo.
Un gran disegnatore – è riprodotta la piantina dell’appartamento dove Gregor
Samsa si risveglierà trasformato in insetto. Uno
che bara alla maturità. Che l’impulso sessuale risente come un’ossessione. Beve
birra, e non sa piangere. E a un certo punto fa anche body-building.
Cento pezzi di Kafka divertenti. Assortiti da schizzi e vignette
dello stesso Kafka. Un’antologia
divertente. Ma non giocosa, gioiosa piuttosto. Prodroma di una rilettura di
Kafka, se già non lo è in proprio. Operazione peraltro
legittima, e anzi dovuta, quella di rivedere periodicamente i monumenti, i
classici. Se non altro per rinfrescare la lingua, giacché le traduzioni inevitabilmente
risentono dell’ambiente (letterario, culturale, politico, sociale, mentale…) di
ricezione. La traduzione dei reperti di Stach, di Silvia Dimarco e
Roberto Cazzola, lascia intravedere una scrittura piuttosto diversa da quella
“kafkiana” cui siamo avvezzi.
Una
lettura gradevole, questo “altro” Kafka reincarnato: tutto quello che
l’aggettivo ha cancellato, e il biografo fedele Stach ben conosce, scandito
tematicamente, per meglio imprimersi nell’immagine. Senza scandalo. Tutto
desunto di prima mano, da lettere, diari, note, progetti. L’impulso sessuale
risentito come un’ossessione. L’attrazione-repulsione per le prostitute, con
tante visite in compagnia ai casini, a Praga e a Parigi. Uno che vorrebbe
essere Voltaire. E non sopporta Else Lasker-Schüler.
Veniamo a sapere anche cose importanti, che Stach evidentemente ha accertato nella sua monumentale biografia, in tre volumi, che non si traduce. La più importante è che Franz aveva già scritto al padre, prima della lettera canonica, e aveva sollevato un vespaio in famiglia. E che la lettera canonica era stata in una prima stesura indirizzata a entrambi i genitori. Stach, un
tecnico di formazione, kafkiano da sempre, è anche autore, oltre che della biografia, di un promettente “Il mito
erotico di Kafka”. E di “La sposa di Kafka”, nel quale presenta il lascito di
Felice Bauer, da lui scovato negli Usa, dove era finito. Che non si traducono
neanch’essi.
Reiner Stach, Questo
è Kafka?, Adelphi, pp. 360, ill. € 28
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