La
Bce vigila severamente sui crediti incagliati, o non performing loans: sono crediti più o meno irrecuperabili, e
quindi da defalcare dagli attivi. Per percentuali storicamente e analiticamente
note – e purtroppo, nel caso italiano, della crisi prolungata, oltre il 70 per
cento. Non vigila invece su una voce ancora più consistente degli attivi, sui
titoli illiquidi e sui derivati (scommesse speculative), e più volatile. Anche
perché non c’è in materia serie storica di percentuale solida di recuero – se
non quella fallimentare delle grandi banche americane nel 2007.
È
uno strabismo bizzarro. Più volte e da più parti denunciato, ma mai preso in
considerazione a Francoforte. Come se da questo occhio la Bce non ci vedesse.
Si
è insinuato che il guercismo Bce sia un occhio di favore per la Germania, la
cui maggiore banca è esposta sui derivati. Compensando questo lassismo con la
severità nei confronti delle banche italiane specie contro Mps. Ma il fenomeno
è più vasto: non è l’indipendenza della Bce che è in questione, ma la sua
indipendenza nei confronti del grande potere finanziario.
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