“La vita
sorprende, non la puoi controllare”. “L’amore appare quando meno te lo aspetti”.
Beh? “L’amore più perfetto porta in sé il germe dell’incompiutezza”. Un
tributo, forse all’innamorato e sposo Jacques, che evoca più volte, sempre paziente
con le sua insistenze, quelle della noiosetta della vecchia pubblicità “mi ami?
quanto mi ami?” – lei le chiama insicurezze, ma come si fa a credere una Marzano addottorata alla Normale, con Remo Bodei, professore a Parigi-Descartes a 36 anni, direttore del dipartimento Scienze Sociali alla Sorbona,
deputato del Pd, maestra di saggezza in molti talk-show, insicura? A Jacques
aveva dedicato già “La fedeltà o il vero amore”, e questo forse
spiega tutto, ma che c’entriamo noi - a parte il suono nostalgico della parola (lo stesso Jacques non si sa a questo punto
se invidiarlo, gli fischieranno le orecchie)?
“L’unico amore è quello che viviamo”, e
questo va bene. Poi la filosofa ci racconta il suo proprio amore, e questo, non
da amica, non da narratrice, ma da cosa vista – da donna pratica - con qualche “profondismo”, e questo non va. Molti filosofi hanno parlato dell’amore, in genere non
il loro, insomma in astratto. Qui se ne parla in concreto, ma di Jacques non
sappiamo neanche se è alto o basso, grasso o magro, se filosofa o cucina, la sua devotissima ci parla
di sé. Oppure:
“Ora so che l’amore si nutre anche
di dissenso”, cose così.
Un
capitolo forse del lungo selfie che
la filosofa ha avviato con “La fedeltà” e poi “Volevo essere una farfalla”. Giustamente
premio Bancarella, il linguaggio è semplice. Molto. Troppo. Che la filosofa non ambisca, esaurito il mandato parlamentare, al
posto di donna Letizia? Cioè no, già l’ha avuto, su
Vanity Fair”, prosit. “Quando di amore ce n’è tanto, il resto non importa”.
Michela Marzano, L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore, Utet, remainders,
pp. 207 € 7
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