Salvata
dal comunismo e dalla Russia dal papa polacco, inventato dai cardinali italiani.
E dai soldi di Craxi, via Nerio Nesi e la Bnl Atlanta. Accolta generosamente a
Roma e dintorni nell’esodo verso il
Canada e gli Usa – ricordate l’ingegnere polacco al semaforo, l’inventore del
pulivetro? Avviata al mercato dalla Fiat, in tempi incerti e di nessun mercato
– reddito da spendere. Ora è distante il centuplo delle canoniche mille miglia,
estranea, e in tutto ostile. Non per
partito preso, per incoscienza, e questo è il peggio.
È
la Polonia. Ora patrocina la crociata anti-Fiat dei bavaresi del governo Merkel
con tranquilla indifferenza: la sua commissaria Bienkowska è molto più sparata
del vanitoso Dobrinski. Che dirne?
Non
ci sono praticamente relazioni tra Roma e Varsavia. Come non ce ne sono altre
che tra Varsavia e Berlino e tra Varsavia e Washington. Puntando sul grosso –
cosa di meglio che la Germania e gli Usa – la Polonia è diventata immemore e
anche sprezzante. Che dirne, se non augurarle fornicazioni eterne con questi
due paesi, e buon pro. Ma non sarà così, e quindi bisogna occuparsene.
Si
prendano l’Ucraina e la Russia, il nuovo problema slavo che la Polonia ha
creato. Dobbiamo a Varsavia la disintegrazione dell’Ucraina e la nuova guerra
fredda contro la Russia. Che fa male all’Europa, ma giova evidentemente alla Polonia,
a chissà quali disegni egemonici in terra slava. Per questo la Polonia è ora
saprofita della Germania e suo fedele esecutore. Poi domani Alternative für Deutschland
chiederà indietro la Slesia, e allora la Polonia andrà a Mosca, e si ricorderà
di Roma e di Parigi. Bisogna quindi reagire al suo saprofitismo teutonico
sapendo che domani se ne vorrà protetta.
La
storia non si ripete? Come no, la prima parte si è già ripetuta: la Polonia non
sa stare in pace con se stessa. È dal tempo della “terza guerra di successione al
trono di Polonia”, quindi dalla seconda liceo, che la Polonia si vuole antipatica più che simpatica..
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