Impazzano
i dossier di spie, dop che Obama li ha scatenati. Della Cia contro l’Fbi, di
agenti inglesi, forse doppiogiochisti per conto dei russi, contro Trump.
La
politica occidentale fatta dai servizi segreti, inglesi, americani, magari al
servizio dei russi (troppe spie e ambasciatori inglesi di lungo corso a Mosca,
e si sa quanto gli inglesi amino il doppio e triplo gioco), sarà stata una
delle debolezza della presidenza Obama. A partire dallo spionaggio imbarazzante
sui governanti europei, al caso Assange e wikileaks – e anche alla mancata
chiusura di Guantànamo. Non è onorevole, e anche imbarazzante, che Obama lascia
la presidenza tra gli scandali dei servizi segreti.
L’Fbi è sotto inchiesta da parte del ministro
della Giustizia, cioè di Obama – i ministri americani sono estensioni della
Casa Bianca. Probabilmente su impulso della Cia, che si rilancia da qualche
tempo rilanciando la guerra fredda. Se c’era del marcio nell’Fbi su cui
indagare è impossibile che questo sia avvenuto nell’ultima settimana di presidenza,
di un presidente già in uscita da due mesi.
Questo
è un segno certo di debolezza politica negli Usa, più che la vittoria
dell’improbabile Trump. I corpi separati dello Stato in guerra tra di loro si
erano visti solo in Italia, normalmente sono materia da Terzo mondo, di
intrighi e golpismo.
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