Il reportage
a Radio Rai 3 sull’area grecanica di Bova ampliato e fissato in un centinaio di
foto narrative di eccezionale spessore della stessa autrice, superbamente
impaginate, e in distese conversazioni, riportate al dettaglio, con le
“persone” della comunità. Un pediatra, una novantenne dalla memoria di ferro,
il pastore, una bambina, i celebranti del “suono”, che è festa e ricevimento (musica,
danza, cucina), il fabbro, i giovani, l’apicultore di ritorno, dopo un vita a
Milano. Con tratto colto, e con l’esperienza sul campo maturata come antropologa,
Patrizia Giancotti sa risuscitare un mondo e una cultura.
È una rivendicazione
di retroguardia, quella dei grecanici. Che avevano abbandonato quasi del tutto
la lingua – con poche eccezioni, fra tutte quella di Saverio Siciliano, il sociologo
di Bova Marina che poeta in greco antico (autore di falsi-veri Archiloco
ritrovati) e moderno. A somiglianza delle tante altre comunità del vecchio tema
bizantino, a mano a mano che la latinizzazione s’imponeva. E, nella bovesia,
avevano abbandonato anche il paese, per la Svizzera principalmente, da cui
alcuni ritornano e dove altri aspettano di andare.
L’abbandono
nell’area grecanica attorno a Bova è stato recente, e la protezione europea
delle minoranze europea delle minoranze ha fatto in tempo a consentirne il
recupero. Ma soprattutto, proprio attorno a Bova, lo ha consentito la persistenza
della tradizione, a parte la lingua. In chiesa, specie nelle funzioni pasquali. E in cucina. Quest’ultima recupera fantasiosa la ricercatrice, insieme con il “suono”:
musica, danza, ospitalità. La filoxenìa
è l’ospitalità. Cucinare, mangiare vuol dire accogliere – la madre che cucina,
anche quella che non si siede e non mangia, anzi specie quella, è chioccia, di ospiti,
anche estranei, e familiari, nipoti, fratelli, sorelle, genitori, e i figli sempre,
e il marito: officia un rito, non una dipendenza.
È curioso
che alle falde dell’Aspromonte, altrimenti noto e a volte cupo, si sia conservato
tanto garbo al tratto. Giancotti, che quelle tradizioni aveva gustato bambina
per averle mediate a Torino dalla vecchia nonna, le riscopre con gioia, con la
stessa garbata apertura della comunità.
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