Una
bufala. Che se ha un senso è una provocazione. Ma contro Obama e a favore di
Trump: lo spionaggio russo a favore di Trump non esiste, lo dicono le agenzie
americane di spionaggio. Il rapporto che l’Odni, il coordinamento dei servizi
americani d’informazione, Cia, Bbi, Nsa etc., ha divulgato per la Befana,
è
talmente vuoto che non si sa che pensare - può darsi che le prove ci siano, o almeno gli indizi, ma perché allora occultarle?
Del resto, Trump è Trump, un presidente fuori da ogni regola. Ma una marionetta degli hacker russi, cioè dell’ex Kgb, questo sarebbe solo ridicolo. E almeno per questo il rapporto si salva, per quelo che evita per fortuna di dire..
Del resto, Trump è Trump, un presidente fuori da ogni regola. Ma una marionetta degli hacker russi, cioè dell’ex Kgb, questo sarebbe solo ridicolo. E almeno per questo il rapporto si salva, per quelo che evita per fortuna di dire..
Il
rapporto è presentato come “una valutazione
analitica messa a punto e coordinata tra la Cia, l’Fbi e la Nsa”. Segue la conclusione:
Putin ha ordinato una “campagna di orientamento nel 2016 mirata all’elezione
presidenziale americana”. Con tre scopi: “Indebolire la fiducia nel processo
democratico, denigrare la Segretaria (di Stato) Clinton e danneggiare la sua
eleggibilità e potenziale presidenza”. Ma poi, in tante pagine, non dice né chi,
né dove, né come, né quando.
Si
fa grande caso di RT, una diecina di pagine, la tv russa in lingua inglese,
come se potesse orientare gli americani. Solo che in America nessuno la vede.
RT, dice il rapporto, ha una audience
“di 550 milioni di persone nel mondo, e di 85 milioni negli Usa”. Che sono il
pubblico a cui RT si rivolge, quello che potrebbe raggiungere con la sua presenza
nell’etere, ma gli ascolti, in America come altrove, sono bassissimi. Nielsen, che
ha analizzato 94 programmi di notizie via cable-tv negli Usa, da dicembre 2014 a marzo
2015, i 94 più seguiti, non ci ha mai trovato RT.
RT
inoltre avrebbe influenzato gli americani con un programma, “Breaking the set”,
dismesso nel 2014. Mentre i suoi commentatori più seguiti, tutti americani, si
sono distinti in campagna elettorale per criticare Trump.
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