Diritti – Amy Schumer, attrice
comica televisiva, ha strappato 9 milioni di dollari come anticipo al gruppo
editoriale Usa Simon & Schuster per il suo ultimo libro, “The girl with the
lower back tattoo”. Dove, è vero, si mostra in copertina nuda di schiena.
“Da noi
procaccia dollari l’inchiostro”, aveva ragione Ketty, l’americana giovane legnosa
–“le mammelle assenti… \ vergine folle da gli error prudenti” - che Gozzano si
ritiene in dovere di corteggiare in India. In Italia invece alimenta “una casta
felice d’infelici”. Nei diritti – il
capitale – è l’essenza della letteratura, tra creativa e di riporto?
Editoria – Era un fatto intellettuale
non molti decenni fa, ancora negli anni 1970: di letterati, storici, filosofi,
scienziati, cultori del tempo libero- Ed era un male, era risentito come un
male, perché i libri si vendevano poco e male. È ora specializzata nella
vendita. Ma all’accesso opposto, del “tutto
subito”, il best-seller della prima o seconda settimana. Operazione per la
quale all’editore si richiedono speciali qualità di marketing, in libreria e
fuori, e di comunicazione media. È un settore prettamente commerciale – anche la
scrittura vi è subordinata: si scrive quello che sul mercato va, e come va sul
mercato.
Gozzano – S’illustra Gozzano in
copertina con “La cocotte” di Monet (Feltrinelli), che è datata 1875 ma è di un
mondo prima – la cocotte di Gozzano è una ragazza che gioca alla seduzione non una
che riceve in casa, civetta e non affarista. E con specchiera di un secolo fa, ricoperta di trine e
galette (Sellerio). Mentre se ne afferma la modernità. Lo si confeziona antico
per non venderlo? I lettori di poesia sono lettrici di una certa età, comunque
nostalgiche?
Metastasio - Wagner dice Metastasio “il più accomodante
dei servi”, ed è vero, per troppe cose Wagner è insopportabile.
Mogli – “L’autore è sua moglie” ritorna, esercizio che sembrava in
disuso, dopo i casi celebrati di Orwell e Terzani – dopo un po’ di scandalo,
che non fa male. Ora riprende quota con Francis Scott Fitzgerald: Francis
Scott Fitgerald era sua moglie Zelda, le saccheggiava i racconti, e poi la rinchiudeva
tra i matti.
Ma non è
una novità, Fitzgerald è da tempo una colonna del gossip. Che è ormai un dossier robusto. Ci sono le mogli di Brecht,
alle quali egli rubò versi e idee, la moglie di T.S.Eliot, che le poesie gliele
scriveva, Zelda Fitzgerald in altro assetto, la moglie snob che invidiava il
marito, quella di Cesare ignota, la contessa Tolstaja naturalmente, e le donne
triestine di Montale, alle quali il Poeta avrebbe rubato immagini e suggestioni.
Un capitolo a parte è la moglie di Remarque, che dopo avergli rivisto “Niente
di nuovo sul fronte occidentale” e scritto l’ultimo capitolo, lo lasciò per il
muscoloso Ruttmann, il regista. C’è anche la “Zuleika” di Goethe, Marianne
Jung, coautrice del “Divano”, per essere riuscita a sottrarre al grande vorace
alcune ottime poesie e a pubblicarle in proprio. Senza dimenticare Sibilla e
Quasimodo, con Cardarelli, Asja e Benjamin, Frida e Trockij - le segapalle.
Anche la moglie di Omero sarebbe niente male, chissà quante gliene ha raccontate,
se non che c’è l’Omero donna, almeno uno, di Samuel Butler.
Non
ci sono invece mogli di artisti. Neanche di filosofi. Non si può vivere evidentemente
– immaginare che si possa vivere - accanto a uno che pensa, sempre all’opera,
anche quando dorme. A un monumento, che immagina e non conversa. Kierkegaard
giustifica la sua bizzarra raccolta di prefazioni a libri che non ha scritto
col pretesto che la giovane moglie non vuole che scriva, che si vuole tradita
dai suoi progetti di libri peggio che da un’amante. Ma Kierkegaard non aveva
moglie.
Ariosto
chiede serio alla seconda strofa il permesso, dopo aver ricordato Orlando, “che
per amor venne in furore e matto”: chiede a “colei che tal quasi m’ha fatto”,
l’amante Alessandra, “che ’l poco ingegno ad or ad or mi lima”, un po’ di pazienza.
Sherlock
Holmes andrebbe bene donna, moglie di Conan Doyle, travestita naturalmente –
andrebbe bene allo scrittore, e spiegherebbe molte cose, a cominciare da
Watson, acume compreso.
Opera – È mediorientale prevalentemente.
In quantità se non in qualità. L’opera in musica, il melodramma. Specialmente
agli inizi del genere, ma fino a tutto l’Ottocento. Sulle tracce della
letteratura d’evasione, dei primi romanzi - seriali:
“Artameno il gran Circasso”,
8.500 pagine, dieci volumi, “Almahide
la schiava regina” otto, “Ibrahim
il gran Bassa” quattro.
Semiramide
è protagonista di almeno un centinaio di opere in musica. Il solo Metastasio ha un catalogo interminabile di e
sul Medio Oriente – se ne può dire anzi uno specialista preventivo: “Adriano in Siria”, “Alessandro nelle Indie”, “Achille in Sciro”, “Demetrio”, “Zenobia”, “Ciro”,
“Artaserse”, “Didone” e “Catone in Utica” (la questione mediorientale copre anche il Nord
Africa). Coi tanti Antigono, echi della maschia Antigone di Sofocle, Armide,
Zaire, Zaide, Zelmire e Giuditte trionfanti – che però è un altro genere: l’amante
nastratrice è universale. Händel gli fa concorrenza, anche lui operista fluviale:
“Almira”, “Radamisto”, “Giulio Cesare in Egitto”, “Alessandro”, “Siroe”,
“Jephtha”, “Serse”, “Tolomeo”, “Esther”,
“Berenice”. Anche Mozart ne fu
contagiato: “Idomeneo”. “Thamos re d’Egitto”, “Mitridate re di Ponto”, “Zaide”,
“Il re Pastore”, “L’Oca del Cairo”, “Il ratto del serraglio”. Di più Rossini,
che però fu più prolifico: una “Semiramide” ovviamente, “Demetrio e Polibio”, “Ermione”,
“Adina”, “L’italiana in Algeri”, “Maometto Secondo”, “Il Turco in Italia”, “Armida”,
“L’assedio di Corinto”, “Aureliano in Palmira”, “Ciro in Babilonia”, “Mosé in
Egitto”, rifatto ampliato in “Moïse et Pharaon”, “Ricciardo e Zoraide”, “Zelmira”.
Redattore – Quello editoriale – l’editor
di tante saghe americane – si celebra in Italia dacché, da una ventina d’anni
ormai, non ha più una funzione. Se non fiutare il filone commerciale di
successo e le proposte che vi si adeguano. Mantiene la funzione classica del
nome, ma in quanto riscrittore o adattatore delle “proposte d’autore” al tema e
al linguaggio del momento. Una sorta di “negro” all’inverso: ci mette l’opera
ma non il nome.
Se si ristabilisse un clima giuridico, o anche solo sindacale,
di protezione del lavoro, molte cause celebri potrebbero vedersi promosse sui
diritti dei migliori best-seller, tutti palesemente opera redazionale.
Tramine – Quelle dei film sono straordinariamente (quasi) tutte fasulle. Non ci danno nemmeno per caso. Nessuno vede i
film che sintetizza – basandosi su comunicati stampa? Non si sa sintetizzare
una storia in poche righe? Si fanno sbagliate di proposito, ma a che scopo? Ma
è spesso inaffidabile, in fatto trame di
film, anche wikipedia. E allora?
letture@antiit.eu
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