Da Ponte – Ha un punto di vista “femministo” (si diceva per femminista
di un uomo). Da puttaniere. Ma da
magnaccia più che da frequentatore di bordelli: uno che gli uomini li osservava,
nell’atto come dice in tedesco, e le donne.
Galileo – Ancora
vittima come opportunista del “Galilleo” di Brecht? Che però Brecht dovette
rifare più volte, non riusciva a ridurlo – senza contare che, se c’è stato un intellettuale opportunista,
questo è stato Brecht, che scelse la Germania comunista col conto in Svizzera (e
il passaporto, che la Svizzera dà solo ai conti opimi).
Nasceva destinato alle arti e le lettere. Lo stesso anno di
Shakespeare, il giorno in cui moriva Michelangelo – non lo stesso giorno, una
settimana dopo, ma piacque confondere le due date. Fu anche cresciuto e
istruito nelle arti liberali: musica, disegno, poesia, retorica. Nasceva anche
da un padre musicista, Vincenzo, liutaio e teorico della musica, che il figlio
ammirava, uomo di vaste cognizioni – la madre era anaffettiva e anche avara
(provò a vendere il “segreto” del telescopio). Un uomo a
tutti gli effetti del Rinascimento, niente in lui del suo secolo, secentista e
scientista.
Il centenario della nascita, in comune con Shakespeare, è
passato senza novità. E nemmeno interesse. Non, però, nel mondo anglosassone,
che lo ha celebrato con nuove biografie e nuovi studi: “Galileo’s Muse” del
fisico e matematico di Harvard Mark Peterson, una nuova biografia, “Galileo”, dello
storico della scienza di Berkeley John L. Heilbron, e ben due ricerche dello
storico canadese Thomas F. Mayer, “The Trial of Galileo”, e il più ampio “The Roman Inquisition: A Papal Bureaucracy
and Its Laws in the Age of Galileo”.
Lo scrittore
Adam Gopnik ne lega la libertà intellettuale, in un’età pure di controlli e
censure, in Italia, all’educazione musicale: “Il giovane Galileo prese per
dovuta la libertà intellettuale concessa ai musicisti del Rinascimento. L’Inquisizione
era tutta orecchi, ma non ai concerti”.
Collaboratore
del “New Yorker”, in un saggio sui nn. dell’11 e 18
febbraio 2013 delle rivista Gopnik lega Galileo – fertilità, eleganza, amoralità – al Rinascimento:
“Parte del genio di Galileo
fu di trasferire lo spirito del Rinascimento italiano nelle arti plastiche alle
arti del calcolo e dell’osservazione. Assunse la spinta competitiva, empirica, con
cui i pittori fiorentini avevano guardato al mondo e la usò per scrutare la notte
il cielo”. Con “le abitudini intellettuali di dubitare dell’autorità e provare”.
Il “Dialogo dei massimi
sistemi”, che pure ha punte ardue di filosofia, Gopnik dice “il classico di
scienza più divertente mai pubblicato”. Con “ogni strumento dell’Umanesimo
rinascimentale: ironia, teatro, commedia, sarcasmo, punte polemiche, e una
specie speciale di poesia fantastica”. In una prosa difficile da rendere in traduzione,
ma con “passaggi che sono ancora divertenti, quattrocento anni dopo”.
Galileo è anche
autore di saggi letterari sempre notevoli. E di una vivacissima corrispondenza,
specie con gli altri scienziati, Tycho Brahe e Keplero.
Lager – Lo storico Capogreco s’indigna sul “Sole 24 Ore” che i
campi d’internamento degli stranieri in Italia durante la guerra siano chiamati
lager o campi di sterminio. Ma il giornale lo illustra con la didascalia fotografica
“Lagerkapelle nel campo di Ferramonti”.
Non erano lager, insiste Capogreco, semmai la vecchia pratica
italiana aggiornata del confino amministrativo, per motivi politici o di ordine
pubblico. Ma no: è – era – prassi internare in guerra i cittadini dello Stato
nemico. L’internamento non lo dispose il solito Mussolini capriccioso, si
fece in Francia per i tedeschi (ebrei compresi, quelli che avevano cercato rifugio
in Francia…), in Gran Bretagna per italiani e tedeschi (ebrei tedeschi compresi, se non
abbastanza ricchi), negli Usa per italiani, tedeschi e giapponesi.
Mogli – Il repertorio si arricchisce delle mogli che erano il marito
scrittore. Dopo che il “New Yorker” a fine 2015 vi ha annesso quella di Kurt
Vonnegut, l’intrepida Jane. E “La Lettura” a fine 2016 Zelda, da cui Fitzgerald
avrebbe preso molto, inteso come scrittura – salvo poi rinchiuderla in una
clinica per pazzi (perché non potesse parlare creduta? o effettivamente
stremata dai furti?). Ora “Sette” opina che Bontempelli debba molto alla
moglie, scrittrice in proprio, Paola Masino.
Le mogli classiche
autrici invece dell’uomo erano Sonia Bronwell, sposa di Orwell vedovo, la
moglie di T.S.Eliot, la ballerina Vivienne Haigh-Wood – che pii anche Eliot
fece ricoverare in una clinica per pazzi. Quella di Terzani, sua curatrice appassionata,
Angela Staude. Più le varie donne, non mogli, di Brecht – il cambiamento di
partner si è anche voluto coincidere in Brecht con i cambiamenti nella sua
poesia e drammaturgia.
E Sylvia Plath con Hughes, il “poeta
laureato”, che poi la portò al suicidio coi tanti tradimenti? C’è da indagare.
Qui si può individuare l’origine del gaslighting,
che si conia in America per dire il marito che induce la moglie a credersi folle,
dal film di Ingrid Bergman, “Gaslight” – in italiano “Angoscia”. E le mogli di
Hemingway? E quella di Moravia, tutt’e tre scrittrici? Forse per questo molti
scrittori non si sposano, non per onanismo.
Il problema può essere l’inverso, della moglie che deve qualcosa al marito? Per esempio “Elena Ferrante” a Starnone.
Neuroscienze
– “La
corteccia cingolata anteriore dei liberali ha più materia grigia di quella dei
conservatori, che invece ne hanno di più nell’amigdala”, John Jost giunge a
questo risultato oggi sul “Sole 24 Ore”.
E non è una buona cosa. Il neuroscienziato infatti opina: “È pensabile
che un giorno le differenze nelle dimensioni dell’amigdala potranno spiegare perché
i conservatori più spesso dei liberal descrivono come «altamente minacciosi»
un’ampia gamma di nazioni, leader, gruppi ed eventi”. Forse, perché no – tutto è
possibile.
Sempre sul “Sole 24 Ore” domenicale Pietro
Pietrini argomentava qualche tempo fa che “gli psicopatici hanno uno scarso
controllo del comportamento dovuto a danni alle aree prefrontali del cervello”.
Settecento – È il Millennio. Più che non l’Ottocento, pratico costruttore –
sicuramente più che non il Novecento ideologico e calligrafico (avanguardie,
arte per l’arte, ermeneutismo): Da Ponte, i philosophes,
il vagabondo Sterne che si ripropone. Anche il Seicento in parte: molto siamo
Molière, tartufi, malati immaginari, avari, e borghesi gentiluomini (le donne
saccenti non si può dire, però).
letterautore@antiit.eu
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