Prima
di andare Obama: 1) accelera lo schieramento “Atlantic Resolve”, delle truppe
americane, canadesi, tedesche , francesi e inglesi nei paesi baltici, 2) mette
l’Fbi sotto inchiesta per avere indagato sull’uso incorretto della posta
elettronica alla segreteria di Stato, 3) fa accusare la Fca, all’ultimo momento
utile, prima dell’uscita dalla Casa Bianca, e dell’avvicendamento al vertice
dell’Epa, l’Agenzia per l’ambiente.
È
questa una vendetta politica? È Fca colpevole di essersi schierata con Trump in
materia di investimenti, in America meglio che fuori? Gli investimenti non si
fanno in un giorno, a capriccio dei capi, e a perdere, e non sono comunque
sanzionabili.
È
un Obama vendicativo che esce dalla Casa Bianca. Non ci sono precedenti di presidenti
così attivisti nel rendere la vita difficile al successore del partito avverso.
Non Lyndon Johnson con Nixon nel 1968, non Bush sr. con Clinton nel 1992, non
Clinton con Bush jr. nel 2000.
È
un Obama ferito. Si vede anche dal patetico di cui ha infiorettato l’ultimo
discorso pubblico: non un bilancio orgoglioso di quanto ha fatto ma un appello
ai buoni sentimenti. Ferito dalla sconfitta elettorale, che è stata di Hillary
Clinton, ma in grande misura è una sconfessione della sua presidenza.
Ma
è questa la novità nella costituzione (di fatto) americana, non l’elezione a
sorpresa d Trump: un ex presidente che vuole creare problemi al successore, cioè
all’America.
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