Commuove
il discorso di addio di Obama. Che però lascia il mondo nella guerra fredda. Quella
da lui stesso sferrata contro la Russia. Su nessun’altra base che intrighi spionistici,
quelli da cui ogni capo di Stato si tiene alla larga.
Non
se ne parla, ma quella aperta da Obama contro la Russia è proprio una guerra
fredda. Preparata con l’apertura di diecine di basi
terrestri e aeree negli ex paesi dell’Est. Rafforzata con nuove basi presto
operative in Polonia e Romania (Usa), Lettonia (Canada), Lituania (Germania),
Estonia (Francia e Gran Bretagna). Sferrata dopo la débâcle
elettorale – che è di Hillary Clinton, partita sicura vincente, ma più del presidente
uscente che la patrocinava – e non durante,
come avrebbe dovuto se la Russia effettivamente interferiva con le elezioni. Uno
scontro deciso con una motivazione risibile (v.sotto). Che riapre la corsa al
riarmo atomico, dormiente da trent’anni. In un periodo di transizione, anzi una
settimana prima di lasciare la Casa Bianca.
Di
guerra fredda ha parlato il ministro della Difesa di Clinton, William Perry, col sito “Politico”: “Stiamo
avviando una nuova guerra fredda. Sembriamo sonnambuli sonnambuli lanciati in
una nuova corsa all’armamento nucleare”.
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