Non si
comprano più i giornali ma si comprano i libri che ne fanno le veci: inchieste,
personaggi, rivelazioni, Nuzzi, Saviano, Fittipaldi, Romano quelli che
riempiono oggi le librerie. Si comprano in gran numero, in massa, anche se
costano, e poi si buttano. Non è la voglia d’informazione che manca. Di
analisi, di inquadramento.
Trump è
un nemico facile, incontinente quale è – un comico lo smonterebbe, da solo. Ha
per questo critiche unanimi, ma tutte di un certo tipo, altezzose: i suoi collaboratori
sono trafficanti, disonesti e incompetenti, le donne della sua famiglia poco di
buono, suo figlio un ritardato. Fatte cioè
per dargli consistenza: umanità, compassione. È il pregiudizio che perde la
sinistra, la presunzione.
Trump ha
preso già decisioni di forte impatto, nazionale e internazionale. La sospensione
dell’Obamacare. La rinuncia al Trattato Trans-Pacifico – cui seguirà l’abbandono
del Trattato Trans-Atlantico. Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di
Israele. Ma di lui continuiamo a leggere facezie. Comprese ora quelle del
figlio piccolo.
Dobbiamo credere
che Trump tornerà al protezionismo? L’opposto della globalizzazione che è stata
la strategia e l’arma letale degli Stati Uniti in questi ultimi trent’anni. Una
cambiamento epocale, una rivoluzione, etc. Con riflessi non solo sulla produzione
e il commercio ma anche sulla difesa, gli armamenti, gli assetti
politico-militari. Dovremmo quindi saperlo ma nessuno ce lo dice. Nessuno parla
con lui, con i suoi ministri, con i suoi consiglieri. Facciamo gli struzzi.
E che
dire dell’entusiasmo per Trump a Wall Street e dintorni, dove la
globalizzazione è stata escogitata e imposta? Questa America resta un mistero,
che pure è così tanto dichiarata.
Non dà
tregua a Trump “la Repubblica”: “Non è andato propriamente a tempo, Trump, nel
ballo di rito. Sulle note di “My Way” di Sinatra, il presidente ha fatto
rimpiangere il debutto danzante degli Obama nel 2009”. Il fronte della
resistenza in pista da ballo.
L’albergo
della morte era abusivo, afferma Sergio Rizzo sul “Corriere della sera”. Cioè
no, c’è stato un giudizio e il tribunale aveva assolto l’albergatore.
Non c’è
la disgrazia, c’è la colpa. Questo è umano. Ma perché i giornali devono essere
corvi?
Non è
tutto, argomenta il “Corriere della sera”: la Procura che accusava
l’albergatore di Rigopiano non ha fatto appello contro l’assoluzione perché la
causa andava in prescrizione. Quante colpe in questa slavina: pure la
prescrizione.
Dalla prima ora della valanga sull’albergo
di Rigopiano la Procura di Pescare s’è
fiondata a razzo a denunciare la colpa dell’imprenditore-proprietario della
struttura, che pure ci ha lasciato la pelle. Ogni giorno un profluvio di reati,
ipotizzati. Un volta si chiavano avvoltoi.
Sono gli stessi giudici che han
promosso, e ottenuto, la condanna a sei anni dei sismologi e gli altri
scienziati, che non avevano previsto il terremoto dell’Aquila? Sui terremotati
d’Abruzzo le disgrazie non finiscono mai.
Ma non si potrebbe trovare qualcos’altro
da far fare a tutti questi giudici abruzzesi?
È assordante il silenzio del Pd
dopo il referendum. Di Renzi specialmente, che fino al giorno prima ingombrava
i media. Ma anche del partito, di tutto il partito – D’Alema voleva prendersi
la scena ma è rimasto ridicolmente solo. Hanno votato contro, e ora sono
rintronati dal botto. Una nuova categoria di suicidio: ingombrante.
Laude
Il
politico consumato
Dormiva
della grossa
E
pesci non pigliava
Né
Crozza lo aiutava
Con
la sua possa.
Se
solo come un cane
E secco
come la morte
Buon
viso s’arrendeva
Di
buzzo buono a fare
A
cattiva sorte.
Il
rischio è sempre quello
Dello
astensionismo
della
società civile
che
più oggi non sa
pigliare
i pesci.
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