Le
assoluzioni degli ex ministri Guidi e De Girolamo, dopo quella del sindaco
Marino, e di Penati, Errani, De Luca, fanno massa. Non sono errori, che possono capitare, sono un metodo. I
succedono infatti senza autocritica, né degli inquirenti, né dei media che i
tre casi hanno magnificato.
La
cosa è da tempo nota come asse media-giustizia. A cui però si impedisce di
porre rimedio.
C’è
un distinta volontà di impedire la politica e il governo. Nel nome, si dice,
dell’onestà. Ma in questi tre casi, e in molti altri, la disonestà sta
nell’asse stampa-giudici.
È
sempre il partito della crisi che governa l’Italia. Nell’interesse degli
editori, e delle banche con cui gli editori turpemente intrecciano, evidentemente
– oltre che delle carriere dei giudici, da un trentennio legate al terrorismo. Ma
c’entra anche il giornalismo, la cosiddetta deontologia professionale.
Agli
inizi del giustizialismo, si diceva che dire la verità avrebbe gatto grandi i
giornali. I giornali invece si son rimpiccioliti, e dunque con gli scandali non
dicono la verità?
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