domenica 26 febbraio 2017

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (318)

Giuseppe Leuzzi

Garibaldi fu un brigante, anche lui? Come non pensarci? I bersaglieri gli spararono ai Piani di Aspromonte, e lo arrestarono.

“Bossi odia tutti i meridionali (e se percepisce poi uno stipendio pagato anche con le tasse dei meridionali, questo è proprio il capolavoro della malevolenza, dove all’odio si unisce il piacere del danno e della beffa)”. Questo Eco scriveva nel 2011 (“Pape Satàn A leppe”, 246), ora magari Bossi è mite, la mano dell’irruenza è passata a Salvini. Che, non essendo senatore né ministro, non percepisce lo stipendio dai meridionali. Ma il suo partito sì, è ben spesato.
Lo fu anche la famiglia di Bossi.

Il caso Tifanny ha avuto un seguito, la pallavolista brasiliana che è stata uomo ingaggiata dalla Golem Palmi. La Delta Informatica Trentino, che Tifanny ha personalmente e quasi da sola sconfitto, medita ricorso. Ma più di tutti protesta la Millennium Brescia, prossima avversaria del team palmese. Come è giusto per una città leghista.

Protesta con Tifanny alla Golem Palmi per la Millennium Brescia un dg di nome Catania. Il leghismo non ha confini. O: il Sud è terra di quisling.

La linea della palma
Scandalo e sconcerto a Milano perché un ragazzo ha dato fuoco a una palma, giornali e tg allarmati, invocazione all’esercito, e i soliti “chi c’è sotto” e “a chi giova”. Anche a casa mia i ragazzi hannp dato fuoco a una palma, e non è successo nulla. Si può dire che una casa in Calabria non è piazza Duomo a Milano – la palma bruciata era situata in piazza Duomo. Ma l’incendio davanti casa non era più pericoloso che sulla grande piazza lapidea? Il Nord è per questo inarrivabile: si protegge anche nelle virgole.

O lo scandalo nasce perché le palme in piazza del Duomo le ha volute Starbucks, la multinazionale del caffè, come messaggio promozionale del prossimo sbarco a Milano? Dev’essere così, lo scandalo lo alimentano i Moratti, che sono soci del caffettiere americano nei suoi progetti di macdonald’s del caffè in tutta Italia.
Il ragazzo che ha dato fuoco alla palma è venuto a proposito, per tenere vive le palme-caffè Starbucks qualche altro giorno, dopo quelli dello scandalo per le palme in piazza Duomo. Ma Milano non  ha bisogno di conferme, sa fare gli affari. 

La palma è stata incendiata di notte, che la fiamma splendesse, all’ora dell’uscita dai cinema del centro. Quindi fotografata molto e postata sui social network. Senza chiamare il 112 o il 113. No lo allertano nemmeno i pompieri, quando intervengono a incendio spento. È per questo che la proprietà il giorno dopo si è mobilitata, con  suoi apparati di relazioni pubbliche, per far nascere lo scandalo. Oportet ut scandala eveniant.

Ma le palme in piazza Duomo sono piantate o soprammesse - se ne parla come di installazione estetica? Se piantate, non si è alterato l’assetto lapideo e la ceduta sgombra di piazza duomo? Fosse successo a Reggio Calabria…. Se sovrammesse, perché sacrificare le palme a una promozione pubblicitaria? Ma di queste cose i protettori dell’ambiente non chiedono conto a Milano, il business  è sacro.

Sciascia, che ha inventato la “linea della palma”, la corruzione che dalla Sicilia sale invasiva, ne sarebbe deluso. L’ottimo Daverio spiega che le palme si Milano non sono quelle arabe e mediterranee – le vittime “del punteruolo rosso, il temibile Rhyncophorus ferrugineus, stupidamente importato da vivai a basso prezzo dall’Egitto dove è endemico”. No, le palme del Duomo sono quelle nobili “dei giardini di fine Ottocento in Inghilterra come nell’Italia del Nord”, e vengono dalla Cina”. Oggi paese racé. C’è palma e palma.

Pentiti impuniti
I pentiti sono delatori, anche nella forma ora legale di “collaboratori di giustizia”. Delatori, è questa la novità, ora ampiamente remunerati, anzitutto con la cancellazione dei delitti, e poi coi soldi, molti. Nei casi di mafia e in quelli di corruzione. In troppi casi anche pentiti di comodo, manovrati da sbirri, ancorché giudici – troppi pentiti si son mostrati inaffidabili in dibattimento, alcuni scopertamente montati dalla pubblica accusa.
Eco va al cuore del fatto, nella riflessione “Chiedere scusa” (ora in “Pape Satàn Aleppe”): “Una volta chi si pentiva delle sue malefatte anzitutto riparava in qualche modo, poi si dedicava a una vita di penitenza…. Oggi il pentito si limita a denunciare i suoi ex compagni, poi o gode di particolari cure con nuova identità in confortevoli appartamenti riservati, o esce in anticipo dal carcere e scrive libri, concede interviste, incontra capi di Stato e riceve lettere appassionate da fanciulle romantiche”. Il crimine (la furbizia, la sopraffazione) viene celebrato legalmente, e anzi portato a modello.
L’impunità è al Sud l’origine del crimine. Molti criminali sono intoccabili perché protetti dai CC. E sono protetti perché sono informatori. In genere a danno delle persone oneste.

Sicilia
Tutto e solo siciliano era Cagliostro, il Grande Rimosso.  Brillante, cosmopolita, avventuriero dello spirito, Chiacchierone, autodistruttivo.

Succede in Sicilia, succederà in Italia.Vi indulge anche Sciascia, che pure ha visto il mondo ed ha genio posato.
È superbia normalmente teutonica, delle macchine come della follia – si dice(va) di Hitler, un’eccezione anch’essa tedesca, perché “tutto avviene in Germania”. È l’illusione dei perdenti, e rose anche quello che li perde.

Si distende parallela al corso del sole, che è il corso della civiltà.

In “Inseguendo un’ombra”, storia di un avventuriero del Quattrocento, un ebreo di Caltabellotta, convertito, truffatore, violento, cabalista, pedofilo e stupratore (“il suo dolore è il mio piacere”), Camilleri fa i siciliani-siciliani non d a meno: non c’è giorno che non facciano un pogrom nelle giudecche dei loro paesi. Ch non è vero, non c’erano pogrom, e nemmeno appropriazioni indebite.
Ma l’ebreo, seppure tarato dalla conversione, è sempre più cattivo del priore o vescovo più cattivo.

Si ricorda Nino Buttitta in morte, l’antropologo, come un flâneur. Come il fratello maggiore Pietro, lo scrittore. E come il padre Ignazio, il poeta. Curiosi e disincantati, di mille risorse, potenziali. Pigri. Il capitale della Sicilia, intellettuale, è inespresso per lo più, e si bea di esserlo.

In spregio a Trump, va sotto attacco Taormina per il vertice del G 7 a maggio. Comincia “L’Espresso” con una cannonata pesante campale. Nulla di che: l’ossessione americana della sicurezza, le strade strette, le promesse di Renzi che poi è scomparso, e anzi “di imprese legate a Cosa nostra, in effetti, chi arriva in città non vede nemmeno l’ombra”. Ma il tutto montato a effetto, tanto nessuno legge i pezzi – il titolo, a mezza pagina, è “Il gioco dell’appalto”. E, soprattutto, quanti “esecutori volenterosi” con la voglia di scandalo a livello locale.

A Buttafuoco che, come Pif, dà la croce a Crocetta, il presidente della regione, Cazzullo dal “Corriere della sera” ha buon gioco a intimare: “I siciliani piangono seduti su un tesoro: che lo aprano”.

Il tesoro gli viene anche facile da enumerare: “L’isola più bella del mondo, con mosaici bizantini che neanche a Bisanzio, templi e teatri greci che neanche in Grecia, cattedrali normanne che neanche in Normandia, vulcani attivi a strapiombo su spiagge caraibiche, e mari caldi da Pasqua ai Santi”.  E l’agricoltura, tutta primizie e specialità? E la cucina? E le nanotecnologie? E la microelettronica?


È difficile immaginarla. Immaginarne il presidente Crocetta che va oggi a “Domenica In” su Rai 1, e alle famiglie italiane riunite spiega che la sua è “una delle regioni più canaglie d’Italia”.

leuzzi@antiit.eu

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