Sottovoce, con
una lettera circolare simile alle mille altre inutili che affollano ogni invio
di fattura, non evidenziata anzi annegata nel plico, Tim ha raddoppiato il
canone telefonico del fisso. Semplicemente trasformando il canone in una
“offerta”, Tutto Voce, che forfettizza le chiamate. Nel silenzio acquiescente,
e anzi compiaciuto, dell’Agcom, l’Autorità per le Telecomunicazioni: il mercato
è libero, l’utente può scegliere un altro operatore (che in molti luoghi non c’è),
eccetera.
In alternativa
Tim offre la vecchia soluzione, canone più chiamate, a 19 euro. Al mese. Con un
aumento di poco meno del venti per cento del canone. E le chiamate tariffate a
dieci centesimi al minuto, più Iva, un euro una breve conversazione. Il doppio
di prima. Tutto lecito: è il mercato libero.
Il costo
raddoppiato del telefono fisso è generalizzato, Infostrada e gli altri operatori
si sono adeguati, inutile cercare un altro operatore. Ma non ne abbiamo avuto
notizia: non è un aumento tariffario, è il mercato, è l’offerta.
Si paga anche,
senza che ne sa stata data notizia, un canone sulla visibilità delle chiamate.
Modesto, di 2 euro a bimestre. Ma è la regola del “pizzo”: fottere il prossimo.
Nessun servizio è fornito per questo “servizio”, la visibilità è data dall’apparecchi fisso che l’utente deve procurarsi a sue spese - se ne trovano anche a 24 euro, ma a tempo indefinito, non annualmente.
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Le domande necessitate
dalla privacy per l’apertura di una carta di credito Cartasì sono del genere:
dove lavora o ha lavorato, in quale provincia, da cosa tra i suoi redditi, usa
la carte più per acquisti in negozi commerciali oppure online oppure per
anticipo contante? Cosa c’entra con la privacy?
Cartasì potrebbe risparmiarsi un apposito call
center.
L’aumento di
capitale Unicredit costa mezzo miliardo di consulenze.
La
differenziata costa a Roma 250 milioni l’anno. E ne comporta in entrata solo 8.
Un “sacrificio” ai riciclatori, nel nome dell’Ecologia.
Si porta testimone
d’accusa a Mafia Capitale, dopo l’arresto, l’imprenditore Cristiano Guarnera
che ha costruito a Roma l’incostruibile. Sempre sopravanzando le leggi, i regolamenti
comunali, e le denunce, civili e penali. E ora che ha tutto sotto sequestro continua
a costruire e a vendere. In combutta, almeno in un paio di cantieri, col
Vicariato, che assiste e gestisce a Roma le proprietà dei religiosi.
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