Il “New
Yorker”, benché radicalmente anti-Trump, ha dubbi sul rigetto dell’ordinanza
anti-immigrazione da parte del Ninth Circuit Court of Appeals.
La decisione si
poteva prendere su azione, per “offesa di fatto”, di una vittima dell’ordinanza.
Mentre la Corte si è pronunciata su ricorso di due Stati, Washington e
Minnesota, che non vi hanno titolo e non hanno dato ragioni specifiche
all’azione intentata.
L’ordinanza
rientra in pieno nei poteri costituzionali del presidente: è il caso di
“entrata di stranieri o di ogni classe di stranieri negli Stati Uniti (che)
sarebbe dannosa agli interessi degli Stati Uniti”. La Corte d’Appello non ne
dice niente.
La Corte non
distingue tra possessori di visto d’ingresso, oggetto dell’ordinanza, e possessori
di green card, o “residenti
permanenti”.
La Corte ha
trovato l’ordinanza incostituzionale “perché era intesa a sfavorire i
mussulmani”. Mentre l’ordinanza si riferisce a sette Stati, e non alla
religione. I sette Stati sono a maggioranza mussulmana, ma il divieto di
entrata non distingue il fattore religioso. Che qualche Stato, si può
aggiungere, per esempio l’Iran, si definisca mussulmano, questo va contro i
principi costituzionali validi negli Usa.Va aggiunto anche che la giurisprudenza è sempre stata a favore dell’esecutivo nelle quesioni territoriali e di protezione delle frontiere.
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