I Medici a
Firenze, le Alpi con le aquile, le ragazze in convento, un don Matteo
sicuramente in arrivo, e ora Studio Uno. È arrivato Renzi a Roma e di colpo la
programmazione Rai prima serata è diventata Bernabei. Un altro toscano – lui o i
suoi figli pari sono: la ricetta è sempre quella, la nuova Rai è la vecchia Rai. In alternativa c’è sé solo
“Pizzofalcone”, della Clemart di Gabriella Buontempo, più nota per essere stata la
moglie del finiano-belusconiano Bocchino, ma “figlia”, dice su facebook, “di un’importante
famiglia di socialisti napoletani”. “Schiavone”, proprietà di Magnolia, dell’oggi
sindaco di Bergamo Gori, un renziano anche lui. E “Montalbano” di Carlo Degli
Esposti, l’unico salvato dell’ancien
régime - troppo bravo, impossibile da sloggiare.
Un successo,
per la Rai. Ma la Rai è lo specchio del Pd, che invece ne soffre. Delle due anime
del Pd. Del trappolone in cui Berlinguer ha cacciato l’Italia in mancanza di
idee – comunisti e democristiani uniti nella lotta, come no: l’ammucchiata. Che
dopo quaranta e quasi cinquant’anni ancora si camuffano e si negano. Cacciari a Bianca
Berlinguer lo dice: “Ho speso dieci anni per dare vita a questa formazione. Ma
dopo mezz’ora di vita era morta”. Ma senza dirlo – non dice perché mezz’ora
dopo aveva capito che la cosa non funzionava: è ancora proibito dirlo, anche se
uno fa il filosofo.
Si litiga nel
Pd a tutto campo. E anche fuori del campo: non c’è il terzo tempo, non c’è
centimetro praticabile senza una scazzottatura. Pur sapendosi, gli uni e gli
altri, minacciati dallo tsunami, di Grillo o di qualsiasi altro che si trovi a
passare, oggi basta dire che non si è del Pd. Con un’animosità insospettabile
nei Dc: “Amici” dice Renzi, senza pudore. D’Alema invece non osa, non dice né “compagni” né altro, ancora sta lì a vergognarsi. E questa è tutta la partita.
Si capisce oggi
– anche se si continua a non poterlo dire – che Berlusconi abbia vinto a stravinto
contro questa falsa accoppiata. E che perfino un Grillo potrebbe stravincere - Grillo?
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