Pensieroso e triste, più che faceto, anzi allegro. Preoccupato, di un umorismo amaro più che lieto, è Eco in
questo volume da lui ordinato poco prima della morte. La satira è ancora
sulfurea, del tweet per esempio, il mezzo preferito da Renzi a Trump, dalla politica 2.0 (4.0?). Ma il tono è
rassegnato, da remi in barca: la prima parte della raccolta, come lo stesso Eco
l’ha ordinata, è densissima di moralità. Se ne resta accasciati. Un titolo
sconnesso per cronache di un’epoca sconnessa – o non iperconnessa? Eco poi la
chiama “liquida”, come Baumann – “Cronache di una società liquida” pone a sottotitolo.
Sotto la cappa della sindrome del
complotto.
Apre il volumone con un “A passo di gambero”, di nuovo, dopo che ne aveva già fatto un titolo a parte. Sulla regressione che sarebbe il segno dell’epoca, e non quello che si vorrebbe, di una rivoluzione. Seguono altre vituperazioni, specie dell’informazione. Ben prima della psicosi delle fake news, quindi non senza fondamento, e anzi con preveggenza. Ma senza respiro. Le “bustine di Minerva” quindicinali sull’“Espresso”, le ultime, quelle del Millennio, Eco ha riordinato per capitoli tematici. Il tema più insistito è la comunicazione: i mezzi di comunicazione di massa, e quindi soprattutto internet. Un inferno.
Poi gli passa, il passo torna ilare come al solito. Sornione, amichevole - “La scomparsa della morte”. “Il diritto alla felicità”, l’abbandono del presepe, perfino il politicamente corretto (“Boccaccia mia statte zitta…”). Ricco sempre di riferimenti, postmoderno nato - a suo modo iperconnesso... -, in ogni campo dello scibile e di vario orientamento. Seppure con qualche cliché: la sinistra è beatifica, basta la parola, il velo è della Madonna e le pie donne, non un sigillo maschilista e un possesso, e come faranno i nipoti a riconoscere una mucca o una gallina? Né manca l’estenuante capitolo anti-Berlusconi - davvero c’è chi se ne diletta? Bush jr. vuole dislessico, per dire cretino - uno che ha fatto politica per quaranta anni - e lo dice con le fake news che depreca.... Difende perfino la Nigeria dagli assalti del capitalismo: la Nigeria, che ne è la quintessenza? Effetti del malumore?
Ma il primo scatto, che Eco ha voluto in apertura, è reazionario, e come è possibile? La visione – l’argomentazione – è reazionaria sulle innovazioni. Su privacy, wikileaks, tweet, i social, tutta la rete, più o meno, ha da ridire perfino sui sistemi di scrittura, e su demografia, lavoro, pensioni, immigrati. Perché il mondo va “a passo di gambero” - “va n’arreri”, diceva Domenico Tempio, poeta siciliano equivoco, con non sottile allusione. Tutto lo infastidisce, anche chi chiede scusa - il “perdonismo”
Apre il volumone con un “A passo di gambero”, di nuovo, dopo che ne aveva già fatto un titolo a parte. Sulla regressione che sarebbe il segno dell’epoca, e non quello che si vorrebbe, di una rivoluzione. Seguono altre vituperazioni, specie dell’informazione. Ben prima della psicosi delle fake news, quindi non senza fondamento, e anzi con preveggenza. Ma senza respiro. Le “bustine di Minerva” quindicinali sull’“Espresso”, le ultime, quelle del Millennio, Eco ha riordinato per capitoli tematici. Il tema più insistito è la comunicazione: i mezzi di comunicazione di massa, e quindi soprattutto internet. Un inferno.
Poi gli passa, il passo torna ilare come al solito. Sornione, amichevole - “La scomparsa della morte”. “Il diritto alla felicità”, l’abbandono del presepe, perfino il politicamente corretto (“Boccaccia mia statte zitta…”). Ricco sempre di riferimenti, postmoderno nato - a suo modo iperconnesso... -, in ogni campo dello scibile e di vario orientamento. Seppure con qualche cliché: la sinistra è beatifica, basta la parola, il velo è della Madonna e le pie donne, non un sigillo maschilista e un possesso, e come faranno i nipoti a riconoscere una mucca o una gallina? Né manca l’estenuante capitolo anti-Berlusconi - davvero c’è chi se ne diletta? Bush jr. vuole dislessico, per dire cretino - uno che ha fatto politica per quaranta anni - e lo dice con le fake news che depreca.... Difende perfino la Nigeria dagli assalti del capitalismo: la Nigeria, che ne è la quintessenza? Effetti del malumore?
Ma il primo scatto, che Eco ha voluto in apertura, è reazionario, e come è possibile? La visione – l’argomentazione – è reazionaria sulle innovazioni. Su privacy, wikileaks, tweet, i social, tutta la rete, più o meno, ha da ridire perfino sui sistemi di scrittura, e su demografia, lavoro, pensioni, immigrati. Perché il mondo va “a passo di gambero” - “va n’arreri”, diceva Domenico Tempio, poeta siciliano equivoco, con non sottile allusione. Tutto lo infastidisce, anche chi chiede scusa - il “perdonismo”
Un Eco saturnino. Motivi non gliene
mancano. La feroce piramide generazionale e sociale a danno dei più.
Dell’economia di mercato: “Al tempo dell’economia feudale si rubava a ricchi
per dare ai poveri, mentre dopo l’avvento dell’economia di mercato si ruba ai
poveri per dare ai ricchi”. Dell’invecchiamento e le pensioni: che invece che
per cinque o dieci ani si beneficiano per trenta a passa anni,mentre al
contempo i giovani, che dovrebbero finanziarle col lavoro non lavorano, e gli investitori
a questo punto non sottoscrivono le relative obbligazioni, ancorché ben
remunerati, e “bisogna calcolare che, se i giovani non trovano lavoro, debbono
pur vivere finanziati dai padri o dagli avi pensionati”. Ma i motivi mancano
mai?
Ossessivo è quello del “passo del
gambero”, delle magnifiche sorti e progressive che invece sono regressive. L’assalto
alla privacy via privacy, o protezione della stessa. Wikileaks colossale malinteso della
democrazia e del diritto all’informazione, per l’ovvio principio che la
selezione è sempre selettiva. La stupidità invadente online. La rendita non
basta più, bisogna intaccare il capitale ne è il sigillo, la tipica
argomentazione reazionaria. L’ignoranza nella comunicazione di massa ne è un
altro. La scuola è fenomenale, la scuola pubblica, ma l’ignoranza si moltiplica
esponenzialmente, tra analfabetismo di ritorno, disattenzione, confusione,
capacità critica azzerata, di comprensione, di ragionamento, programmi e
istituzioni scolastiche senza bussola. E insomma, dove andremo a finire? Poi
no, la accolta si riempie delle bonarie riflessioni con cui Eco ha costellato
la sua attività di studioso.
Il metodo è la piccola antropologia della
vita quotidiana , il genere delle “mitologie” che Roland Barthes inaugurò nel
1957 e Eco si è portato dietro tutta la vita. Con l’ossessione, certo, in agguato:
non è possibile argomentare 51 modi di essere l’anno, tanti quanto sono i
numeri dell’“Espresso”, poi dimezzati a 25, uno ogni due numeri, ma sempre
impegnativi, e uscirne indenni. Eco ci riesce, ma da ultimo vedeva nero.
Umberto Eco, Pape Satàn Aleppe, La nave di Teseo, pp. 469 € 12
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