Assiri – Non è più tempo di cristiani nel Medio
Oriente, l’islam che difendiamo li ha scacciati a uno a uno – non trascurando i
genocidi - da un secolo abbondante. La cosa non è riuscita con gli armeni, che
si sono protetti nella nascente Unione Sovietica. All’opposto, è riuscita integralmente con gli
assiri. Questo un estratto di Astolfo, “La morte è giovane”, in via di
pubblicazione, pp. 393-395..
“I caldei sarebbero gli assiri: gli antichi
nestoriani che
portarono Cristo dalla Siria all’India, e fino alla Cina, qualche famiglia di
siriaci ancora vi resiste. E se si riprendono Ninive farebbero
il primo stato petrolifero cristiano. Semita cattolico. Ninive è l’odierna Mossul,
la prima città del petrolio. Se se la riprendono saranno una potenza, in attesa
magari di costituire un Assiristan, quando il prossimo conflitto dislocherà
Iraq, Iran e Turchia, prendendosi la rivincita sui curdi che li hanno massacrati.
“La storia è lunga, l’impero ebbe 116 re, più
di quello romano, e viene per questo divisa in tre parti, paleoassira, medioassira
e neoassira, ma finisce nel 612. Avanti Cristo. Resterà nella Bibbia, per avere
conquistato il regno di Israele. Nonché poi - con l’eversore Nabuccodonosor II,
re di Babilonia - Gerusalemme e il regno di Giuda. Avevano la passione delle
biblioteche, con centinaia di migliaia di esemplari. La biblioteca di
Assurbanipal a Ninive ebbe per l’antichità il valore mitico della biblioteca di
Alessandria oggi. Ma erano dei duri. Nei palazzi di Khorsabad, Babilonia, Susa
scolpivano scene di guerra, sfilate di prigionieri, corpi fatti a pezzi, città
distrutte. Il mondo di Assur, riemerso a metà Ottocento, fu innanzitutto una
civiltà militare. A Tell Asmar, non lontano da Bagdad, è immortalato un gigante
tagliatore di teste. Erano uomini che non sorridevano. E c’è questa coincidenza,
forse fortuita: gli animali gli assiri raffiguravano a cinque zampe, come il
cane dell’Eni – o il cane ne ha sei?
“Il primo impero semita si allargò a Babilonia,
Urartu, Fenicia, Palestina, Egitto, dove Assurbanipal conquistò nel 643 Tebe. E
fu la fine: medi e babilonesi invasero l’Assiria e distrussero Ninive. Come l’Europa,
correvano troppo. Poi i curdi li cacciarono. Sklovskij li ritrova quando non
ebbero altra scelta che mettersi coi bolscevichi. Dimenticati dai turchi tra i
monti attorno al lago di Urmia, in lite coi curdi, seppure muti, sono
appoggiati dagli americani, oltre che dai bolscevichi, e armati di vecchie
carabine senza otturatore. Così “marciano le truppe locali degli assiri”
davanti al giovane commissario politico russo. Il lago, “più salato delle
lacrime”, è per questo motivo privo di pesci, ma è allietato dai flamingo, che
fanno il cielo rosato quando volano. Attorno “i torrenti sfrigolano sulle
pietre, come fornelli a petrolio, di notte splende una pazza luna”, tra “le
ombre degli archi scoscesi di ponti distrutti mille anni fa”.
“Gli
ultimi assiri si vedono a Persepoli: tributari, soldati, funzionari ascendono i
bassorilievi dello scalone che la follia di Alessandro non riuscì a
distruggere. Altri, dispersi tra l’Europa e le Americhe, si riconoscono, simili
ai copti che si negano, dai nomi, i suoni, le fisionomie, e grazie ai possenti
archivi Usa dello stato civile. Si danno nomi diversi, siriaci, aramaici,
caldei, othoraici, e sono di religione ortodossa, nestoriani, giacobini, o
cattolica, caldei, melchiti, maroniti. I cattolici si sono spinti fino in Cina
in epoca remota, per la via del Pamir o dell’Indocina. Possono essere pure
protestanti, si sono aggiornati. E si organizzano in tre chiese, Madinha,
Siriana e Caldea, oltre alle piccole chiese riformate. Ma non sono padroni
neppure dove sono più numerosi, attorno a Ninive.
“Nulla
muore, si sa, nella storia. La storia è incancellabile, sia pure labile. O gli
assiri un buon caso fanno d’invenzione della tradizione: ricostituirsi a
nazione basandosi sulla storia antica, e sulle risoluzioni del-’Onu che
proteggono le minoranze. Ma sono, benché pochi, divisi. Sono nestoriani, questo
il loro nome nell’impero ottomano, e quindi in fuga, confondendosi con gli
armeni. Per ultimo i turchi li cacciarono dal ventilato altopiano verso le
paludi malariche dell’Eufrate, dove furono di nuovo massacrati nel 1933, dal
capo iracheno Bakr Sedqi, e le sabbie roventi della Siria e della penisola
arabica. Nell’Alta Mesopotamia se ne contavano, alla vigilia del 1914, oltre un
milione. Uno dei due o tremila che sopravvivono nella Bassa Mesopotamia fa il
volto buono di Saddam, che lo manda nelle capitali a parlare con gli altri
ministri degli Esteri” – è il famoso Tareq Aziz.
Democrazia
– Nasce
dalla religione, riflette Octavio Paz, il poeta diplomatico messicano, negli
Usa. Dove il rapporto, ogni rapporto, è sentito
fondamentalmente eguale: “Forse è per via delle origini religiose della
democrazia americana, che altro non era se non una trasposizione dalla comunità
religiosa alla sfera politica e dallo spazio chiuso del tempio a quello aperto
della pubblica piazza. La democrazia religiosa protestante precedette quella
politica. L’esatto opposto che da noi”,
nel Messico, nell’America latina, nella latinità, “dove la democrazia,
antireligiosa in origine, fin dall’inizio non tese a rafforzare la società di
fronte al governo ma piuttosto il governo di fronte alal chiesa”.
Normanni – Ritornano”agenti del
papa”, per la latinizzazione dell’Italia meridionale, nella polemica ortodossa.
Non senza fondamento. La bolla “Quia propter prudentiam tuam” di papa Urbano
II, 1097, faceva di Ruggero il Normanno, fratello e, in un primo momento,
vassallo di Roberto il Guiscardo, e dei suoi successori un “Legato Apostolico”.
Un inviato cioè del papa. In un Sud che, non si diceva, ma in sostanza era da
considerarsi terra infidelium. La conquista
normanna sarà l’ultimo atto della guerra tra impero d’Oriente e impero d’Occidente
– una coda, in due imperi esistendo solo di nome.
Usa – A lungo non hanno saputo come
chiamarsi. Fu controversia di oltre mezzo secolo. Poe nel 1848 argomentava a
favore di Appalachia – meglio, diceva, di Alleghenia.
In realtà, la costituzione parla di Stati Uniti d’America già dal preambolo. Ma la federazione avrebbe voluto distinguersi dal resto dell’America, sulla quale non aveva ancora un ruolo preminente.
In realtà, la costituzione parla di Stati Uniti d’America già dal preambolo. Ma la federazione avrebbe voluto distinguersi dal resto dell’America, sulla quale non aveva ancora un ruolo preminente.
astolfo@antiit.eu
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