lunedì 20 febbraio 2017

Il mondo com'è - 295

astolfo

Carboneria – Molto populismo è agitato dalla teoria del complotto. La quale in Italia ha radici antiche e anche celebrate, nel vasto – e vario – fenomeno chiamato carboneria. Che a lungo, per tutto l’Ottocento si può dire (ce ne sono tracce anche nei racconti di Stevenson), ha caratterizzato l’Italia, l’italiano: un rivoltoso, infido, tenebroso. “Forse sarò stato l’ultimo viaggiatore in Italia”, scrisse Stendhal in “Dell’amore”, legando il segreto e la reazione politica. L’ultimo viaggiatore felice: “Dopo la carboneria e l’invasione austriaca mai più uno straniero sarà ricevuto da amico nelle case in cui regnava un’allegria sfrenata”.
La carboneria è assetto stabile dell’Italia, dove nessuno ha tenuto mai un segreto. Dice Garin che il principio base dell’ermetismo nel Rinascimento, cioè dell’Italia, è che “ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per realizzare i miracoli dell’unità”.
È tutto nella carboneria, il ribellismo italiano è carbonaro: repubblicano e monarchico, socialista e sanfedista, diabolico e beghino, il ribellismo della bassa forza dell’esercito napoleonico, che trovò in Calabria humus fertile, e da lì risalì a Napoli e negli altri Stati italiani. Uccise Murat a Pizzo per conto del Borbone, e poi si rivoltò contro il Borbone – pagata dal principe di Canosa, che del Borbone era ministro di Polizia.

Ebraismo – Nasce guglielmino, prussiano. Diventa molto tedesco, in una col nascente sionismo, nella Germania guglielmina, quando cioè la Germania diventa prussiana. Nelle lettere, le professioni, le arti, e fino all’arte militare. L’attrattiva è irresistibile dello junker e della durezza militare.
Jünger ne dà un  esempio nell’ottimo medico che lo cura da ragazzo, nel racconto “Tre strade per la scuola”, e nei suoi familiari. Il dottore – forse ebreo anche lui, si chiama Edelstein – si è formato a Vienna, dove Freud debutta. È sempre sereno e equilibrato, ed è l’unico che capisce il giovane Wolfram-Ernst. Ma ha un cognato, marito di sua sorella, che si chiama Cohn, Werner Cohn, e per questo è infelice – il cognato è infelice del nome. È gioielliere in Russia dove fa ottimi affari, ma vuole, ardentemente, tornare in Germania, e intanto manda dal cognato medico suo figlio, facendolo chiamare Krome, Siegfried Krome. Questo non lo libera, ed è devastato da “un tic nervoso”: si sente uno junker rinchiuso fuori patria. “La cosa grave”, spiega il dottore ai genitori di Wolfram, è che il tic lo ha trasmesso al figlio Siegfried, che il medico, sposato senza figli, ama molto: il ragazzo vuole “diventare ufficiale, e della cavalleria prussiana per giunta”.

Feudalesimo - “Al tempo dell’economia feudale si rubava ai ricchi per dare ai poveri, mentre dopo l’avvento dell’economia d mercato si ruba ai poveri per dare ai ricchi”, U. Eco, “Pape Satàn Alepe”, 60.

Germania - È il paese della caccia alle streghe.
Almeno la metà dei centomila processi, e delle innumerevoli (milioni) vittime si produssero in Germania. Non in due anni, in duecento. Non all’epoca della selva, nel Cinque-Sei-Settecento.

Hacker – Eco lo vuole brufoloso e casalingo, uno che non è cresciuto e non sa camminare eretto, incespica, e si perde qualora dovesse uscire di casa. Nonché un collaboratore, suo malgrado, del “sistema” (“L’hacker è essenziale al sistema”, in “Pape Satàn Aleppe”). “È una specie di stilita”, dice Eco, “di padre del deserto”, monomaniaco, dell’elettronica. Ma non magro: “Sono tutti così, grassi, impacciati, mal sviluppati, cresciuti solo davanti allo schermo”. Con poche idee, anzi con una sola, sbagliata. Crederà “di agire nello «spirito di Seattle»,  e cioè di opporsi al nuovo Moloch”, all’industria elettronica che ogni giorno sforna novità, tenendoci in subordinazione perpetua e in debito – in debito in senso proprio, con la banca. Di fatto spinge l’elettronica “a innovare ancora di più e con maggiore celerità”.

Irlanda.- Yeats e Joyce naturalmente, e Bernard Shaw, e Beckett, come già Oscar Wilde. E Bram Stoker, e Swift. E ora Edna O’Brien, Tóibin, Seamus Heaney - giusto Banville resta, per testimoniare. Il popolo forse più nazionalista, nel senso delle radici e delle tradizioni, del culto del luogo e della storia, è più emigrato che  stabile. Emigrato di necessità, ma anche – ai tanti illustri letterati si affiancano politici e manager – per scelta. Forse per il retaggio celtico, che porta l’irlandese a trovarsi a suo agio in luoghi diversi – non solo dove la comune lingua inglese è in uso, anche in Italia e in Francia. Ma sempre legato alle tradizioni e alla “patria”, al nome, alla storia, alla comunità, sempre a un luogo. Non romanizzata ma sì cattolica. Non anglosassone ma ben inglese.  
Il senso è forte di appartenenza – come per i russi, che pure preferiscono la Riviera o la Versilia, e talvolta, i letterati, si professano antirussi. E di espatrio, in patria e fuori – come per i russi. E di nostalgia. Di un altro mondo che in realtà non può prospettarsi migliore – reazionario o ribellista. Un mondo non di esiliati, quindi, sia pure di propria iniziativa, ma di nomadi. Come se il radicamento inscalfibile andasse in parallelo col nomadismo. Anche questa un’eredità celtica? In una terra di contadini, devoti parrocchiani.

Italiano – È Walter De Mauro l’ultimo Mohicano? O non è all’origine, come pedagogista, dell’abbandono dell’insegnamento dell’italiano, che quarant’anni bollava come “individualistico” e “classista”? Nonché da responsabile, da ultimo come ministro nel 2001 e in precedenza per l’influenza esercitata sull’ex Pci, compreso il suo predecessore Luigi Berlinguer, e sui sindacati di settore, dello stravolgimento degli studi umanistici, nei licei e all’università – l’abbandono del greco e del latino, della storia, della geografia. Non era un pedagogo, era un linguista, ma in posizione influente nella politica e nella politica scolastica. Che ha curvato all’inseguimento di una imprecisata modernità, un presunto corso di studi anglosassone, della scuola-lavoro, della gestione manageriale, etc. Un indirizzo tuttora dominante nella burocrazia ministeriale e nei sindacati di settore.
È in questa veste un santone dell’ex Pci, e quindi non contestabile. Solo mozioni degli affetti nei riti della scomparsa. Lo storico Galli della Loggia, che martedì 7 ha collegato sul “Corriere della sera” la denuncia dell’analfabetismo di ritorno da parte dei docenti delle facoltà umanistiche ai precetti anni 1970 di De Mauro, è rimasto isolato e criticato. Sul web i sindacati della scuola si stracciano le vesti, e i giornalisti del giornale nei loro blog glissano e comunque salvano il linguista.

Sovietismo - È morto come istituzione ma è trapassato nella prassi politica e nei sistemi elettorali. Ovunque proliferano i partiti del Capo e leggi elettorali del candidato unico, il candidato dall’alto.

11 Settembre – Il ricordo si è celebrato in sordina dei quindici anni dall’attacco agli Usa. All’insegna della rassegnazione. Dopo lo sbarco del terrorismo islamico, con stragi a ripetizione, ovunque, in Pakistan, Iraq, Siria, Egitto, ma anche a Parigi e Berlino, dopo Londra e Madrid. E negli stessi Usa, a Fort Hood, Boston , Chattanooga, San Bernardino, Orlando.
A lungo e in molti ambienti, anche molto colti (in Italia Cardini, Vattimo, in America Gore Vidal), si è almanaccato su un trucco o un complotto, un sorta di attacco autogestito dagli stessi Usa per poter fare la guerra in Medio Oriente. Una sciocchezza, anche grave, che però è durata qualche anno, fino agli attacchi in Europa e a ripetizione negli Usa, come una forma di autorassicurazione,: il fatto “non poteva” essere successo. Oggi si direbbe che il male è con noi, senza possibilità di difesa - Trump ne è un effetto.

astolfo@antiit.eu 

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