C’è l’immigrazione
povera dai paesi islamizzati e malgovernati, dalla Nigeria alla Somalia e al
Sudan. Per non dire dell’Iraq e della Siria, che l’Occidente ha messo in guerra
perpetua. C’è l’immigrazione di classe, delle buone (ex) borghesie dell’Iran,
in specie, della Turchia, del Nord Africa. E c’è quella intellettuale, la più
sorprendente. Gli Stati Uniti sono la terra promessa dell’islam.
Le università
americane sono care, costano almeno 50 mila dollari l’anno, ma sono le
preferite all’estero dei paesi più islamizzati. L’Iran khomeinista, che da
quasi mezzo secolo fa professione di americanismo ha ogni anno 16 mila visti
per studio.
Le università europee
costerebbero molto meno con la stesso livello di studi, ma America first è la frontiera dell’islam. La Libia ha da molti anni
duemila visti l’anno negli Usa per studio. Ce li aveva anche la Libia di Gheddafi, che a
lungo fu ostracizzata per terrorismo: le relazioni diplomatiche erano
interrotte, ma nella vecchia ambasciata Usa a Tripoli un portoncino blindato con grata
serviva a presentare le domande e ritirare i visti, serviti da nerboruti funzionari
americani.
Dello stesso
ordine, duemila visti l’anno per studio, sarebbero ora gli ingressi di paesi come lo Yemen e il Sudan. Che si riterrebbero non in grado di affrontare gli studi negli Usa. Quindi con finanziamenti evidentemente pubblici, locali e americani.
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