I servizi
segreti di uno Stato che spiano il presidente eletto dello stesso Stato sono un
bene o sono un male? Parliamo di spionaggio, non di indagini giudiziarie,
motivate. Che lo spiano continuativamente, anche al bagno, e poi ne diffondono
parole e atti tra i media. Tra media di fiducia, giornalisti scelti. Durante la
campagna elettorale a più riprese, e ora col presidente letto.
Sono un bene in
Italia, e non solo per gli antipatizzanti, di Trump e degli Usa. Sono un
pericolo negli Usa, per i trumpiani, pochi, e per gli antipatizzanti, tutti.
Sono due
diverse concezioni del diritto. Molto bilanciata quella americana, modellata
basicamente sul diritto romano, soprattutto per l’origine popolare del potere –
il voto, la rappresentanza. Suprematista quella italiana – oggi giustizialista.
Che peraltro non è una concezione del diritto ma una pratica, e una specie di
pagliettismo, da Zagrebelsky o Cordero in giù – nemmeno tanto giustizialista,
cioè, solo avvocatesca, da manzoniano azzeccagarbugli opportunista, irrispettoso
di ogni forma e falso.
Sono il termometro
di due diverse culture e assetti sociali. Gli Usa saranno pure in crisi, con
Trump, ma hanno ancora forte il rispetto delle regole. Che invece non esiste –
non si concepisce più - in un paese come l’Italia.
Le polizie arbitre
dello Stato non ha senso in nessuna dottrina del diritto. Né in nessuna situazione
di fatto che si conosca, democratica. Sono state pratiche ben italiane – il francese
dice “fiorentine”, e sottintende ostili, traditrici – a Venezia, a Firenze, il
Consiglio dei Dieci, gli Otto di Guardia e Balia. Senza nessun effetto
positivo, nemmeno sulla sicurezza degli Stati, solo negativi: delazioni e
disordini. Il segreto non è mai lecito. Non c’è spione innocente.
Nessun commento:
Posta un commento