Capitalismo
-
La “nascita” dello “spirito” è altra cosa dal
capitalismo. L’accumulo c’è sempre stato, da Crasso e anche da prima, dacché
c’è storia. Molto sviluppato poi nella pratica e nella ideologia cristiana,
della chiesa di Roma. Lo “spirito” capitalistico può invece ben essere quello d
Max Weber: un’etica, esclusivista e non inclusiva, quale è invece del
capitalismo come fenomeno, la sua arma vincente, della classe aperta, o classe-non-classe.
Complotto - “Che bella
occupazione prepararsi un segreto”, dice Kierkegaard brillo, “che tentazione
goderselo”. Il complotto si lega non al sospetto ma all’ermeneutica. La teoria
del complotto deve trovare i significati delle espressioni letterali, o delle
forme o eventi apparenti. L’ermeneutica è stata a lungo scienza di
giurisperiti, oltre che dei teologi lettori della Bib-bia, e ora dei
materialisti storici. È la lettura dei significati impliciti. Non
necessariamente sospettosa, alla Freud: è esercizio d’intelligenza. La polizia invece è torpida. La polizia è neutra, la polizia non è lo
Stato, noi siamo la polizia. Noi siamo lo Stato: la politica vuole cose, tra
esse il nemico giusto.
Il
segreto fa parte della storia. Della storia di tutti, la polizia arriva seconda
in questa corsa, o terza. I questori
dell’unità hanno dalla loro Simmel – e la religione. Il segreto, insomma la
menzogna, eticamente cattiva, è sociologicamente utile. L’occultamento
ricercato è per il sociologo una delle
massime conquista dell’umanità: “Tramite il segreto si ottiene un infinito
ampliamento della vita”. La protezione del segreto non dura a lungo. Ma esso
“offre, per così dire, l’opportunità di un secondo mondo accanto a quello
rivelato, che ne viene influenzato nel modo più intenso”. Il segreto è utile a
un gruppo che si forma: “Le società segrete costituiscono un’educazione
altamente efficace del nesso morale tra essere umani”. E comunque, “non è il
segreto a stare in connessione diretta col male, ma il male col segreto.
L’immoralità si nasconde”.
Il
segreto dichiarato è bello-e-buono. È il potere. Pericoloso è il contropotere, segreto vero: il figlio che
tradisce il padre, il quale tradisce la moglie, con un’amante che ha un marito,
che la tradisce con un agente segreto, una catena
Crisi-critica - La critica
non avvince se non da un punto fermo. Se non afferma una cosa: una forza, un
partito, un gruppo, un’idea condivisa.
Il
discorso sul declino della civiltà genera una reazione conservatrice, di
rigetto: la decadenza vuole potersi compiangere, o resistere, sia pure
all’ultimo sangue.
Decostruzione - decostruire la decostruzione sarebbe l’esito logico. Anche
progettuale: destabilizzare la
destabilizzazione. Disorganizzare la disorganizzazione. Come operazione
critica, certo, ricostitutiva. E faziosa: frantumare la frantumazione, dell’io,
la società, il mondo.
Resta il problema: per quale legge e quale
ordine?
Lieto fine – Non ci sono
happy end. Ci sono inizi. E quando è la fine non c’è più nulla di lieto.
Moderno - Categoria
moderna, che pretende di fermare la storia - e il moderno, nel senso di nuovo.
Il nuovo e l’ignoto sono la chiave del
moderno, direbbe Baudelaire. Cioè di Eva, e di Odisseo, con Gilgamesh e ogni
altro che abbia lasciato una traccia? Ma non c’è da ridere, se non del moderno.
Morte – Novalis ha le “Todes Entzuckungen”, i “rapimenti della morte”.
Da una radice ent- di cui non c’è l’equivalente in traduzione, “essere” e
insieme “contro”. Rapimento però si può intendere abbandono e anche il suo
opposto, una violenza.
Dell’uomo l’unica certezza è la morte –
chi è nato non può non morire. Che però in questo modo l’eternità realizza nel
tempo.
La certezza della morte è fattore di eternità.
Non per metempsicosi o eterno ritorno: una sola certezza basta a fondarla.
L’amore si lega alla morte perché si
estingue nel momento in cui si realizza, si è innamorati fino a quando il
desiderio è vivo, cioè insoddisfatto. Altra apologia, da questa “utilitaristica”,
non è possibile: la cancellazione di sé
è un nonsenso.
Natura - Ritornano benedetti gli avvoltoi sulle
montagne e nei parchi italiani, per la gioia dei bird-watcher, grazie ai carnai riforniti dai Comuni e i Parchi. Il
ritorno della natura è sanguinoso.
Tutto si fa per i predatori, il male è
impositivo. Il fascino è dei predatori, non delle loro vittime, spesso neppure
compiante, neppure in quest’epoca di vittimismi. Anche nell’ecologia: il
ritorno della natura è bestiale.
Pacifismo - Il castoro
Leonardo eleva a simbolo di pace perché,quando i cacciatori lo inseguono per
impadronirsi delle virtù medicinali dei suoi testicoli, se li stacca con un
morso e li abbandona agli inseguitori.
La
guerra si impone - ci è sempre imposta dagli altri.
Pentirsi - “Non pentirsi di
nulla è la saggezza suprema”, Kierkegaard dopo Spinoza può sostenere con più
verità. Pentirsi per deprecare, denunciare, cioè giudicare, la colpa comunque è
sempre degli altri, di fatto è non pentirsi.
È operazione reazionaria, su cui si
misurano l’Occidente, il papa, Freud, l’imperialismo trionfante. Pentimento è
cancellarsi, giusto la metafora della prigione.
Scienza e
filosofia
– La lista è lunga dei filosofi che sono anche scienziati. Specie in Francia –
Henri Bergson ne elenca numerosi in una conferenza alla Sorbona nel 1895:
Descartes e Pascal anzitutto, e D’Alembert, Lamarck, Bonnet, Bichat, Laplace,
Ampère, Sadi Carnot, Geffroy Saint-Hilare, Cuvier, Claude Bernard, Henri Poincaré.
Dimenticando Lavoisier, Curie. Ma la specie non è rara anche in altri mondi.
Galileo soprattutto e Newton, Keplero, anche Spinoza nel suo piccolo, Bacone e
molti altri nel Seicento, Talete naturalmente e Mach, Popper.
Storia
-
Le storie nella storia aggiungono e non spiegano. Non fanno da contrappeso, a
un’inferenza, a un parere, a un detto o regesto
Né operano algebricamente – un positivo, per esempio, dalla somma di due
negativi. Aggiungono indeterminatezza a indeterminatezza.
Saranno inutili, ma quanto il
procedimento narrativo classico, della storia con un impianto, un principio, un
filo e una fine, è (non è) storia?
Tolleranza – È un forma d’intolleranza
nella persuasione occulta (pubblicità) e nel permissivismo, come voleva
Marcuse. Il politicamente corretto ne è una forma. E il pensiero unico. E i social, malgrado l’apparente
totale egualitarismo. Ma di più nelle situazioni di fatto: le disuguaglianze
crescono nella tolleranza, di rango e di censo. Essendo venute a mancare –
cassate – le mediazioni politiche e culturali, associative, pedagogiche: chi sa
sa, chi ha ha. L’epoca del tutto è possibile a tutti vive nell’incertezza e nella paura.
È
un concetto di libertà oppure di realizzazione individuale? È un minimo denominatore
comune: non risolve ma consente di costruire.
zeulig@antiit.eu
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