Ritorna con la serie netflix “The Crown”
negli Usa “Il padrino”. Tal quale, la sola differenza è che il Lui è una Lei –
Michele Corleone è femmina.
La vendetta è anche lì simultanea e spietata.
Solo che non si parla di mafia, essendo lei la regina d’Inghilterra.
Il
Sud Gustavo Herling, lo scrittore napoletano di origine polacca, diceva
“dipendente dai miracoli come una persona solitaria lo è dai sogni”.
“Tulipani
alla cocaina”: “L’Espresso”, dopo aver fatto per decenni del porto di Gioia
Tauro il centro del mercato mondiale della cocaina, ora ripiega su Rotterdam:
“Il porto di Rotterdam, tra i più grandi d’Europa, è diventato uno dei centri
del narcotraffico, gestito dalla ‘ndrangheta. Che usa come copertura il commercio
dei fiori”. Non era vero di Gioia e non appare vero di Rotterdam. Però, questa
‘ndrangheta: sarà ubiqua, onnisciente, immortale?
Lo
‘ndranghetista normalmente non sa parlare nemmeno l’italiano. Ma, certo, se ha
la scienza infusa, può controllare altro che il porto di Rotterdam.
Però, come la mettiamo con i floristi olandesi? Sono gelosi, e anche forti.
Però, come la mettiamo con i floristi olandesi? Sono gelosi, e anche forti.
“Rivolta
a Sud” è la copertina dell’ “Espresso”. Che però la argomenta con le ambizioni
di un paiop di giudici, Emiliano e De Magistris, e di Leoluca Orlando che deve
avere cent’anni. Con quanto cioè di più paleosud è in circolazione: sbruffone,
inconcludente, inconsistente.
Milano
Passa
poche ora Milano, il papa. Incontra un milione di persone, stringe decine di
migliaia di mani, mangia con carcerati scelti, e ritorna a Roma estasiato:
“Milano ha il cuore in mano”. Milano sa vendere – o dobbiamo supporre questo
papa uno di bocca buona?
La
cadenza è castigliana. Ascoltando due voci, soprattutto femminili, senza
distinguere le parole, la sensazione è che la parlata possa essere sia
madrilena sia milanese.
L’arbitro Massa ha dato la vittoria nel primo girono
al Milan contro la Juventus, e nel girone d ritorno alla Juventus contro il
Milan. Ma nessuno ha protestato all’andata, mentre al ritorno sono successe
cose turche: Milano non si tocca.
Dopo Mister Bee, che non si
mai saputo se non fosse un Mister. B. scritto all’inglese, una specie di
controfigura di cinese, che di suo era siamese, ora Berlusconi tratta
direttamente con cinesi altrettanto fantomatici. I quali hanno pattuito per il
Milan un anno fa un miliardo, ma gli hanno dato, forse, trecento milioni. Il
che porta Michele Serra a opinare sull’“Espresso” che anche questo acquirente
cinese sia Berlusconi. Compratore e venditore non si fanno mai vedere insieme.
Berlusconi esce e poco dopo entra un cinese. Che non bara: «Sun Mi», si
presenta.
La
telenovela della vendita del Milan, prima a un signore thailandese per conto di
investitori cinesi, poi a una invisibile
cordata cinese, si fosse svolta a Napoli: De Laurentiis vende il Napoli a
invisibili cinesi. Sarebbe stato un serial giornalistico: indagini,
ricostruzioni, denunce, pernacchi. A Milano ma anche a Napoli. Qui è la differenza, e non produttiva.
E
Barbara Berlusconi, non era l’amministratore delegato del Milan per le attività
non sportive – cioè per la cessione? Quando vedremo in scena una Mrs. Bee?
No,
la figlia si è stancata, e giustamente riposa.
Si celebra Anna Netrebko nella “Traviata” alla Scala,
vecchia produzione, come “la” Violetta di sempre. Tutti 10 dal “Corriere della
sera”, a Milano non si parla d’altro. Senza dire che è un Violetta di rincalzo,
subentrata alla terza o quarta recita, arrivata a Milano il giorno prima.
I milanesi si lagnano molto. Il banchiere Mattioli
così lo spiegava a Piovene nel 1957, “Viaggio in Italia”: “Si sono lagnati e si
lagnerebbero sempre… Si lagnano se il governo interviene, e più si lagnano se
non interviene. Sono quelli che hanno paura, e soprattutto hanno paura di non
avere abbastanza paura”.
Anche
i tedeschi, è vero, si lagnano sempre: sarà un fatto di stirpe.
Non
sarebbe una forma di scongiuro – absit iniuria?
Quanto di napoletano non c’è a Milano – come in Germania (Adorno ce ne trovava
molto)?
La mafia dell’antimafia
nell’atletica
Dunque,
la provetta dell’antidoping di Alex Schwazer sarebbe stata manipolata. Schwazer
è il marciatore altoatesino già squalificato, e poi risqualificato sulla base
alla vigilia della gara perché non vincesse l’Olimpiade di Rio. La provetta che
lo condanna, che ha girato mezzo mondo ed è stata sottoposta a una mezza
dozzina di analisi incrociate, sei mesi fa era stata fatta sequestrare a
Colonia dalla procura di Bolzano, per essere sottoposta alla prova del Dna. E
la prima conclusione sarebbe che è stata manipolata.
Non
è ancora certo, la prova del dna non è finita. Ma è probabile: i precedenti
sono di mafiosità stupefacente. Basti rileggere la questione come fu presentata
ad agosto. I tre giudici del Cas, Consiglio di Arbitrato per lo Sport,
dichiaravano accertato nella sentenza che: la provetta
del prelievo non era anonima, l’esame era stato fatto con molto ritardo (quando
Schwazer si era qualificato al’Olimpiade, n.d.r.) per “debolezze nella catena
di custodia” delle provette, che c’erano stati “fattori di confusione nel
referto”, e che Schwazer era sotto minaccia, di federazioni e allenatori
concorrenti. Ma la loro sentenza era di condanna.
I tre giudici del Cas erano per la gloria: il
professor dottor Ulrich Haas, Germania, il professor dottor Michael
Geistlinger, Austria, e il signor José Juan Pinto, Spagna - sarà stato l’amanuense?
Nell’occasione, lo stesso Cas, Consiglio di
Arbitrato per lo Sport, invece riabilitava Pierre-Yves Garnier e Jane Boulter, squalificati
per aver avallato la sistematica violazione russa delle regole antidoping. Per
questo reato erano stati squalificati per tre e sei mesi, pene lievissime nell’atletica.
Garnier e Boulter erano e sono alti dirigenti dello
stesso Cas.
leuzzi@antiit.eu
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