mercoledì 29 marzo 2017

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (321)

Giuseppe Leuzzi

Ritorna con la serie netflix “The Crown” negli Usa “Il padrino”. Tal quale, la sola differenza è che il Lui è una Lei – Michele Corleone è femmina.
La vendetta è anche lì simultanea e spietata. Solo che non si parla di mafia, essendo lei la regina d’Inghilterra.

Il Sud Gustavo Herling, lo scrittore napoletano di origine polacca, diceva “dipendente dai miracoli come una persona solitaria lo è dai sogni”.

“Tulipani alla cocaina”: “L’Espresso”, dopo aver fatto per decenni del porto di Gioia Tauro il centro del mercato mondiale della cocaina, ora ripiega su Rotterdam: “Il porto di Rotterdam, tra i più grandi d’Europa, è diventato uno dei centri del narcotraffico, gestito dalla ‘ndrangheta. Che usa come copertura il commercio dei fiori”. Non era vero di Gioia e non appare vero di Rotterdam. Però, questa ‘ndrangheta: sarà ubiqua, onnisciente, immortale?

Lo ‘ndranghetista normalmente non sa parlare nemmeno l’italiano. Ma, certo, se ha la scienza infusa, può controllare altro che il porto di Rotterdam.
Però, come la mettiamo con i floristi olandesi? Sono gelosi, e anche forti.

“Rivolta a Sud” è la copertina dell’ “Espresso”. Che però la argomenta con le ambizioni di un paiop di giudici, Emiliano e De Magistris, e di Leoluca Orlando che deve avere cent’anni. Con quanto cioè di più paleosud è in circolazione: sbruffone, inconcludente, inconsistente.

Milano
Passa poche ora Milano, il papa. Incontra un milione di persone, stringe decine di migliaia di mani, mangia con carcerati scelti, e ritorna a Roma estasiato: “Milano ha il cuore in mano”. Milano sa vendere – o dobbiamo supporre questo papa uno di bocca buona?

La cadenza è castigliana. Ascoltando due voci, soprattutto femminili, senza distinguere le parole, la sensazione è che la parlata possa essere sia madrilena sia milanese.

L’arbitro Massa ha dato la vittoria nel primo girono al Milan contro la Juventus, e nel girone d ritorno alla Juventus contro il Milan. Ma nessuno ha protestato all’andata, mentre al ritorno sono successe cose turche: Milano non si tocca.
Dopo Mister Bee, che non si mai saputo se non fosse un Mister. B. scritto all’inglese, una specie di controfigura di cinese, che di suo era siamese, ora Berlusconi tratta direttamente con cinesi altrettanto fantomatici. I quali hanno pattuito per il Milan un anno fa un miliardo, ma gli hanno dato, forse, trecento milioni. Il che porta Michele Serra a opinare sull’“Espresso” che anche questo acquirente cinese sia Berlusconi. Compratore e venditore non si fanno mai vedere insieme. Berlusconi esce e poco dopo entra un cinese. Che non bara: «Sun Mi», si presenta.

La telenovela della vendita del Milan, prima a un signore thailandese per conto di investitori cinesi,  poi a una invisibile cordata cinese, si fosse svolta a Napoli: De Laurentiis vende il Napoli a invisibili cinesi. Sarebbe stato un serial giornalistico: indagini, ricostruzioni, denunce, pernacchi. A Milano ma anche a Napoli. Qui è la differenza, e non produttiva.

E Barbara Berlusconi, non era l’amministratore delegato del Milan per le attività non sportive – cioè per la cessione? Quando vedremo in scena una Mrs. Bee?
No, la figlia si è stancata, e giustamente riposa.

Si celebra Anna Netrebko nella “Traviata” alla Scala, vecchia produzione, come “la” Violetta di sempre. Tutti 10 dal “Corriere della sera”, a Milano non si parla d’altro. Senza dire che è un Violetta di rincalzo, subentrata alla terza o quarta recita, arrivata a Milano il giorno prima.

I milanesi si lagnano molto. Il banchiere Mattioli così lo spiegava a Piovene nel 1957, “Viaggio in Italia”: “Si sono lagnati e si lagnerebbero sempre… Si lagnano se il governo interviene, e più si lagnano se non interviene. Sono quelli che hanno paura, e soprattutto hanno paura di non avere abbastanza paura”.

Anche i tedeschi, è vero, si lagnano sempre: sarà un fatto di stirpe.
Non sarebbe una forma di scongiuro – absit iniuria? Quanto di napoletano non c’è a Milano – come in Germania (Adorno ce ne trovava molto)?

La mafia dell’antimafia nell’atletica
Dunque, la provetta dell’antidoping di Alex Schwazer sarebbe stata manipolata. Schwazer è il marciatore altoatesino già squalificato, e poi risqualificato sulla base alla vigilia della gara perché non vincesse l’Olimpiade di Rio. La provetta che lo condanna, che ha girato mezzo mondo ed è stata sottoposta a una mezza dozzina di analisi incrociate, sei mesi fa era stata fatta sequestrare a Colonia dalla procura di Bolzano, per essere sottoposta alla prova del Dna. E la prima conclusione sarebbe che è stata manipolata.
Non è ancora certo, la prova del dna non è finita. Ma è probabile: i precedenti sono di mafiosità stupefacente. Basti rileggere la questione come fu presentata ad agosto. I tre giudici del Cas, Consiglio di Arbitrato per lo Sport, dichiaravano accertato nella sentenza che: la provetta del prelievo non era anonima, l’esame era stato fatto con molto ritardo (quando Schwazer si era qualificato al’Olimpiade, n.d.r.) per “debolezze nella catena di custodia” delle provette, che c’erano stati “fattori di confusione nel referto”, e che Schwazer era sotto minaccia, di federazioni e allenatori concorrenti. Ma la loro sentenza era di condanna.
I tre giudici del Cas erano per la gloria: il professor dottor Ulrich Haas, Germania, il professor dottor Michael Geistlinger, Austria, e il signor José Juan Pinto, Spagna  - sarà stato l’amanuense?
Nell’occasione, lo stesso Cas, Consiglio di Arbitrato per lo Sport, invece riabilitava Pierre-Yves Garnier e Jane Boulter, squalificati per aver avallato la sistematica violazione russa delle regole antidoping. Per questo reato erano stati squalificati per tre e sei mesi, pene lievissime nell’atletica.
Garnier e Boulter erano e sono alti dirigenti dello stesso Cas.

leuzzi@antiit.eu

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