Tutto quello che ormai tutti sanno (in Francia i "Quaderni neri" non sono stati tradotti): che Heidegger era nazista non di facciata, antisemitismo compreso.
Gli anti-Heidegger, alla Faye, si spingono anzi a trovare nel primo Heidegger, di prima di Hitler, un presagio e un prodromo del nazismo. I filo-Heidegger sono meno combattivi. Denunciano un'ossessione anti-heideggeriana. E la apparentano all'antisemitismo, che va a caccia cioè di un Heidegger che non c'è, così come questo dell'ebreo che non c'è.
Ma due punti sono sollevati destinati a emergere. Patrice Bollon ripropone l'ambiguità di concetti "determinanti" indeterminati: quello di rivoluzione, e quello stesso di nazismo, che andrebbe invece visto come fenomeno "occidentale", radicato in una tradizione. L'altro lo solleva lo scrittore bilingue Georges-Arthur Goldsmith, acceso anti-Heidegger in quanto - assicura - la lettura del filosofo in originale non lascia dubbi: "Albagia e fierezza caratterizzano lo stile di "Essere e tempo". Tutto è costruito su un ritmo militare binario: è una lingua dura e cupa, eliminatoria e accusatrice, come l'aveva già rimarcato Hans-Georg Gadamer, il discepolo per eccellenza... Il risentimento è il dato fondamentale del pensiero di Heidegger".
Il nazionalismo, questo Heidegger non l'ha mai camuffato, anzi lo celebra in tutte le forme, dalla festa sveva di paese all'Essere - al destino. Neppure il.risentimento. non ha mai cessato di considerare nemica la Francia, da Descartes a René Char, che pure lo ospitava e lo rispettava. Che il cammino è solo interrotto, in attesa di una nuova alba è quanto dice, onesto, nell'intervista testamento con lo "Spiegel" - metafora non ambigua, come il colore dei quaderni.
Heidegger profetava. Questo non è stato detto ma si coglie a ogni parola, e più negli appunti che ha voluto pubblicati, i "Quaderni neri".
Heidegger, le philosophe et le nazisme, "Le Magazine Litteraire", febbraio, pp. 98 euro 6,20
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