Il futuro complottista avrà buon gioco a dire che i servizi americani, così come quelli inglesi, di cui è noto l'opportunismo, erano nel 2016 e sono nel 2017 al soldo dell'Arabia Saudita. Se il nemico dell'Occidente è la Russia e non l'islam radicale - o la Cina, il vero player globale alternativo agli Usa, ma di questo non si parla. Oppure al soldo del big business del riarmo. O di tutt'e due. Naturalmente non è vero, che ne sappiamo noi?, ma è come se.
Dal "New York Times"all'"Atlantic", l'opinione più radicale anti-Trump si interroga sul perché questo stia avvenendo. La scoperta in continuo di contatti dei trumpiani con Putin. A che scopo non si sa. Perché i 25, o 27, servizi Usa d'informazione non hanno prevenuto l'attacco informatico russo. E, sopratutto, dove è come questo attacco si è realizzato, e a che fine. Allo stato è una colossale fake news. E perché questi servizi la alimentano?
Si rispolvera l'insofferenza dell'ultimo Obama, onest'uomo, stanco, di fronte alle cabbale che gli ammannivano Cia e Fbi. In generale c'è riserva, non entusiasmo, per la campagna dell'Fbi, contro le nomine di Trump, di strutture e funzionari non noti come liberal, che si servono anonimamente del "Washington Post" di Jeff Bezos.
In generale, non detto, non oiacciono questi servizi che intercettano tutti su tutto. Anche Angela Merkel. Approffittando forse del poco rigore delle amministrazioni Obama. E non hano prevenuto un solo attentato.
Su un punto c'è più di un sospetto della manina "saudita", dei potentati arabi: lo schieramento di Trump a favore di Israele, il primo atto concreto della nuova amministrazione. Molti dirigenti hanno lasciato il Dipartimento di Stato, ma con buone sistemazioni.
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