Lunedì
pomeriggio, a quattro giorni dall’evento, si fa sport “A tutto campo”, radio Rai
1, con il rigore dato alla Juventus contro il Milan venerdì sera. Per trenta
minuti. I conduttori intrepidi lanciano anche un sondaggio, di cui subito danno
l’esito: l’80 per cento dà ragione al Milan. S’inventano anche uno sms di uno
juventino: “Mi vergogno, ma…”. Inframezzando ogni tanto l’incitamento fazioso con
l’ammonizione contro alaviolenza negli stadi e fuori, dei calciatori, dei
tifosi, degli arbitri - e della Juventus. Il Milan ha vinto all’andata per un
rigore non dato alla Juventus, ma non fa niente. Il Milan è reduce da una
vittoria sul Sassuolo imposta dall’arbitro, con corredo di rigore, ma cos’è il
Sassuolo.
Il futuro
paleontologo scoprirà che questa è stata l’età dell’ipocrisia, della
comunicazione dei furbi. Dice: cos’è “A tutto campo”? Intanto è la Rai che è
così. Inutile fare la casistica, l’ascoltatore medio ne viene ogni giorno a
ogni ora affogato. Su radio Rai 1 e 3 in particolare. In coincidenza con una
certa stagione politica, del compromesso, ma questo è succedaneo, conta che la Rai
è l’Italia.
Oggi come oggi
l’ipocrisia non lascia traccia. Tanto più se, come alla Rai, è pervasiva, in
ogni poro, in ogni fibra. Ma un giorno i mezzi non mancheranno, una
spettrografia dei sudori freddi, i linguaggi biforcuti, le furbizie. Sempre che
ci siano ancora storici o comunque appassionati di sapere perché l’Italia si
inabissò.
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