giovedì 30 marzo 2017

La sovietizzazione dell’establishment mediatico americano

Sono le tecniche dell’informacija-disinformacija sovietica che l’establishment mediatico americano usa contro Trump. Non un’accusa di parte – di parte trumpiana. La muove oggi sul “Manifesto” degli Usa, il settimanale “The Nation”, tra gli invariabili articoli contro Trump nemico della democrazia, il politologo e russista Stephen F. Cohen, emerito di Princeton e della New York University.

Cohen ricorda i messaggi e le metodologie che trovò a Mosca tra il 1976 e il 1982, quando vi risiedette per studio – dopo il 1982 Breznev non gli rinnovò il visto. Sono quelli che la grande stampa americana usa oggi. La vulgata in Russia era allora che Nixon era stato rimosso perché voleva avviare la distensione con l’Urss. La vulgata di oggi è che Trump è stato eletto da Putin.
Non c’è confronto possibile tra la Russia di allora e l’America, di allora e di oggi, premette Cohen. Ma la “narrativa accusatoria” è “identica”.
Uno storytelling che si pretende “ortodosso” senza più, senza dare spiegazioni. Cohen rileva cinque similarità. I “pareri alternativi o dissenzienti” sono esclusi dai giornali e le emittenti maggiori. Dei dissidenti si distrugge la reputazione. Anche dei parenti e collaboratori dei dissidenti.  “Queste narrative si fondano sulle voci” (“È possibile che in qualche posto esistano, ma nessun fatto è stato mai presentato dai media mannstream americani o da chiunque altro dell’accusa che il Cremlino di Putin ha hackerizzato il Democratic National Council”). “Alimentare queste narrative è sempre il ruolo coperto e scoperto delle agenzie spionistiche”.
“Naturalmente”, conclude Cohen, “niente di questo significa che l’establishment  politico-mediatco americano è stato sovietizzato”. Ma le “common practices” sono le stesse. Non altrettanto perfezionate come quelle del Kgb, conclude sarcastico: “La qualità dei dirigenti dell’intelligence  americana è stata rivelata quando il capo del’Fbi James Comey - comparendo al Congresso nella veste finora sconosciuta di esperto della Russia, un ruolo un tempo esercitato da J.Edgar Hoover,  fu richiesto da un membro Democratico dei Rappresentanti se sapeva cos’è la Gazprom (la gigantesca compagnia di Stato del gas naturale, la più grande del mondo, produttore di un terzo delle fonti di energia europee, e molto spesso citata nella stampa americana come un aspetto essenziale del potere di Putin). Come disse di non averne mai sentito. Né gli fu d’aiuto che la deputata gli spiegasse che è una compagnia petrolifera”.
Sul punto 2-3 Cohen fa il caso dei familiari di Trump, e del deputato californiano repubblicano Devin Nunes. Questi, dice, è colpevole “di aver confermato quello che era già ampiamente noto: che i servizi di intelligenze nell’amministrazione Obama sorvegliavano, come Trump ha indicato, i suoi collaboratori prima e dopo la sua elezione”.

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