"L'educazione di un pastore" è il sottotitolo di questa riedizione. Un reliquato, di un mondo arcaico già al suo tempo. E troppo duro per essere vero - sul modello di Alvaro di "Gente in Aspromonte", di un mondo cioè di inizio Novecento, e comunque non monodimensionale.
Nella prima parte. La seconda, che alla prima lettura (Ledda inaugurò nel 1975 la collana Feltrinelli dei Franchi Narratori, narratori di strada) sembrava solo- si direbbe oggi - politicamente corretta, è invece piena d'interesse: la voglia di imparare, nientedimeno. Dall'alfabeto al mestiere e alla ricerca astratta, invece che apparire e rigirarsi i pollici. Il Pastorello impara l'alfabeto da soldato, e poi insiste fino a diventare ricercatore all'università. Succedeva del resto a un'epoca di rifiuto del lavoro, ci sono dei cicli nella storia. Il rifiuto era allora ideologico: il rifiuto dell'"integrazione". Perché evidentemente c'era la fame ma non c'era il bisogno.
Gavino Ledda, Padre padrone, Baldin & Castoldi, pp. 213 euro 12
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