martedì 21 marzo 2017

Letture - 296

letterautore

Aneddoto - Il petit fait vrai di Stendhal, più che il personaggione centrale, Barthes dice che “fa sentire il reale” – il Barthes delle “Mitologie” quotidiane: il dettaglio che fa l’emozione.

Europa – La fine del’Europa era già ossessione di Chateaubriand due secoli fa, delle “Memorie  d’oltretomba”.

Generi – Quelli della narrativa si classificano, ma mai abbastanza. Sono dieci in Dante, Epistola XIII, l’ultima, quella a Cangrande che nomina la “Commedia. ). Ne aveva cinque nella vecchia arte poetica: poeticus, fictivus, descriptivus, digressivus, transumptivus.
Cinque i vecchi generi anche dell’arte filosofica: diffinitivus, divisivus, probativus, improbativus, et exemplorum positivus.

Geometrie – Sono anche letterarie. La più famosa è quella di Goethe, delle “Affinità elettive”. Ma Kierkegaard ne ha una precisa, anche se inversa, della vita geometrizzata: “Il quadrato è la parodia del circolo: la vita e il pensiero sono un circolo, mentre la pietrificazione della vita prende la forma della cristallizzazione. L’angolare è la tendenza a restare statici: a morire”.

Gusto – È ritenzione? Senso del limite: “Il gusto è per sua essenza misurato, sobrio, guardingo; preferisce il meno al più, pronto a schivar un difetto piuttosto che ad arrischiar una bellezza”  (Cesarotti, introduzione a Giovenale).

Indiretto libero – Il discorso indiretto libero Contini dice invenzione del realismo francese, “lo «style indirect libre», invenzione nel quale i più illuminati grammatici, da Bally a Thibaudet, esaltarono la massima rivoluzione rappresentativa della lingua moderna” . Lo dice presentando A. Banti, “Artemisia, p.IX).

Montaggio – “Il montaggio è il segreto della narrazione” (Benjamin).
Leni Riefenstahl: “Ordinare le inquadrature in modo che venga sempre accresciuto l’impatto della scena precedente”.

New Journalism – Se ne decreta negli Usa la fine, con l’ultimo Talese e anche prima. E si può quindi dire che da noi sia passato senza tracce.. Giusto Pupi Avati e, in parte, in un sentito tragico, i Taviani. Altro non si registra, se non i confusi ritratti apologetici di Biagi, anche di mafiosi. Oppure, alla Saviano, i “rapporti” di poteri incorporei, senza spessore, di questure e caserme: percentuali, presunzioni, deduzioni, informatori, generalizzazioni.

Populismo – Non si può affiancarlo a Hitler, all’“irresistibile ascesa di Arturo Ui”, è un’altra storia. Però, rileggere Brecht non guasta.
Senza pregiudizio: la lettura Brecht concede “a canone sospeso”, come notava Barthes.

È un difetto di ruminazione – si mangia troppo in fretta? Un eminente analista disse a Jaspers nell’estate del ‘33: “L’ascesa di Hitler è il maggior atto psicoterapeutico della storia”. Era un ebreo? Non importa. “Questo uso sbagliato di psicologia, psicoterapia, psicoanalisi e il modo a esso collegato di pensare, sono un’epidemia del mondo occidentale”, rifletté il filosofo ripensandoci, “a causa della quale innumerevoli uomini sembrano andare in rovina come esseri umani dal punto di vista esistenziale”. A causa della decadenza, o gusto della morte. Cos’è l’uso sba-gliato? Che non si rumina più, dice Jaspers: “Ciò che viene in maniera offensiva detto «ruminare» è piuttosto la «ripetizione», attraverso la quale la nostra esistenza ha un peso nel tempo, è ciò che forma la nostra storicità. Ciò rappresenta la costituzione storica, che dall’Antico Testamento ha pervaso la nostra esistenza occidentale”, scioccamente derisa dai moderni, con il loro “piatto razionalismo e una psicologia superficiale”.

Proust – Passate le malinconie, lascia il più delle volte un gusto amaro: nomi, famiglie, Ebenbürtigkeit, “storie familiari”, genos inventati, passioni da jet-set.

Si può pensare la “Ricerca” una colossale satira. La stessa antologia di Bernard Léclair, “L’humour de Marcel Proust”, si legge solo in questo sesno – non si ride molto, anzi affatto. Altrimenti tutto rasenta il ridicolo: la gelosia in mille pagine (mille! di uno, il narratore, che non è mai stato innamorato, si sa, si sente), i froci, le lesbiche, le puttanelle, i borghesi pieni di sé, il padre-Cottard, la madre-Verdurin (o madame Straus e le altre madri alternative), gli stessi duchi, a loro volta snob. Ma non senza compassione, che ne è la chiave: l’autoconsolazione – tutta satira non reggerebbe.

Satira - La satira tiene due ore e mezzo, la lunghezza di Aristofane.
Anche Rabelais si legge a pezzi – e perché è Rabelais.
L’ironia non regge una narrativa, solo l’aneddotica.

Sinistra sinistra – Mary McCarthy ha a un certo punto un improvviso straniamento rispetto agli ospiti della sua festa, i suoi invitati: la sinistra anti-comunista, la minoranza di una minoranza.

Uomo senza qualità - L’uomo che si cerca (“senza qualità”, “senza fisionomia”, “indifferente”) ricorre per tutto il Novecento italiano: Pirandello, naturalmente, e Svevo, Palazzeschi, Borgese, Moravia, lo stesso Calvino.

letterautore@antiit.eu 

Nessun commento:

Posta un commento