Le
banche in crisi, da quattro anni ormai, sarebbero già state ristrutturate se a
occuparsene fosse stata la Banca d’Italia invece della Bce? Sicuramente sì.
Il
risparmio avrebbe abbandonato le banche, dove non è più assicurato? Il
risparmio sarebbe stato punito, con gli interessi negativi e il bail-in? Sicuramente
no – qui siano nella stupidità più che nella cattiveria.
L’accordo
con la Libia sull’immigrazione illegale di massa sarebbe stato raggiunto se a occuparsene
fosse stato il governo italiano invece
che la pletora europea? Sicuramente sì – l’aveva già fatto Berlusconi, quindi
sette anni fa, con esito immediato.
Il
debito italiano non sottoposto allo stillicidio di critiche tedesche e
bruxellesi, nonché alle bacchettate della Bce, avrebbe avuto un esame di solvibilità
fattuale e un rating migliore?
Probabilmente sì. Eccetera.
L’economia
si sarebbe già ripresa senza l’Europa? Sì.
Si
celebrano i sessant’anni dei Trattati di Roma a Roma senza alcuna emozione in
città e nel massimo disinteresse. Non ci sarà alcuna cerimonia pubblica. Si
dice per motivi di sicurezza, in realtà perché non parteciperebbe nessuno:
emoziona ancora sentire “Il Piave mormorò”, non si sa che pensare di Hollande,
Merkel e soci – non c’è nemmeno uno straccio di musicista che abbia pensato
d’illustrarsi con un inno europeo.
C’è
disattenzione ma anche risentimento. I sondaggi dicono che il sentimento
europeo non è mai stato vivo come in questa occasione, ma i partiti anti-Ue -
magari europeisti, perché no - raccoglierebbero
oggi secondo gli stessi sondaggi il 60 per cento del voto.
L’Europa
ha molte colpe. Ha – avrà – anche i suoi benefici, ma da tempo non si vedono. Non
c’è del resto cosa che possa piacere dell’Unione Europa al comune cittadino, se
non Schengen, il viaggio senza passaporto, e la moneta unica come biglietto
unico.
Le
colpe sono del resto peggiorate dalle evidenti parzialità - in fatto di banche,
moneta, politiche fiscali, immigrazione - della Bce e della Commissione di
Bruxelles: tra Nord e Sud Europa, tra Germania e Italia, tra eletti e reprobi.
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