Profumo di ricatto al Congresso, senza maschere. Lunedì il
capo dell’Fbi James Comey ha parlato in audizione pubblica davanti alla
Commissione Intelligence della Camera e ha annunciato, non sollecitato, che il Bureau sta indagando
sui legami tra gli uomini di Donald Trump e la Russia. Così non potrà essere
licenziato da Trump.
Siccome Trump è un osso duro, che lo accusa di averlo
intercettato in campagna elettorale per ordine di Obama, oggi ammette: “Sì, è
possibile che sia stato intercettato, ma in modo accidentale”. Come dire:
non siamo responsabili delle
intercettazioni, ma le abbiamo in serbo.
In campagna elettorale, sicuro che avrebbe vinto
Hillary Clinton, aveva aperto un’indagine su di lei.
Questa è una novità totale, per l’America che “fa” la democrazia
in mezzo mondo, dall’Ucraina all’Afghanistan. Edgar Hoover, che pure ricattava
i suoi presidenti, non aveva mai osato tanto, non al Congresso, non in campagna
elettorale.
E poi, Hoover avrebbe sapito di Gazprom, la maggiore compagnia petrolifera mondiale, e il pilastro del potere di Putin. Che invece Comey non ha mai sentito nominare.
Si salverà la democrazia col prode Trump?
Si salverà la democrazia col prode Trump?
Torneremo alla guerra fredda per il comodo dell’Fbi?
Nessun commento:
Posta un commento