La
prima cosa di Obama che Trump si prova a ristrutturare è la sanità. Ma è anche
il primo atto di Trump che non incontra l’opposizione preconcetta e irridente,
dei media e del partito Democratico. È che i costi sono altissimi, i risultati
mediocri, e la materia è apparentemente irriformabile, gli interessi costituiti
essendo fortissimi, l’industria ospedaliera e medica, e quella farmaceutica.
La
sanità Usa ha costi e procedure che sarebbero incredibili se non fossero vere,
compresa l’Obamacare, l’assicurazione medica allargata che Obama ha
voluto. Era il 15 per cento del pil nel
2008, si è gonfiata con le presidenze Obama. Finanziata con un aumento abnorme delle
tasse negli otto anni, la pressione fiscale essendo aumentata di quattro punti,
dal 31,7 al 35,6 per cento del pil. E con una redistribuzione dell’intervento
pubblico di cui hanno fatto le spese l’istruzione, la difesa, e la sicurezza
interna. Nel 2008 alle pensioni sociali andava il 5,9 per cento della spesa
pubblica, alla sanità pubblica (medicare e Medicaid) il 6,7 per cento, e all’istruzione
il 6. Nel 2015 l’istruzione era scesa al 5,5 per cento, le pensioni sociali e
la sanità erano aumentate di oltre un punto, rispettivamente al 7 e al 7,8 per
cento.
La sanità, per quanto
limitata agli abbienti, prende negli Usa il 17 per cento del pil. Quasi il
doppio dell’Italia, che pur avendo un sistema non perfetto, garantisce le cure
e i farmaci a tutti col 9 per cento del pil – l’11 per cento in Francia e in
Germania. Per finanziare il caro sanità negli anni di Obama sono aumentate le imposte
sul reddito, dal 12,3 al 12,9 per cento del pil, e molto di più gli oneri
sociali, in parte dovuti dai lavoratori, dal 6.4 al 9,8 per cento del pil.
Senza peraltro assicurare una copertura sanitaria adeguata ai 40 milioni di non
assicurati. E con un costo per gli assistiti dall’Obamacare – che è una formula
assicurativa obbligatoria, coperta da un credito d’imposta al 90-95 per cento –
divenuto al terzo anno di applicazione insopportabile, per il raddoppio dei
premi assicurativi.
Un sistema pletorico per
una metà della popolazione, inesistente o insufficiente per l’altra metà. Si fa
negli Usa il 300 per cento delle mammografie rispetto alla media dei Paesi
Ocse, i paesi più sviluppati, il 250 per cento di risonanze magnetiche, il 33
per cento di parti cesarei in più. Con costi unitari che sono mediamente il
doppio rispetto alla media dei paesi Ocse. Anche i prezzi dei farmaci sono il
doppio. Le visite specialistiche sono ancora più care, mediamente il triplo. Si
fronteggiano questi costi con assicurazioni private, che per questo sono
onerose.
L’inefficienza del
sistema è stata aggravata dalla riforma del Welfare introdotta da Clinton nel
1996. Che è consistita essenzialmente nella liberalizzazione dei fondi federali
distribuiti agli Stati: non più trasferimenti di fondi da Washington agli Stati
indirizzati specificamente al Medicare e Medicaid, nonché ad altre forme di
assistenza ai meno abbienti, ma trasferimenti a fondo perduto agli Stati,
liberi poi questi di utilizzarli secondo i loro propri programmi – secondo le
maggioranze politiche che li governano.
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