Una panoramica delle origini, la storia,
l’attualità dell’islam – “Passato, presente e futuro” è il sottotitolo. Molto
analitica su tutte le accezioni della professione di fede islamica.
Comparatistica il giusto, di più scandagliata dall’interno. Un buon terzo
dell’indagine è dedicato alle “prospettive”: politiche, economiche, di modello
di vita. Con i problemi aperti di una concezione egualitaria del diritto, e della
stessa professione di fede.
Il teologo emerito di Tubinga non arretra
davanti ai problemi spinosi. Non tratta del fondamentalismo nella deriva
terroristica che caratterizza il Millennio, ma delimita l’aggiornamento religioso nel senso
fondamentalista. Su Israele fa sul “il dilemma arabo”: o Stato non ebraico o
Stato non democratico. Sulla conquista araba fa sua la conclusione di Fred
McGraw Donner, lo storico di Chicago: fu “una politica mirata di conquista e di
insediamento, propria delle élite islamiche dominanti a Medina e alla Mecca, degli
«aiutanti» e dei Qureishi”. Non l’effetto di un eccesso demografico, né di una
desertificazione dei pascoli, non la crisi del commercio di beni di lusso, né
naturalmente un’improvvisa aspirazione dei beduini alla sedentarizzazione.
Il teologo è l’unico studioso – fra i
tanti, specie in Francia e negli Usa - dell’islam che non sottovaluta il
problema di un assetto del diritto. Problema ben predente in tutte le società
mussulmane contemporanee, a partire dall’Iran khomeinista al suo insediamento
nel 1978. Il problema della sharia,
dell’applicazione di un diritto civile e politico basato sul “Corano”, nasce
con “i potenti califfi di Baghdad”, quando “dichiarano di volersi attenere,
diversamente dagli Omayyadi, al contesto giuridico tramandato, così come è dato
dal Corano e dalla Sunna”. Ma più che di un corpus
di leggi se ne estraggono misure variabili: “La cosa importante è che la sharia
non è codificata – diversamente dal diritto religioso romano - e tale è rimasta
fino a oggi”.
Hans Küng, Islam, Bur, pp.
910 € 15,50
Nessun commento:
Posta un commento