Un piccolo capolavoro. Anche grafico,
con numerosissime nitide foto d’epoca e miniillustrazioni. Giusti ritorna sugli
incontri di una vita, nella casa estiva al Forte dei Marmi – già teatro nel
2002 di un’altra serie di figurazioni, “La
casa del Forte deiMarmi” – e altrove, a Firenze, Milano, in giro per il mondo: Germana
Marucelli, l’inventrice degli hot pants,
Carla Fracci che mangia di gusto, Roberto Lerici, Carmelo Bene e Lydia
Mancinelli, Luise Nevelson, Henry Moore, Nino Tirinnanzi, “uno dei più noti
omosessuali della Toscana”, Paolo Scheggi, Don Gnocchi, che lo confessava, Mario
Leoni, il prototipo del vecchio politico, tutto partito, Maria Luisa Spaziani, “una
ragazza molto alta”, l’innominabile “Cigno nero”, che Giusti conobbe ragazzo e
frequentò – a distanza. Con capacità affabulatoria. Con medaglioni gustosi. Di
Montale al seggio elettorale. Di papa Woytiła in visita alla Solvay a Scarlino.
Di persone e personaggi che furono importanti per il verso sbagliato, visti
nella loro, seppure eccentrica, semplicità: Sogno e Attilio Monti.
La casa del Forte dei Marmi, che
ospitava Montale nei tre mesi estivi, è della moglie di Giusti, Susi Peterich, che
l’aveva ereditata da nonni. Casa Fasola, una delle
dimore “quasi storiche” del Forte, accanto all’albergo Ritz. Susi
Peterich, che ha incontrato il marito, industriale calzaturiero, in qualità di
poliglotta traduttrice, è la figlia di Eckart
Peterich, il giornalista tedesco, autore di guide dell’Italia e della Grecia,
nel dopoguerra programmatore delle attività del Goethe Institut, da ultimo direttore delle biblioteche germaniche
di Milano e di Roma, che era cresciuto fino ai 14 anni al Forte dei Marmi. Dove
il suo babbo scutore si era stabilito.
Giusti, cessata l’attività industriale,
si è concentrato sulla passione di una vita, la scrittura. Consigliato da Mario
Tobino (che in questa raccolta non c’è – “con Montale, per usare un eufemismo, non
era in sintonia”, confida altrove Giusti). In quattro anni, tra il 1998 e il
2002, ha anticipato il memoir con “La
fabbrica dei soldi”, “I milanesi mancati” e “La casa del Forte dei Marmi”. A
cui ha fatto seguire dieci anni fa i racconti di “La politica del coniglio”. Senza successo. Editoriale, non di lettori, che evidentemente ha - queste “Memorie” sono un piccolo best-seller. E non si capisce perché.
Questo ennesimo memoir Giusti pubblica ancora in proprio, benché ora rientri nel
genere editoriale più in voga. E si presenti scandito in modo da ingolosire a
naso qualsiasi redattore o consulente. Oppure si capisce, se sono Sogno e Monti a fargli ostacolo. Persone
che ci sono state imposte come golpiste e terroriste dalla sventurata storia
complottistica. Che ancora dunque ci perseguita? Non solo in questo caso.
Antonio Giusti, Memorie scompagnate, Apice, pp. 145, ill. € 10
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